«Per chi naviga da Brindisi lungo la costa adriatica, la città di Egnazia costituisce lo scalo normale per raggiungere Bari, sia per mare che per terra.»
Strabone, fine I secolo a.C.
Uno dei primi viaggiatori che ha descritto nelle sue opere le terre comprese fra Bari e Brindisi è stato il poeta Orazio Flacco che nel 37 a.C. intraprese sul suolo pugliese il suo viaggio insieme a Mecenate nel tentativo di mettere pace tra Ottaviano e Antonio. E proprio ripercorrendo la strada seguita allora dal poeta romano si giunge a Egnazia, affacciata sull’Adriatico nelle campagne di Fasano e che come scrisse Orazio fu “costruita contro la volontà delle ninfe”. Ciò che resta di questo importante centro, testimone della civiltà messapica, è ancora oggi impressionante: gli scavi dell’abitato, le sue mura, l’acropoli, il porto e la necropoli sono presenze imponenti che richiamano alla mente la nobiltà del passato.
Di antica fondazione messapica, Egnazia nacque nel V secolo a.C. nella zona di confine tra Messapia e Peucezia, le attuali province di Bari e di Brindisi e fu poi conquistata dai Romani. Fu un centro commerciale molto importante trovandosi sul tracciato della via Traiana, una delle strade più trafficate che univa Roma all’Oriente.
Nel cuore del foro ci si imbatte non solo nei resti di quello che fu uno dei più grandiosi porti del mondo antico, ma anche nella basilica civica, dove si amministrava la giustizia e si discuteva di affari, nel tempio di Cibele e della dea Syria, nell’anfiteatro, nella piazza porticata del mercato e nelle terme. Più decentrate le botteghe artigiane, le ville e le fornaci in cui si cuoceva la ceramica per la quale fu rinomata: i grandi “vasi di Gnathia”, decorati con motivi vegetali e scene di vita quotidiana su fondo nero, conservati attualmente nei principali musei archeologici del mondo. Sono molti anche i reperti rinvenuti negli scavi e conservati nel locale Museo Archeologico Nazionale, all’interno del quale ci sono anche una grande tomba a camera decorata e la necropoli.
Questa città scomparve in modo misterioso nel VI secolo d.C. ma rappresenta ancora oggi uno dei più interessanti siti archeologici italiani, tanto da essere definita la Pompei di Puglia. Su oltre 40 mila metri quadri di superficie si estende una città morta. Ma quando e perché sia morta nessuno lo sa. Si sa che la sua distruzione definitiva, già avviatasi con la conquista romana, si deve ai Goti di Totila e avvenne nel 545, ma non tanto l’uomo poté annientarla quanto la natura. Infatti ciò che piano piano ebbe la meglio su questa fiorente città del passato fu il bradisismo. A causa di questo fenomeno, il mare venne sollevato di oltre quattro metri e mezzo e così la città venne completamente sommersa dalle acque. Già da tempo, lo stesso fenomeno aveva fatto sparire sott’acqua il porto, che per Egnazia rappresentava la quasi unica ragione di vita. E verso il mare, in parte ancora sommerse, si trovano le tombe scavate nella roccia dai Messapi, l’antico popolo che colonizzò il Salento.
All’inizio Egnazia era soltanto un villaggio di capanne e la sua origine si attesta a dodici-tredici secoli prima di Cristo. Divenne poi un centro di scambio sempre più importante, si arricchì e diventò molto potente, grazie ai suoi traffici di spezie, tappeti, gioielli, ma anche grano, considerato il migliore della romanità. Ma allo stesso tempo Egnazia rappresentava una vera e propria roccaforte della civiltà messapica contro l’ellenismo imperante della Magna Grecia.
Ma questo durò finché non arrivo anche qui la potenza di Roma, dopo la guerra del 280 a.C. contro Pirro re dell’Epiro e i suoi elefanti. Qui la storia sconfina nella leggenda. La città era dotata di mura possenti, delle quali rimane ancor oggi traccia nei ruderi che lambiscono il mare, ma non sono mai state trovate negli scavi tracce di armi. Forse fu proprio per questo che fu occupata e rioccupata, la sua popolazione decimata e ridotta in schiavitù. Ma Roma comprese sin da subito la sua importanza strategica e la costituirono, dopo averla completamente annientata come civiltà, in municipio. Ma, salito al potere l’imperatore Vespasiano, Egnazia fu ridotta a colonia. Poi arrivarono i barbari e con loro altre morti e rovine. Finché il mare, come a Pompei la lava del Vesuvio, non cominciò a sommergerla serbando i suoi tesori per sempre.
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Museo e Parco Archeologico di Egnazia, Savelletri di Fasano (Br)
Via delle Carceri, 87
Tel. +39 080 4829056 – pm-pug.museoegnazia@beniculturali.it
Ingresso 3 euro
IL LUOGO
Potete cortesemente correggere l’indirizzo? quello giusto è Via delle Carceri, 87 mente via degli scavi è a Savelletri.
Il nuovo indirizzo di posta elettronica è pm-pug.museoegnazia@beniculturali.it
Abbiamo corretto l’indirizzo, ma facciamo presente che sulla maggior parte delle fonti in rete, Google Maps compreso, il Museo risulta in Via degli Scavi 87, a Savelletri di Fasano (Br): forse sarebbe il caso di segnalare questa discrepanza.