Allarme per le cave greche dell’antico borgo di Marzamemi. L’ANA: «occorre al più presto apporre il vincolo archeologico sull’area»

Marzamemi (2)

Sicilia – Tonnara di Marzamemi, Pachino (Siracusa)

di Redazione FdS

Un progetto invasivo minaccia un bene del patrimonio archeologico sommerso siciliano: si tratta delle grandi e suggestive latomie sommerse di calcarenite antistanti l’antico borgo di Marzamemi, a Pachino (Siracusa), scavate nel banco roccioso intorno alla più antica tonnara della Sicilia Orientale, fondata dagli arabi intorno all’anno mille.

“Le latomie di Marzamemi, sfruttate dal V sec. a. C. fino all’epoca bizantina, sono tra le più grandi della Sicilia e si sviluppano intorno all’isola grande e all’isola piccola, conservate quasi interamente sotto il livello attuale del mare. Oltre a numerosi blocchi ancora in posto – afferma l’archeologo Andrea Gennaro, responsabile regionale dell’Associazione Nazionale Archeologi – si conservano numerosi elementi che attestano un’attività di sbozzatura preliminare già in situ”.

“Uno studio del 2011 – aggiunge Gennaro – basato su un accurato esame dimensionale e sull’analisi delle caratteristiche litologiche, ha dimostrato che i blocchi cavati, in parte ancora inglobati in una masseria settecentesca, furono utilizzati anche per costruire l’antico insediamento greco di S. Lorenzo Vecchio, posto lungo la prosecuzione della Via Elorina, per il quale recentemente è stata proposta l’identificazione con la statio Apolline, menzionata sull’Itinerarium Antonini. Ad Apollo sarebbe stato infatti dedicato il tempio di V secolo a.C., oggi collegato all’oratorio di età bizantina (VI-IX secolo d.C.)”.

Nel 1993 l’area del borgo è stata dichiarata di notevole interesse storico-culturale (D. A. 6177 dell’11/06/1993) e nel 2001 sul borgo marinaro e sulle pertinenze della tonnara fu apposto un vincolo per il valore storico-artistico e architettonico (D.D.G. 5552 dell’11/04/2001). Nel 2010 infine, “ritenendo che la Balata e l’antistante specchio d’acqua siano rivolti alla riqualificazione e al rispetto delle valenze storico-urbanistiche-architettoniche e paesaggistiche del luogo”, la Soprintendenza competente ha riconosciuto l’intero borgo marinaro di Marzamemi di interesse storico-culturale ai fini della tutela architettonica e paesaggistica.

A minacciare le cave è oggi un progetto per la realizzazione di un’enorme piattaforma galleggiante a poche decine di metri dall’antico borgo di Marzamemi: a dicembre del 2013 è stata infatti presentata una richiesta da parte di una società per una concessione di mq 1410 di suolo demaniale e di mq 303 di specchio acque per natanti. Il progetto prevede la realizzazione su una grande pedana galleggiante (mq 691) di un solarium (mq 241), di una zona ristoro (mq 360), di chioschi, servizi e cabine. La struttura, secondo il progetto, sarà sorretta da una palificata in legno poggiata su plinti in cemento e le passerelle avranno copertura con volte in plexiglass.

“Nonostante la Soprintendenza abbia bocciato in passato numerosi progetti simili, continuano ad essere avanzati progetti che non tengono conto della rilevanza archeologica dell’area e che rischiano di snaturare irrimediabilmente le caratteristiche del borgo antico. E’ per questo che facciamo appello alla Soprintendenza competente – dichiara Salvo Barrano, Presidente dell’Associazione Nazionale Archeologi e Vicepresidente di Confassociazioni con delega ai Beni Culturali – perché proceda al più presto ad apporre il vincolo archeologico sull’area della latomia maggiore e della latomia dell’isola grande di Marzamemi”.

“Sempre secondo il progetto i plinti poggerebbero su uno “strato di sacchetti di sabbia”, con funzione “di livellamento e di protezione del suolo”. “Per quanto abbia passato il vaglio degli organi competenti – conclude Barranotale soluzione tecnica lascia molte perplessità, tanto più in presenza di frequenti fenomeni dinamici di entità intensa e significativa, come quelli legati al moto ondoso. Tale tecnica appare in ogni caso insufficiente sul piano della tutela archeologica, perché non prevede un piano di salvaguardia in caso di eventi imprevisti”.

fonte: www.archeologi.org

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