di Alessandro Novoli
E’ un sogno che si avvera: quello di veder tornare al loro antico splendore quattro fra le opere più affascinanti del Barocco meridionale; quattro piccoli gioielli collocabili lungo il labile confine fra altissimo artigianato e arte, considerata la marcata personalità di chi li ha realizzati oltre 300 anni fa. Sono le quattro rare composizioni in ceroplastica modellate ai primi del ‘700 dalla suora napoletana Caterina de Julianis, montate in apposite teche in legno e vetro (scarabattoli) e custodite fino ai giorni nostri nella Basilica di Maria SS. Immacolata di Catanzaro, in Calabria: l’“Adorazione dei Pastori”, l’“Adorazione dei Magi”, “Memento mori” e la “Deposizione di Cristo”. Qui sono rimaste a lungo esposte sulle pareti delle navate laterali, ma pressoché invisibili considerata l’altezza proibitiva in cui erano posizionate. Grazie alla collaborazione della fotografa catanzarese Anna Rotundo, noi di Famedisud siamo stati i primi a mostrarne le immagini sulla Rete, denunciando nel 2012 lo stato penoso in cui versavano, in gran parte frantumate e annerite dal tempo. Fu l’inizio di un percorso che incrociò le voci autorevoli del FAI (Fondo Ambiente Italiano) e del critico Vittorio Sgarbi, e che nel dicembre 2017 ha portato finalmente all’avvio di un intervento di restauro autorizzato dalla Soprintendenza, promosso dall’Ufficio Diocesano per i beni Culturali dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace e finanziato dalla Delegazione FAI di Catanzaro oltre che dal Circolo di Cultura ‘Augusto Placanica’. Nell’occasione è stato pubblicato anche l’esito di uno studio quinquennale condotto dall’architetto catanzarese Oreste Sergi Pirrò da cui è emersa l’attribuzione alla de Julianis anche di un Ecce Homo ritrovato in pessime condizioni nella chiesa di S. Maria del Carmine, sempre a Catanzaro, e sottoposto anch’esso a restauro.
Abbiamo visitato il cantiere di restauro, aperto al pubblico presso il Palazzo Arcivescovile di Catanzaro, dove è praticamente ultimato il delicato intervento di recupero delle cere, condotto negli ultimi mesi da Giuseppe Mantella, restauratore calabrese noto soprattutto per i lavori che fra la Calabria e Malta stanno interessando diverse opere del grande pittore Mattia Preti. Siamo pertanto in grado di mostrarvi in anteprima assoluta alcune immagini che danno l’idea dello splendido risultato raggiunto sulle cere della de Julianis. Grazie alla collaborazione del Sant’Anna Hospital di Catanzaro – ci ha spiegato Mantella – il restauro è stato preceduto da una serie di indagini diagnostiche, utili oltre che ad accertare lo stato delle cere anche a comprenderne la tecnica di lavorazione, premessa imprescindibile per alcuni necessari interventi riparativi: “Tali indagini, svolte con strumenti ad alta precisione come la TAC – ha aggiunto – sono state indispensabili per poter svolgere un serio lavoro di restauro delle opere. In alcuni casi ho dovuto ricomporre in cera alcune parti irrecuperabili delle figurine scolpite dall’artista napoletana, per cui si è reso necessario indagare la tecnica da essa impiegata; naturalmente ho rimpiazzato i pezzi mancanti differenziando le aggiunte dalle parti originali, per renderle riconoscibili”.
Nella photogallery seguente si può vedere in quali condizioni fossero ridotte molte delle figure che compongono le scene: con un lavoro a dir poco certosino, Mantella ha smontato gli scarabattoli pezzo per pezzo, dal più grande al più minuscolo e, dopo un’attenta operazione di pulitura e, ove necessario, di ripristino, ha proceduto ad un riassemblaggio di queste scene che con gusto teatrale, tipicamente barocco, esprimono con grande forza poetica il dramma dell’esistenza umana e la bellezza della Fede.
Presto sarà allestita una mostra per presentare al pubblico il lavoro finito e c’è da sperare che le cere di Caterina de Julianis possano trovare una collocazione definitiva in uno spazio di fruizione degno della loro preziosità.
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