di Enzo Garofalo
Nata dalla lacerazione interiore di un uomo che ebbe tutto dalla vita quanto a successo e onori, ma che subì la perdita di due dei suoi figli, la cantata Stabat Mater op. 58 rappresenta il primo accostamento alla musica sacra del compositore boemo Antonin Dvořák. La sua scarsa conoscenza del latino non gli impedì di impadronirsi degli essenziali ed intensi versi della sequenza di Jacopone da Todi e di ricavarne una delle più belle versioni fra le tante che la storia della musica ci ha regalato. La madre di Dio in pianto sotto la croce del Figlio si fa così metafora dello straziante dolore del compositore, sublimato dalla musica in un senso di composta sofferenza quasi che le note, nel dargli espressione, siano riuscite non tanto a lenirlo, quanto a consegnarlo a un ordine naturale delle cose. Il dolore è l’arduo percorso attraverso il quale arrivare ad uno stato di quiete finale, di serena contemplazione. La disperazione si dissolve così nella luce sfolgorante della grazia divina, fonte di abbandono e di letizia che raggiunge il culmine nel glorioso Amen finale.
A rivelare questo meraviglioso capolavoro musicale al pubblico del Teatro Petruzzelli di Bari è stata, lo scorso 20 marzo, l’esecuzione affidata al giovane direttore finlandese Pietari Inkinen che dal podio della New Zealand Symphony Orchestra è approdato a quello dell’Orchestra del politeama barese. Grazie ad un accurato lavoro di concertazione, è riuscito ad ottenere da essa esiti di grande vigore espressivo, ai quali ha contribuito anche il Coro del Teatro Petruzzelli, come sempre mirabilmente curato dal M° Franco Sebastiani.
Ad accrescere le suggestioni di quest’opera il contributo dei quattro solisti che, insieme al Coro, hanno dato corpo ad uno dei testi più ricchi di pathos della tradizione cristiana: dalla voce morbida e suadente del soprano Katerina Kalvachova, a quella densa e scura del contralto Jana Sykorova, entrambe all’altezza di una pagina musicale espressivamente complessa e a tratti impervia, per finire con il tenore Ales Voracek, vocalmente un po’ esile per la parte assegnatagli, ed il basso Zdenek Plech, che ha viceversa catturato ed affascinato l’uditorio con la sua voce maestosa e ricca di sfumature. Lunghi e calorosi applausi da parte del pubblico hanno suggellato il bel concerto proposto dal Petruzzelli il cui prossimo appuntamento sinfonico è previsto per il 30 marzo alle 20.30 con musiche di Prokof’ev, Mozart e Schubert dirette da Roland Böer.
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