di Kasia Burney Gargiulo
Magna Grecia superstar europea: il primo riflettore è stato puntato nel gennaio 2014 grazie alla moneta da 10 euro della serie ‘Europa’, recante il ritratto della omonima celebre figura della mitologia greca ripreso da un cratere a campana a figure rosse del 360 a.C. proveniente da Taranto ma custodito al Louvre di Parigi; ora è la volta di un bellissimo vaso di origine sannita, proveniente dall’area archeologica sannitica di Saticula (l’odierna Sant’Agata de’Goti, in provincia di Benevento) riproducente, fra l’altro, l’episodio del Ratto di Europa, la avvenente principessa fenicia rapita da Zeus sotto mentite spoglie di un possente toro e oggi divenuta emblema dell’Unione Europea. A realizzarlo, il greco Assteas, attivo a Paestum tra il 350 e 320 a.C., uno tra i più prolifici pittori vascolari a figure rosse della Magna Grecia, titolare di un grande laboratorio in cui si producevano hydriai e crateri (i primi destinati a contenere acqua e i secondi per mescolare il vino con varie spezie, secondo il rituale del simposio greco) illustrati soprattutto con scene mitologiche e teatrali, nonché uno dei pochi ceramografi delle colonie greche il cui nome è giunto fino a noi.
Da dicembre scorso, il vaso – già ospitato in diversi musei del mondo, oltre che al Quirinale nel 2007 per i 50 anni dell’UE – è esposto presso la chiesa di San Francesco a Sant’Agata de’ Goti (via Roma – Info: 0824 834570), splendido borgo in provincia di Benevento, nell’ambito della mostra archeologica “L’oggetto del desiderio. Europa torna a Sant’Agata”. L’iniziativa, realizzata grazie alla collaborazione tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta e il Comune di Sant’Agata de’ Goti, segna finalmente il ritorno del celebre cratere di Assteas, raffigurante il rapimento di Europa, nella sua terra di origine.
Grandissimo il successo riportato dall’esposizione che, solo nello scorso lunedì di Pasquetta, ha fatto registrare un migliaio di presenze, cui vanno ad aggiungersi le altre 15 mila attratte fino ad ora. Il vaso può essere ammirato attraverso un suggestivo percorso multimediale che narra a trecentosessanta gradi la storia del vaso dal momento della sua crezione nel IV secolo a.C. fino al suo ritorno a Sant’Agata de’ Goti. Al termine della mostra lascierà Sant’Agata per raggiungere Milano, dove rimarrà esposto a Palazzo Reale per tutta la durata dell’EXPO 2015.
Il vaso di Assteas – un cratere a calice decorato a figure rosse, alto più di 70 cm e con un diametro di 60 cm – fu rinvenuto da scavatori clandestini negli anni Settanta del secolo scorso proprio nella necropoli sannitica di Sant’Agata de’ Goti, l’antica Saticula. Dopo essere stato ceduto dai tombaroli ad un antiquario per un milione di lire e un maialino, nel 1981 fu acquistato dal Paul Getty Museum di Malibu per 380.000 dollari. Nel 2007 il cratere è stato restituito all’Italia, grazie a complesse indagini investigative svolte dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale; da allora è stato esposto in maniera permanente presso il Museo Archeologico Nazionale di Paestum e ospitato in prestigiose sedi – Palazzo del Quirinale e Palazzo Massimo a Roma, Palazzo dell’Unesco di Parigi – all’interno di mostre temporanee, ma mai nel suo luogo di ritrovamento.
La denominazione di “Cratere con ratto di Europa” si riferisce alla scena raffigurata sul lato principale e basata sul mito di Europa, bellissima figlia del re fenicio Agenore e di Telefassa. Il mito vuole che la fanciulla si recasse spesso con amiche e ancelle sulle rive del mare dove Zeus la vide innamorandosene perdutamente. Il re dell’Olimpo decise allora di scendere sulla terra assumendo le sembianze di un bellissimo toro bianco intento a pascolare a poca distanza dalla fanciulla, la quale, attratta dall’eleganza e dalla mansuetudine dell’animale, prese ad accarezzarlo, salendogli infine in groppa quasi per gioco; il dio-toro corse in direzione del mare, e anche oltre, approdando infine sull’isola di Creta, all’ombra di un albero; qui riprese le sue vere sembianze e si congiunse alla giovane Europa generando Minosse, Radamanto e Sarpedonte.
Sul cratere la fanciulla è raffigurata in groppa al toro, con lunghi capelli sciolti, una ricca veste e un velo mosso dal vento; una mano afferra uno dei corni del possente animale ai cui piedi stanno Scilla e Tritone fra vari esseri marini, che simboleggiano il mare attraversato dalla mitica coppia. Intorno al capo di Europa svolazza l’erote Pothos, allegoria del desiderio erotico, mentre sparge profumi con un ramo da una coppetta che regge nella mano. La fanciulla, pur rapita con l’inganno e ormai sedotta dal dio, guarda davanti a sé verso Creta.
Nella parte alta della scena troviamo due sezioni triangolari, ciascuna con tre personaggi: a sinistra Zeus (in forma antropomorfa), la personificazione di Creta e Hermes, il dio protettore dei viaggiatori; a destra compaiono invece Eros, Adone e Afrodite, figure a vario titolo legate alla tematica erotica. Le figure sono facilmente riconoscibili grazie ai nomi graffiti accanto a ciascuna di esse.
Numerosi sono i vasi attribuiti ad Assteas o alla sua bottega e conservati in diversi musei di tutto il mondo, fra cui soprattutto il Museo Archeologico Nazionale di Paestum fino ad oggi custode anche del cratere col Ratto di Europa. Alla fine della mostra, coronando un desiderio a lungo coltivato, il vaso verrà definitivamente acquisito dal Museo Archeologico Nazionale del Sannio Caudino, a Montesarchio (Bn), restituendo così al territorio un elemento importante della propria storia.
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