di Redazione FdS
Sarà che nelle sue radici si annidava tutta l’energia del sole del Sud, certo è che quando quella piantina di fico, alta appena 45 cm., lasciò nel 1902 le assolate contrade campane di Nusco (Avellino) per approdare, dopo un lungo viaggio via mare, nella capitale degli USA, a Washington, nessuno avrebbe scommesso “un fico secco” (è il caso di dire) sul fatto che di lì a otto anni, quell’essere miracoloso, quel vessillo del Mediterraneo, si sarebbe acclimatato talmente bene a quelle latitudini improbabili, da diventare alto ben 25 piedi (7 metri e 62 cm.) finendo sulle pagine del quotidiano The Washington Times. E lì infatti l’abbiamo trovato spulciando un numero d’archivio risalente all’8 ottobre 1910. Nella quarta pagina compare in una foto dell’epoca l’emigrante campano Amato Tassa, accanto alla sua ”creatura”, che purtroppo per noi si vede solo parzialmente ma che per il giornalista che trattò la notizia era “Il fico mammouth che prospera qui”. L’articolo ci informa che Tassa abitava ad Arthur Places nella zona nord-ovest della città fra le strade allora denominate rispettivamente B e C. Oggi la strada B in particolare è la importante Constitution Avenue, ed è proprio in una traversa di questa strada che a quel tempo svettava quel meraviglioso “souvenir di Campania”. Questa zona è oggi parte dei terreni del Campidoglio e ospita il Robert A. Taft Memorial Carillon, monumento dedicato all’omonimo senatore morto nel 1953, figlio di William Howard Taft, 27° presidente degli Stati Uniti. Sempre l’articolo del The Washington Times ci informa che “i vicini di Tassa” avevano “il privilegio, inusuale per questo clima, di poter mangiare fichi freschi”. E a quanto pare l’albero era anche molto generoso quanto a raccolto, perchè – riporta ancora l’articolista – ogni anno produceva quasi una ottantina di chili di fichi freschi. Amato Tassa, che nell’articolo è indicato come un esperto frutticultore, dichiarò al giornalista che “l’albero di fico italiano è l’unico che possa prosperare a questa latitudine, sebbene non sia prolifico così come riuscirebbe ad essere nel suo suolo nativo…”.
Di questo pezzo di “Sud vegetale” a Washington purtroppo oggi non rimane più traccia essendo una metropoli in continuo movimento. Abbiamo però fatto una piccola indagine sugli ormai numerosi archivi digitali legati all’emigrazione trovando qualche altra notizia su Amato Tassa che all’epoca, non più giovanissimo, ebbe il suo “quarto d’ora” di celebrità sulla stampa americana grazie al suo monumentale albero di fico. Grazie ad un censimento proprio del 1910, abbiamo così scoperto che era nato nel 1959 ed era emigrato nel 1898; esercitava il mestiere di mercante ortofrutticolo, era sposato con la quasi coetanea Filomena, detta Fanny, ed aveva due figli, Mary e Michael. Dall’archivio FindaGrave.com abbiamo invece appreso che Amato morì nel 1931 e si trova sepolto nel Mount Olivet Cemetery di Washington (nella foto seguente la sua tomba, condivisa con la moglie Filomena).