La preziosa testimonianza di archeologia industriale apre al pubblico con una mostra dei fotografi Francesco La Centra e Claudio Bernardi
di Redazione FdS
Il 23 e 24 marzo 2019, per le Giornate FAI di Primavera, la Delegazione FAI di Potenza apre al pubblico l’Antica Filanda “De Rosa”, straordinario esempio di archeologia industriale che sarà scenario dell’iniziativa “Percorso nella storia sul fil di lana”. A interpretare le suggestioni di questo luogo particolarissimo saranno le immagini dei fotografi Francesco La Centra (di cui vi mostriamo una piccola selezione) e Claudio Bernardi. Le visite guidate saranno a cura degli apprendisti ciceroni del Liceo Scientifico “P.P.Pasolini” di Laurenzana, sezione distaccata di Potenza, con la collaborazione della Pro Loco di Laurenzana.
L’Antica Filanda “De Rosa” è un luogo che i proprietari hanno deciso di aprire al pubblico non quale mera testimonianza archeologica, ma quale spazio aperto alle arti e alla cultura; un luogo capace di trasmettere il senso delle radici e, al tempo stesso, di proiettarsi verso il futuro quale contenitore di forme espressive connesse con il nostro tempo. Se da un lato, dunque, essa costituisce per la Basilicata una rara testimonianza di archeologia industriale, prodigiosamente e virtuosamente conservata nel tempo dai proprietari, dall’altro è un luogo ancora in grado di generare “moto”.
L’Antica Filanda “De Rosa” riconduce innanzitutto il visitatore a una forma di produttività estinta, permettendo di ricostruire i primi passi del progresso verso la civiltà industrializzata e di rileggere luoghi già caratterizzati da bellezze paesaggistiche. L’industria della lana in Basilicata tra il 1870 e il 1950 era pienamente attiva sul territorio con numerosi opifici, benché affondi le sue radici in età preindustriale, come rivelano le tracce di alcune gualchiere collocate lungo i corsi d’acqua, azionate da energia idraulica. Il percorso storico regionale dell’artigianato e della evoluzione industriale del tessile si ricompone dunque attraverso questo esclusivo sito di archeologia industriale a Laurenzana, importante luogo dell’industria tessile lucana.
L’Antica Filanda “De Rosa” è ubicata sin dalla sua fondazione nell’immobile originario di fine’800 di proprietà dell’omonima famiglia e adiacente la piazza a sud del paese denominata Largo Fiera, uno spazio designato agli scambi commerciali fin dall’antichità. Diramandosi dalla Via Largo Fiera, nei tipici vicoli I II e III, il “Borgo Azienda” è concepito con diversi magazzini e locali speciali disposti ad arcipelago intorno al nucleo produttivo, rimasto inalterato con i sui macchinari e le sue attrezzature allocati nella forma originaria, con numerosi reperti e tutti gli arnesi utilizzati nella trasformazione della lana, dalla tosatura alla filatura, dalle trame leggere ai tessili pesanti. Uno scrigno che detiene tutto il fascino di una storia non recente.
La Filanda “De Rosa” venne fondata a Laurenzana agli inizi del ‘900 da Michele De Rosa nato a Nocera Inferiore (SA) nel 1886, centro campano noto nell’800 per le “Manifatture Cotoniere Meridionali” che hanno segnato la storia dell’industria tessile in Italia. La rinomata tradizione dei filati, da quelli più ordinari fino alle fibre più nobili come lino e seta, dalla terra Borbonica giunse così in Basilicata con il suo bagaglio di compentenze e di entusiasmo imprenditoriale, fortemente motivato dalle promettenti risorse del territorio ricco di materia prima, ossia di pascoli e greggi utili alla trasformazione in filati e tessuti di lana, nonché dalle richieste del mercato locale che prediligeva tessuti in lana, per il ben noto clima rigido delle alture appenniniche.
Michele nel suo passaggio in Lucania attraversò comuni interni e fiorenti per l’epoca, quali Moliterno e Pietragalla, in cui impiantò altre filande con macchinari risalenti a fine ‘800 dotati di un sistema di trasmissione a cinghia, trasportati su carri che giunsero dalle industrie di Biella, tra i pochi esemplari ancora oggi esistenti in Italia. Successivamente però la produttività venne concentrata solo in quella di Laurenzana. All’inizio degli anni ‘20 la Filanda di Laurenzana iniziò così la sua attività, dapprima a gestione familiare, con mansioni affidate ai vari componenti, in base alle attitudini e alle competenze di ciascuno, salvo poi includere altro personale quando si trattò di far fronte alle richieste del mercato. Nel tempo diventò così una realtà competitiva per l’eccellenza dei prodotti e delle manifatture.
