Amarelli e altre tre aziende del Sud di successo globale ospiti a Lamezia Terme del progetto “Export Sud”: «Sono modelli da imitare»

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Quattro aziende del Sud di portata globale – Image edited by FdS from photo by A.kirkwood.spence |CCBY-SA3.0

di Redazione FdS

La plurisecolare Fabbrica di Liquirizia Amarelli di Rossano (col suo milione di confezioni all’anno in giro per il mondo intero ed il secondo museo aziendale nazionale dopo Ferrari), la Harmont & Blaine S.p.A. di Frattamaggiore (Napoli) azienda che produce, commercializza e distribuisce abbigliamento sportivo di classe, Gerardo Sacco, azienda di gioielleria artistica facente capo all’omonimo orafo di Crotone  e Personal Factory, azienda di Simbario (Vibo Valentia) che produce sistemi, impianti e macchinari per l’autoproduzione di malte, premiscelati cementizi, colle, additivi e prodotti chimici per l’edilizia, sono 4 modelli di successo globale del Mezzogiorno di cui si è occupato lo scorso 1 giugno il prestigioso quotidiano finanziario nazionale “Il Sole 24 Ore” in un pezzo a firma di Alfonso Ruffo direttore de “Il Denaro”.

“Di eroi positivi ha bisogno il Mezzogiorno”: così esordisce il pezzo dell’opinionista del Sole 24 Ore, che racconta come l’agenzia ICE per il Commercio con l’Estero ne abbia appunto messi in fila 4 a Lamezia Terme di fronte ad una folta platea d’imprenditori calabresi, trenta dei quali selezionati per partecipare al progetto “Export Sud” voluto con forza del Viceministro allo sviluppo Economico Carlo Calenda e dal Presidente dell’Istituto Riccardo Monti. Dunque per praticare ai convenuti un’iniezione di fiducia, per dimostrare con l’esempio che il successo è a portata di mano e che la buona volontà potenziata da una strumentazione adatta può trasformare i sogni in realtà, Domenico Menniti (Harmont & Blaine S.p.A.), Gerardo Sacco, Fortunato Amarelli (Fabbrica di Liquirizia Amarelli) e Francesco Tassone (Personal Factory), si sono presentati a raccontare la propria storia imprenditoriale.

Per tutti ricordiamo il caso particolarissimo  di Fortunato Amarelli che – come spiega Ruffo nel pezzo – rappresenta la “quattordicesima generazione di una dinastia industriale che affonda le radici a Rossano, in provincia di Cosenza, a partire dal 1731. Nipote del Cavaliere del Lavoro Pina, il giovane Amarelli è oggi sul ponte del comando dell’azienda familiare conosciuta e apprezzata per la lavorazione della liquirizia. Ancora una volta si tratta di trasferire emozioni e visioni che il pubblico apprezza. La nobiltà acquisita in quasi trecento anni di storia – conclude – si fonde con una semplicità disarmante. Fortunato sa che la presenza sul mercato si alimenta con l’impegno di ogni giorno e moltiplica i prodotti tratti dalla preziosa radice le cui applicazioni oggi trovano posto in un apposito Museo (…).

Durante le esposizioni – conclude l’opinionista sul Sole 24 Ore – non è volata una mosca. Nessuno dei presenti ha sentito il bisogno di alzarsi e abbandonare l’aula. E quando si è passati alla possibilità di far domande ne hanno approfittato in molti consapevoli di avere di fronte una concentrazione davvero rara di genio e regolatezza. Esemplari non accademici di lottatori d’impresa che sollecitano infiniti tentativi d’imitazione.

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