di Redazione FdS
Due Rubini in un solo colpo. Alberto e Sergio, padre e figlio, per raccontare due brucianti passioni, quella per la pittura e per il teatro, che hanno permesso al primo di esprimere la propria sensibilità artistica evadendo dal prosaico mestiere di capostazione, al secondo – il riferimento è in particolare al teatro – di scoprire le proprie inclinazioni, di individuare il percorso di vita e di lavoro a lui più congeniale. E’ tanta infatti la gratitudine verso il padre che traspare dalla parole che l’attore, regista e sceneggiatore Sergio Rubini ha pronunciato ieri durante la consegna del Premio alla Carriera, che l’Associazione “Noi che l’Arte”, presieduta da Massimo Diodati, ha voluto tributare ad un artista che, partito in sordina da Grumo Appula, è riuscito a farsi strada nel non facile mondo del teatro e del cinema grazie al suo indiscutibile talento.
A 54 anni Sergio Rubini vanta infatti un curriculum d’attore di tutto rispetto cui va a sommarsi la quasi parallela e proficua esperienza di regista e sceneggiatore. L’artista ha ritirato questo premio mentre è impegnato con Lo zio Vanja di Anton Checov – in scena fino al 17 dicembre al Teatro Petruzzelli di Bari – insieme all’attore Michele Placido e con la regia di Marco Bellocchio, spettacolo che presto sarà ripreso in altre città pugliesi come Taranto e Barletta. La consegna del premio è avvenuta presso lo Spazio Apulia di BancApulia abitualmente destinato ad ospitare numerose esposizioni d’arte nel corso dell’anno. A consegnare il premio c’era il presidente dell’Associazione “Noi che l’Arte”, Massimo Diodati, e alcuni rappresentanti delle amministrazioni (comunale, provinciale e regionale) che hanno patrocinato l’evento. Un video diffuso sugli schermi della sala conferenze dell’istituto di credito ha ripercorso alcuni passaggi salienti della carriera di Rubini, mostrando le immagini dei numerosi film di successo che lo hanno visto protagonista o dietro la macchina da presa.
Antidivo per eccellenza, dopo aver ritirato il Premio – una scultura dell’artista Silvia Paolini – Rubini ha intrattenuto il folto pubblico in sala con la sua sottile ironia e con alcune riflessioni intorno al rapporto con la sua terra d’origine, la Puglia, a cui è legatissimo, e sull’importanza degli input ricevuti in famiglia, soprattutto dal padre, che lo hanno aiutato a comprendere quale fosse la strada più giusta da percorrere, in un’età della vita come l’adolescenza “in cui l’incertezza sulle scelte da compiere rischia di perderti”. Al termine della consegna è stata la volta di una breve parentesi musicale affidata all’eccellente performance di Francesco e Stefano Attolini – violino, chitarra, sax soprano e tammorra – che hanno proposto una splendida pagina di Enzo Del Re, indimenticato cantautore di Mola di Bari, e una tarantella calabrese di S. Paolo Albanese.
Il pubblico si è quindi trasferito nella sala esposizioni in cui fino al 31 dicembre rimarrà allestita la mostra di dipinti di Alberto Rubini. Una breve prolusione dello storico dell’arte siciliano Vittorio Savona ha introdotto le opere di un uomo il cui rapporto con la pittura ha l’intensità e la complessità di una passione a cui i casi della vita non hanno permesso di trasformarsi nell’attività preminente. Una passione – racconta l’artista – che da giovane lo ha spinto a percorrere letteralmente i “sentieri” della grande Arte, rincorsa in autostop nei musei di tutta Europa. Un periodo che Alberto Rubini ricorda ancora oggi con entusiasmo perché gli ha permesso di confrontarsi con quegli autori per lui destinati a diventare dei modelli assoluti di ispirazione. Primo fra tutti Paul Cézanne che, come ha scritto Anna D’Elia, “ha insegnato a Rubini le regole di uno spazio reso tramite il colore, di una forma mutevole e dinamica, effetto di una visione mobile”, una lezione quella del francese, padre del cubismo, che da Rubini “è accolta e trasgredita nel tempo”. Sulle pareti della sala si susseguono immagini che parlano di Puglia e di Calabria, le due anime della famiglia Rubini (Alberto è calabrese di Laino Borgo, un paesino in provincia di Cosenza), elementi di un paesaggio e di una quotidianità ritratti con pennellata materica e vibrante, rivelatrice di capacità tecniche e di spiccata sensibilità coloristica applicate a temi e soggetti nella cui rappresentazione l’autore riversa tutta la sua più autentica interiorità.
GUARDA LA PHOTOGALLERY