di Redazione FdS
Una vera e propria furia devastatrice sta attraversando in lungo e in largo il Sud Italia con quotidiane segnalazioni di abbattimenti abusivi di alberi, non di rado secolari. Non sempre l’operazione è attribuibile ad ignoti, non mancando casi di vere e proprie ecatombi vegetali autorizzate da pubbliche amministrazioni sconsiderate. Stavolta tocca alla Calabria e alla splendida area montana della Sila Greca affacciata sull’azzurro Mar Jonio minacciato a sua volta dalle trivelle delle compagnie petrolifere. Lo scorso maggio nella zona di Longobucco (Cosenza), in pieno Parco Nazionale della Sila, già entrato nell’area di Riserva della Biosfera Unesco, si è assistito al taglio abusivo di 150 esemplari di pino laricio con la denuncia di quattro persone e l’applicazione di una sanzione amministrativa di 10 mila euro. Ora la motosega selvaggia torna ad abbattersi a breve distanza sulle pendici della montagna che sovrasta la cittadina di Rossano, sede del celebre Codex Purpureus e dell’altrettanto famosa fabbrica di Liquirizia Amarelli.
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I tagli sono perpetrati alla luce del sole, indisturbatamente, a pochi metri dalle strade che dal centro storico di Rossano portano alla bellissima abbazia del Patire ed sull’altopiano della Sila. Querce e altri alberi vengono tagliati senza alcuna pietà, senza alcun criterio, illegalmente, per i soli interessi economici di pochi. L’ultima azione di sciacallaggio e di distruzione dei boschi di cui la montagna di Rossano è ricchissima è stata documentata nella mattinata di domenica 19 luglio 2015 in località Vivaio Cerasaro. I tagli erano oltre che evidenti, recentissimi. Molti dei tronchi tagliati, nel momento in cui le foto sono state scattate (v. photogallery in basso), erano ancora lì pronti per esser caricati furtivamente su qualche mezzo, più o meno camuffato, e destinati al commercio.
Un clima quasi generale di impunità agevola queste iniziative criminali contro le quali occorrerebbe una azione di maggiore contrasto da parte del Corpo Forestale dello Stato che in Calabria vanta un ”esercito” di circa 10.500 persone deputate alla sorveglianza e alla tutela dell’area boschiva regionale. Urge dunque più che mai impedire questo scempio inaccettabile, questa distruzione sistematica della montagna, violentata da gente senza scrupoli, che sta arrecando danni irreparabili alla natura, aumentando esponenzialmente i rischi di alluvione e di dissesto idrogeologico a valle ed azzerando progressivamente uno dei potenziali turistici ed economici più importanti di Rossano e del territorio circostante, sebbene fino ad oggi sia rimasto del tutto ignorato.
L’appello dei cittadini e di tutte le persone sensibili va alle istituzioni e alle autorità competenti affinché avvertano come prioritaria l’esigenza di attivare ogni ulteriore forma di controllo e repressione, stoppando la dilapidazione quotidiana e criminale di una delle più importanti ricchezze della Sibaritide.