Il capo famiglia Michele, abile nella conoscenza delle macchine e del loro funzionamento, fu costantemente affiancato dalla consorte Carmela Valentina Costabile, nata nel 1889 a Saponara (l’antica Grumentum), una tessitrice così valente e impareggiabile da guadagnarsi il nomignolo di “Signora del telaio”. Insieme istruirono gli apprendisti alla faticosa trasformazione della materia grezza nel sottile filo di lana. Le giovani figlie Carmelina, Elena, Filomena, Vincenzina e Amelia, insieme al resto della manodopera femminile trasformavano il filato in maglieria dalle varie fogge, mentre gli zii Angiolina, Domenico, Giacinto e Rosina, veterani del mestiere, si occupavano delle macchine e di istruire altre giovani leve; i fratelli Achille e Rocco erano invece addetti alla produzione e alla parte commerciale, coadiuvati successivamente anche dalle rispettive mogli, Carolina e Maria Gaetana, con cui condivisero l’attività fino ai primi anni ‘60.
Dal 1956 con la morte del capofamiglia Michele, la Filanda continuò ad essere gestita dai fratelli Achille e Rocco per alcuni anni. Nei primi anni ‘60 Rocco rilevò la struttura e l’attività dagli altri eredi, che in quegli anni si trasferirono in altre località, acquisendo così l’esclusiva gestione della Filanda di Laurenzana che condusse a pieno regime oltre la soglia degli anni ’80, per poi continuare a tenerla attiva allo scopo di impedirne il degrado e anche per la passione verso quell’azienda amministrata da sempre.
I macchinari, dismessi ma tutt’oggi potenzialmente funzionanti, sono stati conservati e tutelati grazie all’impegno del proprietario Rocco De Rosa, imprenditore volitivo, apprezzato per la perfezione dei suoi manufatti, inserito attivamente tra gli operatori della filiera con cui creava rapporti e scambi capitalizzando valori culturali ereditati dal passato. Dagli anni ‘60 in poi sognò di innovare la produzione con la costruzione di un moderno lanificio che cominciò a costruire sempre a Laurenzana negli anni ‘70, ma rimasto poi incompiuto.
Rocco De Rosa ebbe la fortuna di apprendere le arti manifatturiere del passato e di approfondirle aprendosi alle innovazioni del tempo, grazie ai suoi viaggi formativi nelle aree più evolute del settore tessile italiano, come ad esempio nel Biellese (zona del Piemonte “eletta” per la trasformazione della lana). Arrivò però il momento in cui comprese che le attività della filiera lenta sarebbero state sopraffatte dalle grandi catene industriali, essendo così destinate ad estinguersi nel tempo. Guidato allora dall’intuizione che il loro valore costituisse “il filo che legava le generazioni, e più intimamente la stessa evoluzione umana”, non mancò mai di porre attenzione alle sorti della storica struttura e delle macchine di cui egli conosceva i più reconditi ingranaggi, impegnandosi a preservare ciò che amava profondamente, cercando di ridare loro ossigeno ogni tanto, facendole funzionare, perché, come diceva, ”altrimenti deperiscono”.
Dal preservare un patrimonio di famiglia al divulgarne la conoscenza, all’idea di trasformare questo spazio in un Museo, il passo è stato breve. Le due figlie di Rocco, Rosellina e Carmen De Rosa, si sono ritrovate custodi affettive di un luogo che riporta nello spazio-tempo dell’immaginario di molti e, convenendo con la visione del proprio padre, da cui hanno ereditato patrimonio e passione, hanno deciso di consentire a tutti di vivere il fascino di un ancora inesplorato sistema di gesti antichi, capaci di suscitare stupore oltre a rivelare un’inaspettata valenza storica.
Seguendo un percorso di recupero delle locali identità culturali, è stato così avviato un progetto di recupero e valorizzazione di questo luogo, sotto il profilo storico e funzionale, includendo anche altre realtà simili del territorio, in armonia con l’idea che da un valore si originano ed affermano nuovi valori e che se per progettare il futuro bisogna conoscere le proprie radici, allora è possibile far sì che il moto antico di quelle macchine possa tradursi in nuovo moto culturale. Coinvolgendo così diversi attori, ciascuno portatore di un proprio contributo, è nato il progetto di trasformare questo sito, testimone dell’operosità della Basilicata del passato, in un incubatore di cultura, preziosa risorsa nel quadro di una offerta turistica integrata.
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Vico Largo Fiera, 7
Orari: sabato 23 e domenica 24 10.00-13 | 15.00 – 18.30
IL LUOGO