Al Petruzzelli risplende con Schumann il genio pianistico di Benedetto Lupo. Presentata anche un’ouverture di Matteo D’Amico

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Il pianista Benedetto Lupo - Ph. Carlo Cofano

Il pianista Benedetto Lupo

di Enzo Garofalo

La semplicità e l’umiltà del genio: volendo riassumere in una breve frase la statura artistica e umana di Benedetto Lupo, sceglierei questa, se non altro perchè identifica le due caratteristiche fondamentali della sua personalità. Da un lato la capacità di esaltare al massimo grado la duttilità espressiva del pianoforte nell’ambito di un vasto repertorio, dall’altra quella di accogliere con rinnovato stupore, dopo anni di carriera internazionale vissuti con grande sobrietà e rigore professionale, lo straordinario riscontro di pubblico che connota ogni nuovo concerto nella sua amatissima Puglia. Un riscontro che si è ripetuto anche lo scorso 4 maggio, nel corso del concerto in cartellone per la Stagione Sinfonica del Teatro Petruzzelli di Bari, per il quale il pianista ha eseguito, insieme all’Orchestra del Teatro Petruzzelli diretta da Günter Neuhold, il Concerto in la min. per pianoforte e orchestra op. 54 del compositore tedesco Robert Schumann.

Scritto nell’arco di ben cinque anni, durante la piena maturità dell’autore, questo concerto è uno dei lavori più spontanei ed affascinanti di Schumann. Lupo ha retto con eccelso equilibrio e vigore interpretativo il dialogo intenso ed estremamente poetico fra strumento solista e orchestra, svoltosi in una brillante fusione di sonorità, ottimamente calibrata dal M° Günter Neuhold. Dalla struggente espressione melodica del tema del primo tempo si è passati all’intenso lirismo dell’Intermezzo che, senza soluzione di continuità, conduce all’energico Allegro vivace conclusivo. Un capolavoro che ha trovato in Lupo un interprete di eccezione salutato dal pubblico con ripetute ovazioni ricambiate con la esecuzione di altri due brani di Schumann: uno tratto dalla raccolta Bunte Blätter” op. 99 e una romanza.

Ancora repertorio schumaniano con l’esecuzione della Sinfonia n. 4 in re min. op. 120, scritta a trentuno anni ma eseguita dieci anni dopo a seguito di un ritocco, in realtà alquanto leggero, nella strumentazione di quello che fin dalla nascita si presentava come un capolavoro. E’ infatti una fra le composizioni di Schumann più ispirate e coinvolgenti, da molti considerata la sua opera più alta. Dall’intimo slancio romantico del tempo iniziale si passa alla Romanza ritenuta uno dei più nobili canti concepiti dall’autore, quindi ai vigorosi e drammatici accenti di atmosfera beethoveniana dello Scherzo,  seguita da quella alquanto aerea  del Trio e dal fastoso coronamento finale. Mezz’ora di grande musica eseguita con intenso slancio interpretativo da un’Orchestra del Petruzzelli in ottima forma diretta da Neuhold con la sua consueta sapienza concertativa.

L’appuntamento sinfonico è stato l’occasione per la presentazione a Bari, in apertura, dell’Ouverture da Concerto Le creature di Ade composta nel 2004 da Matteo D’Amico, classe 1955, autore proveniente dall’ambiente musicale romano influenzato da Goffredo Petrassi e poi passato attraverso l’esperienza della scuola di Franco Donatoni. L’Ouverture, nata su commissione del Teatro Comunale di Bologna, evoca nel titolo il mondo infero della mitologia classica ma è anche un’allusione al balletto Le Creature di Prometeo scritto da Beethoven per Salvatore Viganò, coreografo e danzatore suo contemporaneo. E al mondo del balletto è legato anche questo lavoro di D’Amico dato che la partitura nasce come rielaborazione delle musiche scritte per due balletti composti anni prima a formare una parabola allegorica sulla storia dell’Umanità. Un pezzo che si è contraddistinto per la sua scrittura agile, vivace e ricca di contrasti ritmici e timbrici – cifre peraltro ricorrenti nella musica di D’Amico – e a cui il pubblico ha decretato un discreto successo.

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