A Piazza Municipio l’antico porto di Napoli: spunta una quinta nave romana. Il cantiere della nuova metropolitana continua a rivelarsi un pozzo dei miracoli
di Redazione FdS
Com’è ormai noto da tempo, durante gli scavi della Metropolitana di Napoli sono stati rinvenuti numerosi reperti archeologici attribuibili a diverse epoche della città partenopea. Collocabili nell’epoca preistorica, greca, romana, bizantina, medievale e aragonese, la maggior parte di essi sono stati portati alla luce negli scavi delle stazioni di Toledo, Municipio, Università e Duomo, ubicate nella parte meridionale della città.
Fra i ritrovamenti che hanno fatto maggiormente scalpore – in quanto hanno permesso di avvalorare o meno le preesistenti teorie sull’assetto originario della città greco-romana di Neapolis – si collocano quelli avvenuti presso l’area della Stazione Municipio, rivelatisi talmente fruttuosi da spingere gli archeologi a definire questo luogo “un vero pozzo di san Patrizio”; si pensi che solo in questo scavo sono stati rinvenuti più di tremila reperti. Riferendosi in particolare all’età più antica, Daniela Giampaola, l’archeologa che dirige lo scavo di piazza Municipio, ha affermato che “lo scavo della metropolitana è stata un’occasione unica. Il nucleo greco-romano è rimasto più o meno delle stesse dimensioni per molti secoli, in età angioina, aragonese e vicereale, come un gioco di scatole cinesi”. Ad emergere dal cantiere della Stazione Municipio è stato in particolare il Porto Romano.
Si è iniziato con un primo ritrovamento avvenuto nel 2003, quando dal sottosuolo è emersa una barca lunga dieci metri, risalente al II secolo d.C, portata alla luce capovolta e molto simile a quella rinvenuta nel 1982 a Ercolano. Grazie all’imbarcazione è stato possibile definire precisamente l’antico profilo della costa in loco.
Il 6 gennaio 2004 viene portato alla luce il Porto Romano vero e proprio, a 3,5 metri sotto il livello del mare e 13 metri sotto il piano di calpestio. Per anni hanno dominato tre ipotesi sull’esatta ubicazione del porto antico, che lo collocavanno a piazza Bovio, presso il Castel dell’Ovo o a piazza Municipio. Oltre al porto romano, sono stati portati alla luce migliaia di reperti: suole in cuoio di calzari romani, monete, sigillate corinzie con decorazioni di scene bacchiche, balsamari, una notevole quantità di ceramica ben conservata (anfore, pentole di terracotta, coppe di produzione africana che si erano frantumate cadendo nell’acqua), bottiglie di vetro tappate chiuse con tappi di sughero. Ancora, anelli per unire il sartiame con le vele, aghi per ricucire le reti, arpioni lignei per la pesca, ancore in pietra romane a due fori e lucerne.
Il 15 gennaio 2004 è stata trovata una seconda imbarcazione romana, uguale alla prima, facendo supporre agli archeologi che gli antichi romani utilizzassero una flotta di navi per fare la spola tra i moli del porto di Neapolis e ed eventuali navigli da trasporto pesanti. A fine mese è emersa una terza imbarcazione, larga 3.60 metri e lunga 13.5, risalente a un periodo compreso tra il I e II secolo d.C. Una scoperta eccezionale che ha confermato l’importanza del porto antico di Napoli e la sua vivacità. Rispetto alle prime due imbarcazioni questa risultò essere la più grande e quella meglio conservata. Qualche anno dopo è emerso dagli scavi un quarto natante che, come riferì l’archeologa Daniela Giampaola, “presenta una chiglia molto larga, con bordi poco alti e la prua piatta in modo da favorire l’attracco al molo e il carico e scarico merci”.
L’ultima scoperta
Ultima in ordine di tempo è ora emersa una quinta imbarcazione che risale ad epoca imperiale romana. La nave, che è ancora interrata, è stata trovata nel corso dello scavo del corridoio di collegamento tra il pozzo di stazione della Linea 6 e quello di manovra di via Acton e va ad aggiungersi alle altre quattro barche, di varie dimensioni, già ritrovate nello scavo in Piazza Municipio.
La Stazione Neapolis, l’area del Porto Antico e le stazioni dell’Arte
I numerosi ritrovamenti archeologici avvenuti in occasione degli scavi della Metropolitana hanno permesso di costituire una vasta raccolta di reperti, molti dei quali sono oggi esposti all’interno della Stazione Neapolis, un piccolo ambiente museale facente parte del complesso del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. L’esposizione, accessibile gratuitamente, è ubicata all’interno della Stazione Museo della metropolitana di Napoli. L’area del porto antico andrà invece presto a fiancheggiare la nuova stazione di piazza Municipio, con musei e passerelle (che saranno completati entro il 2016) per permettere di ammirare molti delle migliaia di reperti archeologici recuperati sul posto. Ma la ricchezza artistico-culturale della Metropolitana partenopea non finisce qui.
Con la costruzione e il potenziamento delle varie linee è stato già promosso dal comune di Napoli il progetto Stazioni dell’arte che è consistito nell’affidare la progettazione delle stazioni a noti artisti ed architetti contemporanei. Successivamente la regione Campania ha emanato una delibera sulle linee guida per la progettazione e realizzazione delle stazioni della rete ferroviaria regionale. L’obbiettivo perseguito dalle amministrazioni è quello di costruire stazioni che siano sia funzionali sia contemporaneamente centri di aggregazione belli e confortevoli; contestualmente l’obiettivo è quello di riqualificare urbanisticamente le zone circostanti. Le stazioni dell’arte sono distribuite lungo le linee 1 e 6 e contengono più di 180 opere d’arte contemporanea prodotte da artisti di fama internazionale oppure da giovani architetti locali e pensate appositamente per le stazioni, che sono state premiate come le più belle d’Europa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche:
A Napoli la Metro nella città greco-romana: nel 2015 apre la Stazione Duomo