di Redazione FdS
“La strada per Menfi e Tebe passa da Torino”, scriveva nell’800 Jean-François Champollion, padre dell’egittologia e primo decifratore dei geroglifici. Ebbene, quella strada ora si accinge a passare anche per Catania, in Sicilia. Tutto è iniziato nel 2009 quando l’allora amministrazione comunale in carica avviava un braccio di ferro con la CISL che aveva sede nell’ex monastero settecentesco dei Padri Crociferi sull’omonima e bellissima via del centro storico di Catania. Liberati gli spazi dopo circa un anno, il Comune ha avviato un progetto volto a trasformare l’antico edificio in una sede museale in cui esporre le opere d’arte custodite nei depositi del Castello Ursino. Sono così iniziati, sia pure a rilento, i lavori di riqualificazione attraverso l’impiego di fondi comunitari, e mentre le amministrazioni si sono susseguite, l’intento di musealizzare il complesso non è venuta meno, anzi ha preso sempre più forma l’idea di realizzare al suo interno ben tre musei: il Museo Storico cittadino, uno dedicato agli elementi della natura, terra, fuoco, acqua e aria, e una succursale del Museo Egizio di Torino, il più antico museo, a livello mondiale, interamente dedicato alla civiltà del Nilo nonché il più importante al mondo dopo quello del Cairo. Per raggiungere quest’ultimo, straordinario obiettivo, è stato necessario raggiungere un accordo che, maturato nel corso degli ultimi anni, è finalmente arrivato al suo compimento.
Il Comune di Catania – secondo le dichiarazioni rilasciate al quotidiano La Sicilia dall’assessore alla Cultura Barbara Mirabella – sarebbe ormai pronto a ricevere la visita della Sovrintendenza torinese per ottenere il via libera definitivo al trasferimento dei reperti ed avviare così l’iter per gli allestimenti. L’idea è quella di riuscire a inaugurare in contemporanea, entro il 2020, la sezione egizia e quella che conterrà le collezioni del castello Ursino, secondo un progetto espositivo che prevede un ‘dialogo’ ideale tra le due strutture museali, collocate nello stesso piano del complesso conventuale. Il museo dei 4 elementi, di cui è peraltro già pronta la progettazione, aprirà invece in seconda battuta. E’ prevista una biglietteria unica che offrirà al visitatore la possibilità di scegliere se visitare i musei singolarmente o acquistare il pacchetto completo a prezzo scontato. Insomma è ormai solo questione di tempo e c’è da auspicare che, salvo intoppi burocratici, il trasferimento dei reperti avvenga a stretto giro, se non altro perché sono già passati quasi 11 anni dall’avvio del progetto e 2 dall’annuncio dell’accordo siglato con il museo torinese alle prese da anni con il problema della mancanza di spazi espositivi per i suoi preziosi reperti archeologici; pare infatti che il bacino di deposito da cui si andrà ad attingere per questo nuovo allestimento comprenda ben 17 mila reperti.
Dell’accordo, intervenuto alla presenza dell’allora Ministro Dario Franceschini tra Evelina Christillin, Presidente del Museo Egizio, Enzo Bianco, Sindaco di Catania e Luisa Papotti, Soprintendente archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Torino, è stata data notizia ufficiale dal Mibact esattamente a fine novembre del 2017, rendendosi noto che con esso il museo torinese ha voluto formalizzare la propria disponibilità a fornire i reperti e una consulenza museografica per l’adeguamento strutturale e allestitivo del Convento dei Crociferi, mentre la città di Catania, dal canto suo, si è impegnata ad avvalersi dell’intervento del museo torinese anche per un confronto scientifico sul dialogo esistente tra la cultura materiale egizia e quella ellenistica presente in Sicilia, al fine di valorizzare il patrimonio archeologico locale e sottolineare il rapporto tra le due sponde del Mediterraneo. Va a tal proposito ricordato come il rapporto fra la città siciliana e il Museo Egizio di Torino non sia affatto nuovo, se si tiene conto dei numerosi scambi intercorsi tra il museo piemontese e l’Istituto per i beni archeologici e monumentali (Ibam) del Cnr di Catania: una collaborazione nello sviluppo di specifici progetti di ricerca scientifica che abbracciano gli ambiti multidisciplinari utili alla conservazione, promozione e comunicazione museale del patrimonio culturale egizio.
La realizzazione del progetto “Museo Egizio a Catania”, come dichiarò a suo tempo l’ex sindaco Enzo Bianco tra i firmatari dell’accordo col museo torinese, ci pone di fronte alla nascita, per la prima volta in Italia, di un nuovo modello che potrebbe consentire alle più importanti istituzioni museali e culturali di diffondersi nel territorio così come da tempo avviene in altri Paesi europei.
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