di Redazione FdS
Al Museo Civico Archeologico di Gravina di Puglia (Bari) dal 21 al 31 dicembre 2017 si svolge la mostra “Lucania: Fame di Sud, i luoghi dell’anima”, personale fotografica di Francesco La Centra. Alla mostra, curata da Pino Colonna e patrocinata dalla Fondazione Ettore Pomarici Santomasi, ha collaborato la poetessa Nadia Lisanti. All’inaugurazione interverrà il prof. Gianni Romaniello.
“Questa mostra è un percorso sensoriale della e nella memoria nei luoghi della nostra terra attraverso “le modelle” scelte da La Centra, “i novantenni”, donne e uomini, volti e mani rugose che del proprio vissuto custodiscono scene di vita e riti ancestrali, attimi di eterni passi, gli stessi della ricerca di De Martino in Sud e Magia, depositari di un patrimonio immateriale che coniuga i saperi e i sapori della nostra amata Terra, Lucania, affamata di memorie.
In un tempo surreale in cui si alternano gesti arcaici con cui le donne e gli uomini esprimono il lavoro duro dei campi, dove il peso di una cassetta del raccolto portata sulla testa è il senso di una passerella autentica con cui “sfila” la stessa potenza espressiva del filo che intesse una maglia stretta, fatta di presente e futuro, duro per la gente della Basilicata.
Sono donne e uomini che nel cammino della propria esistenza ritagliano uno spaccato di storia delle tradizioni del Sud, ancora così presente, intrisa dello stessa magia che nella letteratura è vicina a Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez o ancora a Mille anni che sto qui di Mariolina Venezia. Un avvicendarsi sacro del sapere generazionale che si conclude e si origina nella bellezza di un nonno che cammina con il suo nipote e che, nella mia interpretazione di autrice che ha scelto di intrecciare con il fotografo un cammino di collaborazione artistica all’insegna della sperimentazione, segna una strada che appartiene a tutti perché fatta da tutti e tracciata senza i guanti: metafora scelta per lasciare le impronte stesse dell’oralità della scrittura attraverso la Luce.
I campi sono gli stessi solchi scavati sui paesaggi dell’anima, quei volti lucani che respirano delle stesse atmosfere in cui si originano con dolore e amore, pazienza e cura, i luoghi stessi dell’anima. Il cammino in mostra ecco che diventa, un chiaroscuro di pensieri e note, poesie e formule magiche che evocano lo scenario attraverso cui si vive e rivive la bellezza della nostra Terra: attraversarne il silenzio, quel silenzio che è un silenzio che si fa sentire, è il fulcro sacro e profano della poesia, manifestazione autentica di verità interpretate, attraverso lo sguardo universale del cuore. Un lavoro prezioso diventato un progetto artistico itinerante attraverso il quale è possibile attualizzare la contaminazione sensoriale e far rivivere il senso di una comunità che nel territorio e per il territorio rappresenta il valore immateriale della vita stessa che si rinnova, come fa la Natura in ogni sua espressione.
Grazie al lavoro di ricerca di Francesco La Centra e alla mia personale interpretazione artistica, la parola “ricordare”, letta e scandita in ri-cor-dare, ci consegna il significato di un messaggio universale: la memoria ci permette di dare di nuovo il cuore a quanto vissuto, la memoria come nostalgia del futuro, immanente e trascendente nel suo disvelamento, è un atto d’amore con cui si dona un nuovo senso. E questo senso viaggia attraverso il pensiero, ci fa uomini e donne, si fa storia, attraversando il valore identitario della natura dell’essere senziente. La trasversalità di questo viaggio fa sì che sia sempre un nuovo incontro, una nuova formula di confronto attraverso cui è possibile conoscere e riconoscersi nei passaggi di luce che La Centra immortala, senza cornice, attimo dopo attimo, passo dopo passo, pagina dopo pagina: sono i suoni della nostra Terra a custodire i silenzi” (Nadia Lisanti).
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