Arianna Occhipinti: giovane astro femminile del vino

“Adoro la forza di sapersi portare dentro un passato e un futuro allo stesso tempo.”
(Arianna Occhipinti)

di Enzo Garofalo

Ha appena trent’anni, lunghi capelli neri, un volto e un’espressione temperamentosi da donna siciliana d’altri tempi; ad una così Luchino Visconti avrebbe volentieri offerto un ruolo ne “La Terra Trema” o nel “Gattopardo”. E’ Arianna Occhipinti, nata a Marsala (Trapani) e residente a Vittoria (Ragusa), e ieri sera il grande pubblico della tv nazionale ha potuto vederla sul palco romano del I° Maggio intenta ad incoraggiare i giovani affinchè cerchino di costruire con passione e determinazione una loro dimensione lavorativa nell’Italia della crisi. Proprio come ha fatto lei che ancora ragazzina è andata a Milano a studiare e a laurearsi in Enologia, ed oggi – dopo un percorso non privo di ostacoli – si ritrova ad essere una delle donne di maggiore successo nella produzione di vino rigorosamente biologico; il tutto nel cuore di una tenuta con vigne e ulivi che poco alla volta ha raggiunto i 15 ettari, a Vittoria, in provincia di Ragusa.

Le piace ricordare di quando, ancora studentessa universitaria, inviò al grande enologo Luigi Veronelli una lettera in cui citando le musiche di Nick Cave e pensando alla “bellezza delle forme che si creano” evocava “forme ampie, ricche di profumi, di sensazioni che nascono tra le vigne, ti accompagnano e lì ti lasciano. Il tempo si ferma, e tutto ciò che di più estraneo è a questa realtà viene dimenticato” e si dichiarava convinta che “non bisogna agire per interessi lontani da quelli che sono i bisogni della vigna. Non bisogna togliere vita a ciò che è fonte di vita…”

Veronelli purtroppo non fece in tempo a risponderle, ma oggi quella intraprendente ragazzina è un’affermata imprenditrice che accompagna i suoi vini in giro per il mondo mentre le sue ‘quotazioni’ crescono ogni giorno che passa. Ad esempio Jonathan Nossiter, il regista di del film “Mondovino”, estimatore della “fresca eleganza” riscontrata nelle bottiglie firmate Occhipinti, apprezza in Arianna “la grande etica ecologica, il coraggio estetico e l’assoluto anticonformismo”. Eric Asimov critico del New York Times ha definito i suoi vini “splendidi e multiformi” e così il celebre quotidiano le ha riservato ben due pagine di servizio sul proprio Magazine. Arianna ha iniziato la sua avventura a 22 anni, quando l’incontro con vignaioli che parlavano di “produzione sostenibile” le dà lo stimolo decisivo ad agire.

La sua si afferma così come un’iniziativa controcorrente rispetto ad una visione stereotipata della campagna del Sud, povera, sostentata dai sussidi pubblici e incapace di evolversi. All’inizio è stata circondata dallo scetticismo di tutti, a partire dai suoi stessi genitori. I contadini della zona in cui prese in affitto i primi due ettari la guardavano con aria di scherno. Ma Arianna non si cura di loro e con l’unico sostegno dello zio Giusto, delle Cantine Cos produttrici di Cerasuolo, inizia il suo esperimento producendo del vino da uve Frappato, un vitigno molto antico le cui prime notizie certe risalgono al XVIII secolo.

“E’ piaciuto molto” – racconta Arianna – “così ho cominciato a fare davvero sul serio”. Un attento studio della viticoltura classica la convince a non usare la chimica. Il suo intento è conservare nel modo più integrale i profumi dell’uva evitando additivi che a suo dire “coprono i sapori”. Il successo le arride e filare dopo filare, terra dopo terra, la sua azienda agricola arriva così agli attuali 15 ettari di vigneti e a una produzione di 15 mila bottiglie di vino l’anno i cui prezzi al pubblico si aggirano fra i 18 e i 20 euro l’una. Un importatore le apre anche le porte del mercato statunitense e circa il 70% della produzione prende la via dell’estero. Questi alcuni dei suoi vini: Frappato in purezza (“aspro e sanguigno, la sintesi della mia Sicilia”), Nero d’Avola Siccagno (“profumo che sa di vino in tutti i sensi”) e il blend di Nero d’Avola e Frappato dal nome SP68 (“come la nostra Provinciale, antica strada del vino”).

A condurre l’azienda Occhipinti sono in 5: tre di loro si aggirano fra i vigneti, una gestisce l’ufficio e Arianna sovrintende su tutto. E questo basta per riuscire produrre vini considerati fra i migliori del mondo. Oggi Arianna ripensa con un sorriso a quando qualcuno stigmatizzava la sua temerarietà nell’aver voluto affrontare un mestiere antico da maschio, un mestiere nel quale però, a dispetto di tutto e di tutti, lei riesce ad esprimere al meglio la sua forza di giovane donna. Ci congediamo da questa bella storia di impegno e intraprendenza ricordando la recente uscita di un bel libro scritto dalla stessa Arianna Occhipinti intitolato “NATURAL WOMAN – La mia Sicilia, il mio vino, la mia passione” (Fandango Libri): un diario sentimentale, un viaggio attraverso le tappe della sua avventura di wine maker, le persone che le hanno insegnato a lavorare la terra, quelle che hanno sostenuto il suo vino, gli affetti che l’hanno fatta crescere. Natural Woman è la storia di una passione, ma soprattutto di una certezza. La convinzione che nel Frappato, nel Nero d’Avola e nel Cerasuolo che produce ci sia tutta lei stessa: la determinazione, la gioia, la ruvidità e la fragilità di una ragazza che sta ancora maturando, ma anche le contraddizioni e le rinunce, la fatica di sentirsi soli a contatto con una cosa grande come la terra, ma sempre guidata dall’idea che il vino non possa essere altro che qualcosa di naturale e vivo.

Ecco un breve stralcio dal libro di Arianna:“Vivo in un palmento. La zona di Vittoria e del ragusano è piena di queste strutture di pietra antiche come il tempo, dove una volta si pigiava il vino. Tutti quelli che non sanno ed entrano a casa mia per la prima volta, mi chiedono cosa siano quei buchi nel pavimento. Sono le vasche dove fermentava il mosto: il mio divano e il mio camino sono a due passi da quegli ombelichi della casa e forse si potrebbe obiettare che è pericoloso e che sarebbe meglio non ospitare nessuno che alza il gomito (il che rientra nella sfera dell’impossibile), ma io non posso separarmi dall’idea di stare in un posto così, che ancora sa di cantina, anche se non è una cantina. Mi piace che la mia vita si svolga al piano terra e sia immersa in quello che faccio: la vita come arte direbbero pittori e poeti. E forse mi piace perché tutto sembra avere una sua coerenza. Quando cammino sul pavimento di questa casa, capisco che l’appartenenza è fatta anche di suoni. Le pietre antiche come queste assorbono i passi, li respirano, ne rimandano un suono che è un’eco con dentro la terra e il suo calore. Non è poesia, è una cosa vera che tutti possono sperimentare.”

I VINI DI ARIANNA: UN CATALOGO DA SFOGLIARE

Fonti immagini: www.agricolaocchipinti.it
Arianna Occhipinti Facebook