A Baiano, l’antichissimo rito del Maio, un culto arboreo nel giorno di Natale

Maio di Baiano: la scelta dell'albero nel bosco - Ph. ProLoco Baiano

Maio di Santo Stefano, a Baiano: la scelta dell’albero nel bosco – Ph. ProLoco Baiano

A Baiano, fra paganesimo e cristianesimo, si celebra a Natale l’antico rito arboreo del Maio, omaggio alla fecondità della Terra

di Redazione FdS

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Il Maio di S. Stefano, baiano (Av) – Ph. Fiore Silvestro Barbato | CCBY-SA2.0

L’antichità più remota ci ha tramandato attraverso i millenni un patrimonio di culti arborei di cui sono rimaste poche ma significative tracce, riti legati ad un mondo contadino prevalentemente animistico. Il Cristianesimo ha inglobato, e a volte rielaborato, segni, simboli, gesti provenienti dal passato, ma non di rado – grazie anche ad attenti studi condotti dagli esperti di etnoantropologia – tali elementi risultano ancora oggi leggibili secondo la loro chiave originaria. Nel 2013 vi abbiamo raccontato il celebre Maggio di Accettura, un rito arboreo che nella bella stagione celebra il connubio fra Uomo e Natura con un suggestivo “matrimonio” fra due alberi, il cerro e l’agrifoglio, ma di riti analoghi ve ne sono diversi in giro per l’Italia: da quelli lucani di Oliveto Lucano, Pietrapertosa e Castelmezzano, Rotonda, Viggianello, Terranova del Pollino, Castelsaraceno, a quello calabrese di Alessandria del Carretto, mentre nel resto del territorio nazionale troviamo altri esempi a Ponte Nossa, Fontanella Grazioli, Pastena, Vetralla, Baiardo, Baiano, Terrasini. Ai culti arborei italiani è dedicato l’omonimo Museo che ha sede ad Accettura (Matera), all’interno del Parco naturale di Gallipoli Cognato – Piccole Dolomiti Lucane.

Soffermandoci sui riti praticati nel Sud, abbiamo scelto di parlarvi questa volta del rito arboreo di Baiano, piccolo borgo in provincia di Avellino. La peculiarità di questa celebrazione, detta il Maio di Santo Stefano, è quella di ricorrere non a primavera, come accade in molti casi, ma il 25 dicembre di ogni anno. La festa è dedicata appunto al protomartire Stefano, patrono del paese di Baiano, ed unisce tutti i suoi abitanti in una esperienza corale condivisa anche con i forestieri.

Al di là dell’attuale impronta cristiana, la festività ha antichissime origini che affondano le radici nel paganesimo, correlandosi probabilmente con i riti agrari della primavera (Maio infatti significa Maggio) e con la presentazione di doni a scopo propiziatorio e a ringraziamento per la generosità della Terra: insomma una sorta di offerta sacra, che ha la caratteristica di cadere nel giorno del Natale cristiano, quel 25 dicembre che ci riporta anche all’antica festività pagana del Dies Natalis Solis Invicti (“Giorno di nascita del Sole Invitto”) celebrata nel momento dell’anno in cui la durata del giorno inizia ad aumentare dopo il solstizio d’inverno: una vera e propria “rinascita” del sole che prelude alla successiva rinascita della vegetazione.

A Baiano i preparativi per questa festa partono già dal 13 Dicembre, quando, in occasione della festività di S.Lucia, ha inizio il ciclo delle “messe e nott”, funzioni religiose celebrate alle 5 del mattino, seguite da suoni e canti per le strade principali del paese. Giunti alla sera della vigilia di Natale, dopo il Cenone il paese si anima nei tortuosi vicoli del centro storico detti “vesuni” dove in un cortile è allestita la grotta con la Sacra Famiglia. Il Bambino viene portato in processione per le strade del paese  tra il rumore degli spari, il riecheggiare della musica e dei canti religiosi, e il corteo si dirige verso la chiesa di Santa Croce dove il parroco conferisce l’imprimatur religioso alla festa celebrando la S. Messa. In questa occasione vengono benedette le carabine e gli utensili che l’indomani serviranno al taglio dell’albero.

