di Redazione FdS
Dal 25 aprile al 20 settembre 2019, a Sutri (Viterbo), presso il Museo di Palazzo Doebbing, si svolge la mostra A chent’annos del fotografo, scrittore e videomaker salentino Carlos Solito. L’esposizione si inserisce nell’ambito della rassegna di 11 mostre monotematiche “Dialoghi a Sutri” (25 aprile 2019 – 12 gennaio 2020), voluta e curata dal critico Vittorio Sgarbi, che è anche sindaco della cittadina laziale. Solito espone accanto ad artisti come Tiziano, Henri Rousseau, Renato Guttuso, Francis Bacon, Antonio Ligabue, Ernesto Lamagna e altre figure di rilievo dell’arte. La mostra è stata ideata in collaborazione con la Sardegna Film Commission, RAS – Regione Autonoma della Sardegna ed è patrocinata da Palazzo Chigi – Presidenza del Consiglio dei Ministri, Mibac e vari altri ministeri, Regione Lazio e Fondazione Terzo Pilastro Museo.
“A chent’Annos” – spiega Vittorio Sgarbi – “è la mostra fotografica dedicata ai centenari della Sardegna di Carlos Solito, instancabile autore di romanzi, cortometraggi e reportage fotografici in tutto il mondo con una predilizione al nostro Mezzogiorno e Mediterraneo. Nulla più di un vecchio esprime forza e resistenza al tempo; il vecchio sembra fatto della materia della roccia. Solito rappresenta i centenari nella natura e negli ambienti in cui abitano, è andato a stanarli in Ogliastra sul litorale di Arbatax, tra i Tacchi di Ulassai, sui selvaggi Supramontes di Baunei e Urzulei, nei vicoli di Osini, davanti a un focolare a Perdasdefogu. Ognuno di questi centenari, ritratti nelle diverse ambientazioni, sembra necessario a quei luoghi, li carica di vita. E di senso.
Spesso stanno con il fuoco di un camino, alle spalle, o con una fotografia di famiglia in bianco e nero, avvolti in coperte con ricami arcaici, contro la sagoma di un nuraghe. Per gli uomini, quasi immancabile è il berretto, per le donne il velo nero; e poi, quasi per tutti, eloquenti, le mani nodose, le vene spesse, sempre più simili a tronchi, rami, sassi. Questi occhi che ci guardano, in queste facce segnate, ci dicono che il tempo non si può vincere ma si può accompagnare fino a confondersi con lui. Per gli altri animali il tempo si nasconde, negli uomini si rivela attraverso i loro volti. A un certo punto il tempo si ferma, non può andare oltre, e questi vecchi sono come le pietre. Queste fotografie, interpretate con certosini chiaroscuri pittorici, non ci fanno pensare alla morte ma al volto del tempo, che trasforma i nostri volti, la nostra giovinezza, la nostra maturità, nel suo. Fino a un certo punto si cambia, ci si trasforma, poi i diventa immutabili. Come dire eterni. Non con la morte, ma con la vecchiaia, possiamo ripetere le parole di Giobbe: “expecto donec veniat immutatio mea”. Così questi centenari che vediamo oggi non moriranno mai nella nostra mente. Hanno superato la soglia della morte, e continueranno a vivere nel nostro integro ricordo”.
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Museo di Palazzo Doebbing, SutriPiazza del Duomo
dal 25 aprile al 20 settembre 2019
Info: tel. +39 0761 184 0180
museopalazzodoebbing@gmail.com