di Enzo Garofalo
Versatilità e capacità tecnico-espressive di altissimo livello. Sono queste le principali qualità dei danzatori della Compañía Nacional de Danza de España che nei giorni scorsi hanno presentato in Puglia quattro eccellenti coreografie sul palcoscenico del Teatro Petruzzelli di Bari. Con la nuova direzione artistica affidata dal 2010 a José Carlos Martinez, già étoile dell’Opéra di Parigi, prosegue quel processo di innovazione intrapreso negli anni precedenti da Nacho Duato che, durante la propria ”reggenza”, è riuscito ad introdurre nel repertorio della compagnia ben 45 nuove coreografie assicurandosi il consenso della critica internazionale e numerosi riconoscimenti. Dal repertorio classico, al neoclassico, al contemporaneo, la compagnia spagnola attraversa ormai tutti i generi di maggior respiro internazionale in una costante ricerca di piena autonomia artistica e creativa. E a Bari ha offerto un ampio campionario di questa sua proteiforme natura.
Ad aprire lo spettacolo la coreografia Sub, che l’israeliano Itzik Galili, da anni di stanza in Olanda, ha presentato per la prima volta ad Amsterdam nel 2009 al Theater Bellevue. Un potente esempio di contemporaneo ad alto tasso di adrenalina, con una compagine tutta al maschile pronta a trasformare la scena in un campo di battaglia, con figure iperdinamiche fra il marziale e il rituale. A seguire, l’eleganza, la purezza e l’armonia di linee di Falling Angels, capolavoro del coreografo ceco Jiří Kylián, vero guru dell’olandese Nederlands Dans Theater, compagnia per la quale la coreografia fu concepita nel 1989. Otto ballerine bianche in body nero interpretano con geometrica precisione e calcolate sfasature i ritmi percussivi della musica di Steve Reich basata su un rituale cerimoniale africano del Ghana. Il carattere tribale della musica convive in perfetto equilibrio con il nitore minimalista e le atmosfere surreali e venate di sottile ironia delle figure di danza. La ricerca della perfezione è il sentimento-guida incarnato dalle danzatrici, ma ad interferire con l’obiettivo perseguito intervengono stati di alterazione, mutamenti fisici e l’irrompere di umanissimi sentimenti: la nascita, la morte, la gravidanza, la consapevolezza di sè, l’ambizione, la seduzione.
E’ stata poi la volta di Herman Schmerman del newyorkese William Forsythe, considerato uno dei più grandi coreografi contemporanei. Qui la danza, ancor pregna di inflessioni classiche, non sottende particolari significati, rispondendo, per diretta ammissione dell’autore, solo ad un’idea di puro divertimento. La prima parte della coreografia, su musica di Thom Willems, è stata pensata nel 1992 per il New York City Ballet e successivamente integrata da un Pas de deux ideato per il Balletto di Francoforte, compagnia diretta da Forsythe per vent’anni. A Bari il passo a due è stato interpretato con grazia, energia ed eleganza da una coppia di danzatori in cui figurava il calabrese Alessandro Riga che da settembre 2013 ha lasciato le scene del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino per passare, con convinta soddisfazione, alla Compañía Nacional de Danza de España di cui è Bailarin Principal. Chiusura di grande effetto con il bizzarro genio creativo di Ohad Naharin, coreografo israeliano ormai radicato negli USA del quale è stata proposta a Bari la coinvolgente Minus 16, una coreografia del 1999 che facendo ampio uso di tecniche improvvisative, arriva nel segmento finale ad interagire direttamente con il pubblico in una esibizione corale che celebra la gioia della danza. Varie e multiformi le musiche utilizzate: dal mambo a Vivaldi alla Techno, tutto ha contribuito ad esaltare il virtuosismo e l’eclettismo dei danzatori, salutati a fine spettacolo con calore ed entusiasmo dal pubblico del Petruzzelli.