di Redazione FdS
Ci sono luoghi nel Sud Italia che vantano tesori d’arte e di storia la cui sola presenza giustificherebbe un viaggio; testimonianze di civiltà il più delle volte note solo agli addetti ai lavori e ai grandi appassionati oppure comunicate senza il risalto che meriterebbero. Sfuggono così al grande pubblico che, contrariamente a quanto si crede, non aspetta altro che venirne a conoscenza. È il caso del meraviglioso tesoro – inteso nel senso pieno del termine – custodito presso il Museo Archeologico Regionale di Aidone, piccolo centro in provincia di Enna ubicato nel cuore di uno dei distretti siciliani a più alta densità di presenze storico-archeologiche: nel suo territorio si trovano infatti l’importante sito siculo-greco-ellenistico di Morgantina, il Castello arabo-normanno di Pietratagliata e, a breve distanza, la Villa Romana di Piazza Armerina, celebre sito UNESCO con i suoi straordinari mosaici. Il tesoro che andiamo a scoprire è quello formato da 16 raffinatissimi oggetti di argento dorato realizzati nel III sec. a.C. Ritrovati da scavatori clandestini nei primi anni ’80 del XX sec. a Morgantina, furono acquistati in Svizzera, in tre tranches, dal Metropolitan Museum di New York, costretto nel 2010 a restituirli all’Italia, ma non in forma definitiva: più avanti spiegheremo in che senso.
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IL TESORO TRAFUGATO
Era da tempo che ad Aidone si mormorava di un “servizio di argenteria” scoperto nel settore residenziale occidentale della antica città di Morgantina, ma nessuno sembrava sapere che fine avesse fatto. Qualcuno sussurrava anche della presenza di due corna d’argento, dettaglio successivamente rivelatosi utile per il riconoscimento. Ma procediamo con ordine: giunto negli USA, il tesoro fu pubblicato per la prima volta nel 1984 sul “The Metropolitan Museum of Art Bulletin”, che ne indicava in modo generico la provenienza dall’Italia meridionale o dalla Sicilia orientale e l’acquisto dei vari pezzi negli anni 1981-1982 e 1984 per la cifra complessiva di 2.700.000 dollari. Nel 1986 l’archeologo Pier Giovanni Guzzo ne notò per primo l’importanza storica e artistica. L’anno dopo il suo collega americano Malcolm Bell III, professore di Archeologia Classica della University of Virginia e direttore della missione archeologica americana a Morgantina, vedendo il tesoro nelle vetrine del museo newyorkese, rilevò la corrispondenza dei pezzi esposti con la descrizione del bottino circolata anni prima. Decise così di informarne le autorità italiane, dando l’avvio a quell’iter che avrebbe portato alla restituzione (sia pure sub condicione).
STORIA DI UN TESORO RITROVATO
Nell’attesa che il museo statunitense si decidesse a restituire i preziosi reperti, a Morgantina la missione archeologica americana guidata da Bell iniziò uno scavo nel luogo presunto del ritrovamento, riportando così alla luce i resti di un’abitazione del IV sec. a.C.. Chiari i segni di uno scavo clandestino di grande estensione condotto con l’obiettivo di scovare oggetti preziosi sotto i pavimenti in terra battuta delle stanze i quali hanno infatti rivelato la presenza di due cavità servite sicuramente ad occultare il tesoro poi trafugato in tempi moderni. Lo studio dell’abitazione in questione rivelò che questa fu improvvisamente abbandonata dopo la fine della 2a Guerra Punica, nel 211 a.C., quando Morgantina fu presa dai romani. I conquistatori affidarono la città ad un gruppo di mercenari ispanici, ma nel frattempo molte case dell’abitato greco erano state evacuate, rimanendo in abbandono. Si è così ipotizzato che il tesoro sia stato occultato dal proprietario della casa proprio in questa fase critica, nel tentativo cioè di salvare dalla razzìa gli oggetti di maggior valore; una scelta del resto compiuta da diversi abitanti come dimostrano vari ”tesoretti” di monete o gioielleria ritrovati nel corso degli scavi.
