Il celebre scrittore francese percorse la regione da sud a nord nel 1835, raccontandola in varie opere. Ma furono una sua campagna contro la pena di morte, sulla scia di quella promossa in Francia da Hugo, i suoi articoli contro il malgoverno borbonico e sul brigantaggio, ad attirargli le simpatie di vari paesi del cosentino che gli conferirono la cittadinanza onoraria
di Alessandro Novoli
Fra i suoi più grandi estimatori la Calabria annovera uno dei più celebri scrittori di sempre, Alexandre Dumas padre, colui dalla cui penna uscirono capolavori della letteratura romantica come I tre moschettieri e Il Conte di Montecristo, solo per citare due delle opere più famose. E pensare che l’attraversamento dell’intera punta dello Stivale fu per lui un fatto del tutto fortuito, conseguenza di una tempesta che impedì il viaggio via mare dalla Sicilia in direzione nord. Era il 1835 e quel viaggio in Italia fu per Dumas la prima reale occasione per fare una conoscenza approfondita della nostra penisola oltre che per raccogliere impressioni e informazioni che avrebbe poi riversato in tanti suoi scritti. Apparentemente in viaggio per finalità turistico-culturali, Dumas nascondeva in realtà anche intenti di carattere politico, inviato com’era da ambienti cospirativi di Marsiglia in contatto con Giuseppe Mazzini, a istigare rivolte contro il Papato e i Barboni nelle regioni meridionali; questo spiega il suo viaggiare sotto le mentite spoglie di monsieur Guichard, in compagnia dell’amante (poi sua moglie) Ida Ferrier, del pittore Louis Godefroy Jadin e del cane Mylord e il costante pedinamento a cui lo sottoposero le polizie di diversi Stati pre-unitari. La sua presenza destava infatti non poche preoccupazioni nelle autorità di pubblica sicurezza e in particolare nei ministri del Regno delle Due Sicilie.
Dopo essere stato in Sicilia, lo ritroviamo così a risalire l’Italia a dorso di mulo passando per la Calabria, ancora tristemente provata dal terremoto del 1783. L’8 ottobre 1835 Dumas era infatti approdato a Villa San Giovanni con la stessa imbarcazione, la speronara Santa Maria di Piedigrotta, con cui diversi giorni prima era arrivato in Sicilia da Napoli, e contava di fare il viaggio di ritorno via mare lungo la costa tirrenica con qualche tappa in Calabria. Ma le condizioni del mare e il vento sfavorevole costrinsero lui e i suoi compagni di viaggio a trattenersi a Villa San Giovanni per alcuni giorni. Qui furono inoltre sorpresi, nella notte fra il 12 e il 13 ottobre, da un nuovo terribile terremoto che sconvolse gran parte della regione. Passato il peggio, siccome il tempo non accennava a migliorare, Dumas e Jadin decisero di risalire la regione a dorso di mulo.
Dumas sarebbe così arrivato il 20 ottobre a Cosenza, dopo essere passato per località come Cinquefrondi, Scilla, Bagnara, Palmi, Monteleone, Pizzo, Vena, Tiriolo, Maida, Rogliano. A Cosenza, nonostante la città fosse semidistrutta dal terremoto, riuscì a prenottare presso l’albergo Al riposo di Alarico rimasto miracolosamente indenne. Fermatosi per alcuni giorni durante i quale visitò la città e i borghi vicini e partecipò a processioni penitenziali e riti propiziatori indetti dai frati per invocare l’aiuto divino contro il terremoto, Dumas riprese il viaggio in mare imbarcandosi al porticciolo di San Lucido dove nel frattempo era approdato il capitano Arena con la sua speronara. Durante il viaggio in Calabria lo scrittore si era innamorato di storie come l’esecuzione di Gioacchino Murat nel Castello di Pizzo o le rocambolesche imprese dei briganti, fenomeno di cui cercò di individuare le cause determinanti e i mezzi per eliminarlo (del tema si occupò nell’opera Cento anni di brigantaggio nelle province neridionali d’Italia, pubblicata nel 1863); ed è proprio grazie a questo viaggio che nacquero diversi suoi lavori dedicati a luoghi e vicende della Calabria, come i due romanzi pubblicati fra il 1840 e il 1842 con protagonisti proprio dei briganti calabresi – “Maitre Adam, le Calabrais” e “Cherubino e Celestino” – e le sue “Impressions de voyage: le capitaine Arena” pubblicato a Parigi nel 1854.