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Il trasporto del Maio, Baiano (Av) – Ph. Fiore Silvestro Barbato | CCBY-SA2.0

Dopo la messa della notte di Natale si entra in quella fase della tradizione fatta di rituali sacri e profani che affondano le loro radici nella notte dei tempi. Le persone più esperte, dette “mannesi”, accompagnati da numerosi giovani si avviano di notte per recidere l’albero in precedenza scelto tra i più grandi e dritti del vicino bosco di Arciano. La pianta del Maio, già contrassegnata in precedenza con due S in onore del santo a cui viene ufficialmente sacrificato, viene quindi tagliata la mattina di Natale. L’evento è festeggiato con vino e carne arrostita sul posto. L’albero viene privato dei rami, caricato su un camion per essere trasportato fino alla chiesa di Santo Stefano ed è accompagnato da canti tradizionali e da numerosi uomini armati di schioppi ad avancarica che sparano numerosi colpi a salve. Il corteo che segue l’albero vede in prima fila alcuni cittadini in costume tradizionale.

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Il trasporto del Maio (Av) – Ph. Fiore Silvestro BarbatoCCBY-SA2.0

Il camion scende dalla montagna fino al termine della strada più ripida per poi cedere il posto ad un carretto trainato da due cavalli sul quale il Maio verrà portato attraverso le strada principale del paese – tra una marea di folla e il lancio di numerosi petardi – fino alla chiesa di S.Stefano.  Al frastuono dei botti si unisce la musica di una banda sulle cui note la gente intona le note della canzone dedicata al Maio: ”Oi Stefanì”.

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Il Maio viene issato sul sagrato della chiesa di S. Stefano, Baiano (Av) – Ph. Fiore Silvestro Barbato | CCBY-SA2.0

Ancora musica e canti popolari, botti e spari a salve accompagnano il rito che consiste nell’issare l’albero prescelto dinanzi al sagrato della chiesa. L’operazione è effettuata grazie ad alcune funi tese dal tetto della chiesa. E’ il momento più delicato del rituale che va curato con particolare precisione per evitare incidenti. La tensione delle funi che reggono l’albero è accompagnata da un silenzio generale e quando finalmente il Maio svetta verso il cielo alcuni uomini inseriscono delle tavole per bloccare il tronco nella buca precedentemente praticata nel terreno per accogliere l’albero; è questo il momento in cui la folla esplode in uno scrosciante applauso accompagnato dal suono festoso delle campane. L’albero viene poi scalato da un uomo appartenente sempre alla stessa famiglia, con il compito, tramandatosi di generazione in generazione, di arrampicarsi fin sulla cima dell’albero e sciogliere le funi. Mentre queste scivolano via dal tronco la gente grida festante “Evviva ‘o Maiu e Santo Stefanu!”.

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Il trasporto delle fascine per il grande falò ai piedi del Maio, Baiano (Av) – Ph. Fiore Silvestro Barbato | CCBY-SA2.0

La festa giunge al culmine nel pomeriggio, dopo il lauto pranzo natalizio, allorché i giovani percorrono le strade di Baiano per la raccolta di fascine, i ‘sarcinielli’,  da accatastare ai piedi del Maio. Lo scopo è quello di creare “o’ Fucarone”, un grosso falò propiziatorio accanto all’albero, intorno al quale proseguono balli e canti. E’ molto suggestiva la scena che vede il Maio ergersi sullo sfondo delle fiamme in tutta la sua imponenza. Dopo la festa, il suo legno viene venduto e il denaro ricavato viene devoluto alla parrocchia. Il 26 dicembre,finalmente, il Patrono S. Stefano viene portato in processione per le principali strade del paese.

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