Lo studio delle iscrizioni greche incise sui pezzi hanno evidenziato il riferimento ad un personaggio di nome Eupolemo che potrebbe essere stato l’ultimo proprietario del tesoro. Il nome non è nuovo per gli archeologi essendo documentata da altre fonti la presenza a Morgantina di un cittadino così chiamato, proprietario terriero proprio nei pressi della casa dove fu trovato il tesoro. Si ritiene che gli oggetti che compongono il tesoro, abbiano fattura e cronologia diverse, sebbene ragioni stilistiche e iconografiche sembrino ricondurli all’ambiente dell’alto artigianato siracusano della metà del III sec. a.C., durante il regno di Gerone II.
Fra i vari oggetti – finemente lavorati a sbalzo, cesellati e sottoposti a doratura – spicca per l’eccezionale bellezza di un emblema con l’effige di Scilla, personaggio mitologico per metà donna e per metà mostro marino, nell’atto di scagliare un masso. Vi compaiono poi vasi destinati al simposio, momento conviviale che seguiva il banchetto, durante il quale i commensali bevevano il vino dedicandosi ad intrattenimenti di vario genere: due grandi coppe (mastoi) dotate di piedi a forma di maschere teatrali, impiegate per miscelare il vino con acqua e spezie aromatiche; una piccola brocca (olpe) e un attingitoio (kyathos) servivano per il prelievo del vino dai crateri, mentre le coppe e la tazza a due anse (skyphos) si usavano per berlo. Non mancano coppe e vasi per uso rituale, come il piatto ombelicato (phiale mesomphalos) per versare liquidi durante i sacrifici, un piccolo altare (bomiskos) decorato con ghirlande e bucrani ed usato per bruciare profumi e le pissidi, contenenti essenze ed unguenti (una dal coperchio decorato con un Erote e l’altra con figura femminile e cornucopia); bizzarra la presenza di una coppia di corna bovine, probabilmente pertinenti ad un elmo da parata o ad un copricapo rituale. Nel video seguente una eccezionale resa visiva degli argenti, acquisiti con tecnica 3D Scanning a luce strutturata, che permette di apprezzarne i raffinati dettagli.
MORGANTINA
La collezione, eccezionale per il suo valore materiale (il peso complessivo dell’argento supera i 4.750 grammi) ed artistico, si inserisce in uno dei momenti di massimo splendore di Morgantina, città riportata alla luce nell’autunno del 1955 dalla missione archeologica dell’università statunitense di Princeton. Gli scavi oggi visitabili coprono un periodo di circa un millennio, dalla preistoria all’epoca romana, ma l’area più facilmente accessibile conserva resti che vanno dalla metà del V alla fine del I secolo a.C., il suo periodo più fiorente, epoca a cui risale anche una vivace attività del suo teatro, noto per aver messo in scena fra l’altro le tragedie di Eschilo durante il soggiorno in Sicilia del grande drammaturgo greco. Oltre che per gli Argenti restituiti dal Metropolitan, Morgantina è nota anche per due acroliti (due teste, tre mani e tre piedi in marmo) di epoca greca arcaica considerati appartenenti alle dee Demetra e Kore, molto venerate nell’antichità nella Sicilia centrale, reperti finiti al Getty Museum di Malibu e restituiti all’Italia nel 2009. Stesso destino per la Venere di Morgantina, anch’essa custodita presso il Museo di Aidone, restituita nel 2011 dal Getty Museum dopo un ennesimo contenzioso fra Italia e Stati Uniti.
UNO STRANO ACCORDO (con aggiornamento del maggio 2020)
Sul Tesoro di Morgantina, come accennato sopra, pende dal 2006 una strana clausola contenuta nell’accordo che l’Italia firmò con il Met pur di ottenerne la restituzione, e cioè quella che prevede l’obbligo, per i prossimi 40 anni, di prestare i reperti al museo newyorkese ogni 4 anni e, per il quadriennio in cui restano in Sicilia, anche l’obbligo (senza reciprocità) per l’Assessorato siciliano alla cultura di organizzare una mostra in America. Un obbligo che ha il sapore della beffa considerato che la detenzione degli argenti da parte del Met era del tutto illegittima. Intanto dal 2013 il Tesoro è stato inserito tra le 23 opere di cui il Decreto assessoriale 1771 del 27 giugno 2013 vieta l’uscita dal territorio regionale (cfr. n. 332, giu. ’13, p. 6). Ma la questione non sembra affatto conclusa se si considera che agli inizi del 2015 l’Archeoclub “Aidone-Morgantina” ha sollevato a tutti i livelli istituzionali la questione dell’assurdo accordo, senza peraltro ottenere alcuna risposta. Una vicenda sulla quale è tornata di recente (maggio 2020) la senatrice Margherita Corrado, che si è vista respingere dalla Direzione Generale ABAP la richiesta di prendere visione dei documenti relativi all’accordo su queste preziose argenterie.