Ad attrarre Dumas non fu solo l’aspetto pittoresco e, per molti versi selvaggio, dei luoghi, ma soprattutto la loro storia, così come i costumi e la cultura delle genti che li abitavano. E poi, cosa tutt’altro che secondaria, la Calabria, come il resto del Mezzogiorno, rinfocolavano il suo idealismo politico filorepubblicano che lo vide fervente sostenitore della causa dell’unità italiana in antitesi alle monarchie reazionarie, Regno Borbonico in testa. Non a caso Dumas fu molto amico di Garibaldi al punto, si dice, da contribure fattivamente, con denaro e armi, alla sua spedizione, oggetto anche del reportage Les Garibaldiens pubblicato nel 1861. Senza dimenticare che, come scrisse il garibaldino Giuseppe Cesare Abba “(Dumas) è venuto in Sicilia a pigliarsi la vendetta della prigionia fatta patire dai Borboni al padre suo, generale di Francia, portato dalla tempesta sulle coste di Puglia, mentre tornava ammalato dalla spedizione d’Egitto”. Più in generale si può dire che lo scrittore abbia avuto un sentimento di grande trasporto per il Sud Italia, come testimonia anche il lungo soggiorno a Napoli, dove nel 1861 fu nominato per tre anni “Direttore degli scavi e dei musei” e nello stesso periodo incaricato da Garibaldi di fondare e dirigere il giornale L’Indipendente, stampato fino al 1876, il cui curatore della parte italiana fu Eugenio Torelli Viollier futuro fondatore del Corriere della Sera. Un legame, quello con Napoli, che ispirò altre opere come la monumentale storia de I Borboni di Napoli, la raccolta di “schizzi” di vita napoletana Il corricolo e il romanzo storico La Sanfelice.
E proprio dalle pagine de L’Indipendente partì un’iniziativa che rinsaldò ancor più il legame di Dumas con la Calabria: erano lo stesso periodo in cui il grande scrittore francese ed amico Victor Hugo continuava a promuovere la sua accesa e pluriennale campagna contro la pena di morte, da egli ritenuta “il segno caratteristico ed eterno della barbarie”, in quanto inumana oltre che del tutto inefficace come deterrente per i criminali. L’iniziativa fu rilanciata da Dumas sulle colonne de L’Indipendente, andando così ad aggiungersi ai suoi appassionati articoli antiborbonici e a quelli sulla piaga del brigantaggio. Questo attivismo dello scrittore finì col riscuotere un forte plauso da parte di numerosi paesi del cosentino che decisero di assegnare a Dumas la Cittadinanza onoraria con delibere dei consigli e delle giunte municipali. A rendere omaggio allo scrittore furono Cosenza, San Marco Argentano, Cervicati, Mongrassano, Fuscaldo, Spezzano Albanese, Mottafollone, Malvito, Bonifati, Tarsia, Fagnano, Paola e Bisignano, luoghi da cui lo scrittore trasse in alcuni casi spunto facendo conoscere aspetti della loro storia. Non sarebbe una cattiva idea se oggi tutti questi comuni si ricordassero dell’uomo illustre che scelsero liberamente di avere come proprio concittadino, perpetuando memoria di questo antico legame attraverso qualche tangibile iniziativa.
Nella Biblioteca Nazionale di Napoli si custodiscono i numeri de L’Indipendente pubblicati sotto la direzione di Dumas e da uno di essi, quello precisamente del 26 ottobre 1863 (Anno III, n. 240, pag. 1) ricaviamo una lettera inviata al romanziere per annunciargli il riconoscimento:
«Son lieto di annunziarvi pel primo una notizia che certo vi farà piacere.
«I vostri articoli sulla pena di morte han prodotto e quelli sul brigantaggio producono tanto effetto, che simultaneamente, ad unanimità, i municipi di dodici città delle Calabrie vi hanno nominato loro concittadino.
«Sono: Cosenza, San Marco Argentano, Cervicati, Mongrassano, Fuscaldo, Spezzano Albanese, Mottafollone, Malvito, Bonifati, Tarsia, Fagnano e Paola.
«Le deliberazioni sono state emesse: ne riceverete subito l’avviso officiale.
«Tutto vostro
«X»
Questa la risposta dello scrittore, con l’annuncio dell’arrivo anche di una 13a onorificenza:
Quest’onore mi rende altero e lieto assai.
L’annunzio con orgoglio a’ nostri lettori, che s’accrescono ogni giorno, e non aspetto l’avviso officiale per ringraziare quelle care città, che vogliono far un patriota francese cittadino italiano.
Ciò compensa le calunnie e paga oltre il valore le fatiche ed i sacrifizi, per penose che sieno quelle, per completi che sieno questi.
Rinunziammo a’ titoli di nobiltà lasciatici dai nostri maggiori, ma porremo in quadri d’oro quelli che noi stessi abbiamo acquistati.
ALESS. DUMAS
***
Al momento di porre in macchina il giornale riceviamo una tredicesima cittadinanza dal comune di Bisignano. Ecco la deliberazione del Municipio [segue documento a firma del sindaco Antonio Boscarelli; fu questa la prima delibera comunale relativa alla cittadinanza onoraria ad essere integralmente pubblicata su L’Indipendente]
Qualche giorno dopo Dumas pubblica anche i ringraziamenti per il conferimento ufficiale della cittadinanza da parte del Comune di Fagnano Castello, peraltro già annunciato nel n. 240 del giornale:
L’onore che mi fanno è duplicato dai termini con cui è fatto.
