di Redazione FdS
In molti la ricorderanno certamente nei panni della cameriera racchia di Mine Vaganti, il primo film tutto ”pugliese” di Ferzan Özpetek nel quale interpreta il piccolo ruolo di Teresa, diventata un personaggio ”cult” per alcune scene dal sottile umorismo. Ma come non ricordare anche la sua straordinaria Egle Santini nel drammatico Allacciate le cinture girato sempre in Puglia dal noto regista turco-italiano, un ruolo che le ha fatto vincere il Nastro d’argento come migliore attrice non protagonista e conquistare la nomination al David di Donatello nella stessa categoria. Un rapporto fortunato quello con Özpetek, iniziato nel 2005 con Cuore Sacro e che importanti riconoscimenti le ha procurato anche grazie al film Magnifica presenza per il quale è stata candidata ai Nastri d’argento e ai Ciak d’oro come migliore attrice non protagonista, vincendo un Globo d’oro nella stessa categoria. Ma fra un premio e l’altro eccola alle prese con tanto altro cinema, la televisione, la radio, il cabaret e il suo primo grande amore, il teatro. E’ questo un breve ritratto multisfaccettato dell’attrice romana Paola Minaccioni che nella capacità di variare trova una delle sue preziose prerogative di interprete. L’abbiamo incontrata al Bif&st – Bari International Film Festival dove ieri pomeriggio è stata protagonista dell’appuntamento Focus su, coordinato dal critico Franco Montini e dedicato all’incontro con gli attori.
Ha la battuta pronta ed una comicità epidermica che, all’occorrenza, riesce a far eclissare se il personaggio richiede tutt’altro carattere. Già dalle prime battute l’incontro col pubblico diventa esilarante: “Oltre ad aver vinto un Nastro d’Argento e un Globo d’Oro…so fare anche un’ottima Amatriciana”. Istigata da un fan, mostra le sue straordinarie doti mimetiche, producendosi nell’imitazione di una scalmanata ed irresistibile Gianna Nannini. Ma la rocker fiorentina non è l’unico personaggio preso bonariamente di mira da Paola Minaccioni; nel suo portfolio di imitatrice ci sono figure molto diverse come la parlamentare Giorgia Meloni o la giornalista Giovanna Botteri, tutte rese carpendone ed amplificandone i tic più comici. Inevitabilmente l’accento cade allora sul suo gusto per il continuo cambiamento: “Mi diverto molto a cambiare tipologia di personaggio…e se questo riesce a sorprendere il pubblico non può che farmi piacere. Così come mi gratifica cambiare mezzo espressivo: a teatro mi sento a casa. Il cinema è l’esaltazione, la scoperta, riesce ad essere euforizzante per tutto quello che comporta. Il set è come un viaggio. Ha per me un fascino misterioso, per cui spero di continuare ad esplorarlo. Faccio anche tv, ma la tv ti imbriglia perchè è un po’ troppo ”formattizzata”. La radio è una sfida particolare perchè ti mette alla prova esclusivamente sui testi non essendoci immagine. In pochi lo sanno, ma mi diverte tanto anche scrivere poesie comiche…non saprei come definirle…fantapoesia o metapoesia!”
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L’importanza dell’ironia: “L’ironia è un dono…o ce l’hai o non ce l’hai…è come essere di coscia lunga…se non ce l’hai non puoi inventartela! Diciamo che nella mia famiglia è una specie di virus…siamo una gabbia di matti…Io penso che l’ironia e l’intelligenza, sebbene non garantiscano la felicità, aiutano molto ad affrontare la vita.”
Gli studi di recitazione: “Dopo un corso regionale di recitazione sono approdata al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma portando Bertolt Brecht al saggio. Ho poi lavorato con la compagnia tetrale “Attori e Tecnici” con cui ho fatto Cechov. Successivamente sono approdata al cabaret dove ho messo alla prova la mia vena comica e devo dire che avere delle basi come quelle che ho mi ha aiutata ad essere molto solida. In ogni caso, non basta frequentare una scuola, bisogna anche avere la fortuna di trovare i maestri giusti, così come sarebbe un errore pensare che basti avere degli studi alle spalle per avere la garanzia di un lavoro. Ci vuole anche tanta fortuna e innanzitutto il talento, che la scuola ti insegna a forgiare, ma che purtroppo non è sopperibile con la sola tecnica.
L’incontro col cinema: “per il cinema devo tantissimo a Ferzan Özpetek che mi notò in teatro. Ha così deciso di ”esplorarmi” dandomi tantissimo credito. Nel cinema devi sforzarti, non meno che a teatro, di trovare la chiave giusta per rendere un personaggio, e in tal senso ritengo che sceneggiature scritte bene facilitino molto la cosa…”
Il rapporto con la critica: “Il personaggio di Egle Santini, di forte impronta drammatica, mi ha senza dubbio consacrata agli occhi della critica facendomi vincere il Nastro d’Argento. Molti mi chiedono se a mio avviso ci sia del pregiudizio nei confronti invece dei ruoli comici: ebbene, non credo ci sia a priori una preclusione nei confronti del genere comico…credo piuttosto che in Italia è il genere comico ad essere spesso di serie B…”
Sogni nel cassetto: “Se mi si chiede con quale regista desidererei lavorare…beh, certamente rispondo che la mia più sincera aspirazione sarebbe di lavorare con persone come Virzì, Garrone, Sorrentino…insomma con tutti quelli bravi…”
Il rapporto con i personaggi interpretati: “Diciamo che i personaggi che interpreto mi rimangono un po’ tutti addosso…soprattutto Egle Santini…a volte penso che un personaggio visivamente così brutto è la dimostrazione di come alla fine l’immagine conti poco se dietro c’è una storia valida ed emozionante…”
I partner maschili: “Sicuramente il partner maschile per me più sorprendente si è rivelato Elio Germano, che mi ha letteralmente conquistato per via della sua padronanza del ”mezzo” cinematografico e per il grande controllo della scena…”
Qualcuno ha paragonato il tipo di comicità di Paola Minaccioni a quella di Franca Valeri ed ecco che l’attrice si schermisce ed ammette la difficoltà di immaginarsi paragonabile ad un mostro sacro del cinema e del teatro italiani come la Valeri: “Franca Valeri è un mito…vorrei avere appena il dieci per cento della sua intelligenza…l’intelligenza, uno strumento che per un attore vuol dire tutto perchè è lui per primo a dover penetrare e capire il testo che va ad interpretare…”
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