A Selinunte si miete il grano fra i resti archeologici. Pasta e cous cous avranno il logo del Parco

Scorcio di Selinunte, Castelvetrano (Ag) - Ph. Allie Caulfield | ccby2.0

Scorcio di Selinunte, Castelvetrano (Trapani) – Ph. Allie Caulfield | ccby2.0

di Redazione FdS

Un progetto dalle innegabili valenze estetiche ma con risvolti economici utili a finanziare iniziative culturali all’interno del parco archeologico più grande d’Europa: è la ricostruzione a Selinunte (Trapani) dell’antico paesaggio agrario ottocentesco ammirato dai viaggiatori colti del Grand Tour; esso permetterà la coltivazione e la vendita di grani antichi e legumi, così come dei prodotti della loro trasformazione, con il logo del Parco Archeologico di Selinunte e del Consorzio Ballatore, organismo facente capo all’Assessorato regionale all’Agricoltura che ha curato la sperimentazione. Un progetto in fase ormai avanzata di cui oggi si raccolgono i frutti grazie alla prima mietitura del grano che servirà a produrre semola per cous cous e pasta.
 

Mietitura del grano - Ph. Lurens | ccby-sa2.0

Mietitura del grano – Ph. Lurens | ccby-sa2.0

 
La mietitura sta avendo luogo proprio in queste ore dopo un briefing con la stampa internazionale direttamente nei campi agricoli. Sono 10 gli ettari del Parco – ha spiegato il direttore Enrico Caruso – destinati a rinvigorire una tradizione, quella agricola, caduta in declino da decenni. Ci sarà anche un rilevante raccolto di legumi, come i ceci delle varietà Sultano e Pascià e le lenticchie, seminati su oltre un ettaro di terra, mentre gli altri 9 ettari sono appunto destinati al grano duro di origine siciliana, delle varietà Russello, Tumminia e Perciasacchi; ma c’è anche il grano Monococco ritrovato all’interno della Grotta dell’Uzzo (San Vito Lo Capo), uno dei più importanti siti preistorici della Sicilia: un ritrovamento che rappresenta la più antica attestazione del passaggio degli uomini preistorici dal ruolo di cacciatori-raccoglitori a quello di agricoltori. Noto anche come piccolo farro, il monococco è ritenuto il primo cereale “addomesticato” dall’uomo intorno al 7500 a.C.
 
Grano monococco (Triticum monococcum) - Ph. Wappy84 |ccby-sa3.0

Grano monococco (Triticum monococcum) – Ph. Wappy84 |ccby-sa3.0

 
Le antiche testimonianze architettoniche di Selinunte si inseriscono dunque in uno scenario davvero unico fra natura e archeologia ed è questo il magico sfondo che sta oggi ospitando, fra gli altri, gli interventi del direttore Caruso, dell’agronomo Bernardo Messina e del biologo e naturalista Giuseppe Russo, entrambi dirigenti di ricerca del Consorzio Ballatore, del Commissario Straordinario del Consorzio, Alessia Davi, mentre nel pomeriggio, al Baglio Florio, il professore Clemente Marconi della New York University e della Statale di Milano illustrerà i risultati conclusivi della campagna di scavi del 2018.

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