di Enzo Garofalo
Non di rado accade, e negli ultimi anni sempre più di frequente, di essere costretti a chiedersi secondo quali criteri vengano scelte le voci per un’opera lirica, soprattutto quando si tratta di un lavoro arduo e famoso come Pagliacci di Leoncavallo, destinato per giunta ad un palcoscenico importante come quello del Petruzzelli di Bari. La domanda rimane puntualmente senza risposta, se non quella che ciascuno di noi si può dare usando un po’ di intuito e di buon senso. Idem per quanto riguarda la scelta dei registi.
E’ evidente che c’è qualcosa che non funziona nella prassi decisionale, per cui sarebbe necessario che chi stabilisce regole e ruoli all’interno delle fondazioni liriche, si ponesse il problema di rivedere i criteri con cui certe scelte vengono compiute e soprattutto le persone incaricate a compierle. Di questo non è certo responsabile l’attuale Sovrintendente – il M° Massimo Biscardi – che è stato nominato solo recentissimamente ed ha ereditato una non facile situazione pregressa con cui, almeno per il momento, è costretto suo malgrado a fare i conti. Nel caso specifico dell’opera Pagliacci, nuova produzione della Fondazione barese, il ”pacchetto” era infatti già bello e pronto: con quali risultati dal punto di vista della regia l’ho riportato nel mio precedente articolo sulla messa in scena del primo cast, tutto sommato rivelatosi idoneo a produrre uno spettacolo molto gradevole. Non altrettanto mi sento di dire a proposito del secondo cast vocale che pochissimo concede agli apprezzamenti positivi.
Alla rimarchevole profusione di energie vocali e sceniche da parte del tenore Yusif Eyvazov (Canio) ha corrisposto infatti una voce che, per quanto disinvolta negli acuti, si è rivelata a tratti disomogena e fortemente penalizzata da un timbro gutturale e nasale per nulla entusiasmante. Poco a fuoco e non sostenuta dalla dizione, a momenti incomprensibile, la voce del soprano Sofia Solovy (Nedda). Statica e a tratti impacciata la sua azione scenica così come quella del baritono Elia Fabbian, un Tonio peraltro abbastanza convincente sul piano vocale. Misurato ed efficace, sia vocalmente che scenicamente, il Beppe del tenore Emanuele D’Aguanno. Questo secondo cast ha peraltro avuto una sfolgorante eccezione nel baritono Marcello Rosiello (Silvio), che con la sua bellissima voce ha esplorato ogni sfumatura del personaggio restituendogli spessore umano e capacità di emozionare il pubblico. Rosiello non è nuovo a perfomance di grande impatto vocale e scenico sul palco del Teatro Petruzzelli (lo ricordiamo ad es. in un memorabile Figaro nel rossiniano Barbiere di Siviglia) così come di altri importanti teatri, attestandosi come una delle voci nazionali di maggior interesse e valore.
Ottima ancora una volta la prova del Coro del Teatro Petruzzelli diretto dal M° Franco Sebastiani, che ha dato il suo giusto contributo allo spettacolo. Migliorata di molto, rispetto alla messa in scena del primo cast, la resa espressiva dell’Orchestra del Teatro Petruzzelli grazie alla sapiente bacchetta del M° Giuseppe La Malfa, al quale è stata affidata la direzione di due recite. La Malfa ha impresso i giusti accenti alla musica di cui ha esplorato con perizia e sensibilità tutte le sfumature di senso mostrando grande rispetto verso la partitura ed il suo Autore.
Il pubblico barese, dal canto suo poco incline a far sentire il suo disappunto, ha molto applaudito tutti gli interpreti a fine serata, sebbene le ovazioni riservate a Marcello Rosiello e al direttore La Malfa siano state le uniche a far davvero vibrare tutto il Teatro.