In Lucania un misterioso gruppo di pietre si rivela essere un arcaico calendario astronomico. Nei pressi, i resti di una città del IV secolo a.C.
di Alessandro Novoli
Le radici ultramillenarie dell’Italia riaffiorano un po’ ovunque ricordandoci la stratificazione di civiltà di cui si compone il nostro dna culturale oltre che biologico. Una diffusa “narrazione” del nostro passato che non smette mai di sorprendere grazie al progressivo riemergere di nuove tessere di un mosaico più complesso di quanto si possa immaginare. Una di queste sorprendenti tracce è data dal complesso megalitico situato sul Monte Croccia, nel territorio di Oliveto Lucano (Matera), e noto con il nome di Petre de la Mola. Si tratta di un gruppo di massi erratici naturali che appaiono però sagomati dall’uomo per uno scopo ben preciso, quello di indicare il mezzogiorno e il tramonto nella data del solstizio d’inverno (21 dicembre), ricorrenza coincidente con il giorno più corto dell’anno, oltre il quale la luce inizia a prevalere sull’oscurità, con il progressivo allungarsi delle giornate. Un evento che per le antiche popolazioni simboleggiava la vittoria della luce sulle tenebre e quindi un importante momento di rinascita e rivincita del bene sul male. L’esigenza di segnalarlo, per ragioni rituali ma anche per scopi pratici legati all’agricoltura, fece sì che in epoca protostorica sorgessero veri e propri calendari astronomici di pietra, modellati secondo precisi orientamenti astronomici, tali cioè da segnalare solstizi ed equinozi. Il più celebre è senza dubbio quello di Stonehenge in Inghilterra, ma in tutta Europa ne rimangono di diversi, forse meno appariscenti ma ugualmente suggestivi oltre che interessanti dal punto di vista scientifico. Petre de la Mola è uno di questi.
Il complesso, meta ogni anno di visitatori che al solstizio d’inverno assistono alla comparsa del sole in una concavità della pietra a mezzogiorno e nella fenditura fra le rocce al tramonto, si trova a oltre mille metri di altezza nei confini dello splendido Parco naturale di Gallipoli Cognato-Piccole Dolomiti Lucane (27.027 ettari ricchi di biodiversità fra i comuni di Accettura, Calciano ed Oliveto Lucano in provincia di Matera, e Castelmezzano e Pietrapertosa in provincia di Potenza). Questo parco include a sua volta la Riserva Naturale Antropologica del Monte Croccia, uno spazio protetto nato per tutelare la locale area archeologica: Petre de la Mola ricade infatti in un territorio di circa 60000 mq che risulta frequentato dal neolitico fino al IV secolo a.C. Esso comprende anche un insediamento fortificato lucano (IV secolo a.C.), solo parzialmente scavato, cinto da mura in blocchi squadrati nei cui pressi sono state riportate alla luce alcune sepolture contenenti vasi, suppellettili in ceramica decorata, armi, ornamenti di guerrieri e monili femminili. I primi scavi di questo insediamento, effettuati da Michele Lacava, risalgono alla fine dell’Ottocento.
Lungo il tratto meglio conservato della cinta muraria, lungo oltre 2 km, si trova quella che parrebbe essere la porta principale allineata, attraverso il vicino megalite, con il punto dell’orizzonte ove sorge il sole agli equinozi. Elemento che sembrerebbe indicare una presumibile persistenza di memoria, in quell’abitato, circa il valore astronomico-rituale del megalite. Memoria che risulta essersi protratta fino ai tempi moderni se è vero che, come ha raccontato nel 2013 un abitante di Oliveto Lucano, fino a non molti decenni fa, in prossimità della semina, i contadini si recavano nell’area del megalite a prelevare una pietra per propiziare il raccolto. Un riconoscimento di sacralità avvalorato dall’affermazione dello storico Jacques Le Goff secondo il quale “il sacro è tenace: un luogo sacro, un giorno consacrato, conserva la propria aura attraverso i mutamenti di società, di cultura, di religione”.
A partire dal 2008, il complesso megalitico di Petre de la Mola è oggetto di studio da parte di un gruppo di ricerca interdisciplinare guidato dal prof. Emmanuele Curti e composto da archeologi, geofisici, geologi ed astronomi dell’Università degli Studi della Basilicata, della Faber Srl di Matera, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e dell’Università La “Sapienza” di Roma. Dopo anni il megalite sembra ormai avere fugato i dubbi di un suo casuale allineamento col solstizio, e ciò grazie non solo ai già evidenti segni di azione dell’uomo sulla pietra, ma anche ai recenti ritrovamenti (2013) di ulteriori significative tracce umane, effettuati proprio in occasione dell’evento astronomico di dicembre: il dott. Leonardo Lozito, vice direttore nazionale dei Gruppi Archeologici d’Italia e presidente del Gruppo Archeologico Lucano, ha infatti individuato sul suolo antistante il megalite un segno cruciforme inciso nella roccia, punto di osservazione perfettamente allineato con il fenomeno astronomico, mentre il dott. Alberto Scuderi, anch’egli vice direttore dei Gruppi Archeologici d’Italia, ha rinvenuto – in una delle coppelle artificiali presenti sulla superficie del megalite – un frammento di vaso ad impasto risalente all’Età del Bronzo. Con loro erano presenti anche Ferdinando Maurici del Dipartimento Beni Culturali della Regione Sicilia e la guida abilitata Giovanni Ricciardi.
I due rinvenimenti vanno così ad avvalorare il carattere astronomico e cultuale del sito. Emblematica in tal senso la dichiarazione del prof. Vito Francesco Polcaro, dell’Istituto nazionale di Astrofisica di Roma che a suo tempo aveva descritto il fenomeno dell’allineamento con il sole al solstizio d’inverno: “il frammento di ceramica è la conferma ulteriore che l’allineamento di Petre de la Mola non è casuale. Conoscevamo già due bacini artificiali scavati nella roccia per raccogliere l’acqua piovana, ma la nuova scoperta è la prova definitiva che questo fosse un luogo di culto. E’ l’elemento mancante che rafforza le prove statistiche secondo cui l’allineamento può accadere casualmente una volta su ventunomila. Ora abbiamo anche evidenti prove archeologiche della intersezionalità dell’allineamento con la presenza delle incisioni sulla roccia che da un lato segnalano il punto esatto di osservazione, dall’altro indicano la direzione del meridiano e la posizione per vedere il tramonto del sole al solstizio invernale” [su tali ritrovamenti vi proponiamo il seguente video-documento gentilmente concesso da HyperBros.com].
Il sito archeologico e il Complesso Megalitico del Monte Croccia sono raggiungibili tramite un sentiero al cui imbocco, alla base del monte, vi è un’area attrezzata immersa in un pregevole ambiente naturalistico-paesaggistico [info: Pro Loco Oliveto Lucano, 349/6681706, 333/9657104].
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Riferimenti bibliografici:
– AA.VV. Studi e ricerche della scuola di specializzazione in archeologia di Matera, 11 2010-11, Edipuglia, Bari 2012
– E. Curti, M. Mucciarelli, V. F. Polcaro, C. Prascina and N. Witte,The ‘Petre de la Mola’ megalithic complex on the Monte Croccia (Basilicata)”, in atti del 17th Annual Meeting SEAC 2009 – The European Society for Astronomy in Culture, Bibliotheca Alexandrina, Alexandria, Egypt, 25-31/10/2009
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