GLI ULTIMI SVILUPPI DEL CASO (aggiornamento del 29 marzo 2022)
Il caso del Tesoro di Morgantina sembrerebbe arrivato finalmente a una svolta. Alberto Samonà, Assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, ha fatto sapere che il direttore del Metropolitan Museum di New York, Max Hollein, ribaltando i termini del discusso accordo concluso nel 2006 con lo Stato italiano – in base al quale ogni quattro anni, e per i successivi 40 anni, gli argenti restituiti al Museo archeologico di Aidone sarebbero dovuti tornare al museo newyorkese – avrebbe definito “obsoleto l’accordo del 2006”, aderendo così alla richiesta avanzata anche di recente dalla Regione Sicilia di far restare per sempre gli Argenti nel Museo siciliano. “Riteniamo – scrive Max Hollein in una nota indirizzata all’assessore Samonà – che sia meglio sospendere questo scambio, vista anche l’importanza degli Argenti per il Museo nel quale sono ospitati e per la fragilità degli stessi”. Il direttore del Met inoltre, nella nota – spiega l’assessore siciliano – si sarebbe detto disponibile a una modifica dell’accordo che passi da una rinnovata partnership tra il Metropolitan e il Museo Archeologico Regionale Antonino Salinas, finalizzata a sancire una collaborazione fra le due istituzioni “attraverso prestiti che possano far conoscere ai visitatori del Museo statunitense la ricchezza del patrimonio culturale siciliano”.
“Accolgo con grande soddisfazione – ha dichiarato Samonà – la lettera del Direttore del Metropolitan Museum di New York che viene incontro alle richieste del Governo regionale, tenendo conto delle mutate condizioni storiche e riconoscendo la legittima esigenza del Museo di Aidone a mantenere gli Argenti di Morgantina. Una disponibilità per cui ringrazio il Direttore Max Hollein e in virtù della quale si gettano le basi per una prestigiosa collaborazione scientifica e culturale fra il Met e il nostro Museo Salinas. Ritengo, infatti, che la politica degli scambi culturali, che sta già dando effetti molto positivi con la Grecia e i suoi musei, sia la grande opportunità dei prossimi anni, per valorizzare al meglio il nostro patrimonio culturale e dar vita a iniziative comuni, in grado di garantire una vetrina di vasta risonanza internazionale alla Sicilia e ai nostri musei e parchi archeologici”
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Info: Museo Archeologico Nazionale di Aidone – Ex Convento dei Cappuccini, L.go Torres Trupia – Tel. 0935 87307 – Aperto tutti i giorni (compreso domeniche e festività nazionali) dalle 9,00 alle 18,00 – Biglietto singolo intero : 6,00 € – Biglietto singolo ridotto: 3,00 € – Prevista vendita biglietti ridotti e cumulativi di due o tre siti tra: Area arch. di Morgantina, Museo di Aidone e Villa Romana di Piazza Armerina – L’ingresso è gratuito per i cittadini della Comunità Europea di età inferiore ai 18 anni e superiore ai 60 anni e per le scolaresche (compresi gli accompagnatori) | Parco Archeologico Morgantina: Contrada Morgantina, Aidone – Tel. 0935 87955 – Orari: tutti i giorni (compreso domeniche e festività nazionali) dalle 9,00 alle 18,00 [biglietti e condizioni di accesso sono analoghi a quelli del Museo di Aidone]
Biblio-sitografia:Enrico Caruso, Sacri agli dei: argenti della casa di Eupòlemos a Morgantina. Il rientro – Atti della giornata internazionale di studi, Aidone 3 dicembre 2010, Regione Sicilia, 2012
Malcolm Bell III, Storia degli argenti di Morgantina, testo per www.regionesicilia.it
Pier Giovanni Guzzo, Argenti a New York, in Bollettino d’Arte, Fasc. 121