ALESS. DUMAS
[segue deliberazione del Consiglio Comunale datata 5 novembre 1863]
«considerando che si devono raccomandare alla gratitudine dei posteri italiani quegli egreggi (sic) uomini che a qualunque nazione appartengono si adoperano a rendere opportuni servigi all’Italia; considerando che i due periodi di tempo abbisognanti di ajuto sono stati per l’Italia la splendida rivoluzione del ’60 ed i giorni nefasti del brigantaggio, considerando che l’illustre Alesandro Dumas fu appunto uno di quei egreggi, che resero all’Italia il nobile uffizio di aiutare la rivoluzione con ogni sorte di mezzi e d’illuminare la pubblica opinione sulle cagioni del brigantaggio e sui rimedi d’esso.»*
*Fonte: Fondo Archivio Storico del Comune di San Marco Argentano, catg. 1a, registro delibere del Consiglio Comunale, delibera n° 36 del 22 novembre 1863. La seduta era presieduta dal Sig. Gaetano Perri, facente funzioni di Sindaco e i consiglieri presenti erano: Salvatore Cristofaro, Vincenzo Candela, Vincenzo Perrotta, Vincenzo Talarico, Edoardo Cristofaro, Francesco Sarpi, Eugenio Romita, Annibale Tarantino, Gaspare Valentoni.
Seguirono le analoghe iniziative dei Comuni di Diamante, Belvedere Marittimo, Scalea, Cellara e Santa Caterina Albanese.
Tra i comuni che gli tributarono il riconoscimento, Malvito fu senz’altro uno di quelli ai quali Dumas riservò particolare apprezzamento soffermandosi su due episodi della sua storia, come il leggendario stratagemma che nel 1057, dopo nove anni di assedio, consentì a Roberto Guiscardo, figlio di Tancredi d’Altavilla, di conquistare la città, e la scomunica papale inflitta alla sua popolazione; episodio, quest’ultimo, nel quale Dumas vide rispecchiata la sua analoga condizione di scomunicato dopo la messa all’indice dei suoi libri e di quelli di suo figlio da parte di papa Pio IX. “Malvito – scrisse Dumas – era in passato un vescovato; ma uno de’ suoi vescovi s’abbandonò a tante dissolutezze, che gli uomini onesti della città s’adunarono e lo trucidarono. Roma, che quasi sempre fa parte co’ furfanti contro gli onesti, scomunicò Malvito e le tolse il vescovato. Anch’io sono scomunicato e sarò superbo il giorno che andrò a porgere i miei ringraziamenti al Municipio di Malvito di trovarmi in compagnia de’ miei simili”. La risposta a tanta attenzione non tardò ad arrivargli da Malvito, attraverso una lettera di Francesco Cosello pubblicata sul numero 266 del 26 novembre 1863 de L’Indipendente, di cui riportiamo alcuni frammenti:
Inutile dire che tanta manifestazione d’affetto giuntagli da vari luoghi della Calabria finì col lusingare enormemente il celebre scrittore al punto da spingerlo a scrivere “Se la va così, saremo obbligati ad aggrandire il formato del nostro giornale sol per dal luogo a’ ringraziamenti che dobbiamo a tutte quelle città della brava Calabria, che si piacciono di farci loro concittadino”.
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Giuseppe Cesare Abba, Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei mille, ed. Garzanti, Milano, pp. 183
Peppino Curcio, Alessandro Dumas, Ciccilla. la storia della brigantessa Maria Oliverio, del brigante Pietro Monaco, Pellegrini Editore, 2010, Cosenza, pp. 333
Raffaele De Cesare, Il viaggio di A. Dumas in Italia nel 1835, in Aevum
Anno 71, Fasc. 3 (Settembre-Dicembre 1997), pp. 801-860
Alexandre Dumas, Impressions de voyage: le capitaine Arena, Michel Lévy Frères Libraires-Editeurs, Paris, 1861, pp. 290
Alessandro Dumas, Viaggio in Calabria, ed. Rubbettino, Soveria Mannelli, 1996, pp. 160
L’Indipendente, anno I, n. 1, giovedì 14 ottobre 1860
Anno III n. 240 del 26 ottobre 1863
Anno III n. 266 del 26 novembre 1863
Anno III n. 269 del 30 novembre 1863
Anno III n. 277 del 10 dicembre 1863
Anno III n. 290 del 28 dicembre 1863
Anno IV n. 35 del 15 febbraio 1864
Anno IV n. 2 del 4 gennaio 1864
Anno V n. 64 del 21 marzo 1864
Dimentica che Alexandre Dumas sull’Indipendente pubblicò dal 4 marzo 1864 in 7 puntate, e sempre in prima pagina, il racconto contemporaneo Pietro Monaco sua Moglie Maria Oliverio e i loro complici.
Ci siamo limitati a citare le principali opere in volume pubblicate da Dumas. Ad ogni modo, signor Curcio, se guarda in bibliografia, compare il volume in cui lei stesso ha raccolto quelle 7 puntate su Monaco e sua moglie.
Cordiali saluti