di Redazione FdS
E’ da oltre un mese che un gruppo di attivisti sta piantonando in tenda, giorno e notte, l’impianto industriale dell’ENI a Crotone chiedendo l’apertura di un tavolo con l’azienda per discutere della bonifica del sito. Un tavolo che coinvolga la prefettura, le associazioni di categoria e le parti sociali. “Stiamo occupando il piazzale – ha spiegato alla stampa Pietro Infusino, esponente degli attivisti – per la mancata bonifica, per la vicenda legata ai 56 milioni di euro che il tribunale di Milano ha condannato Eni Syndial a pagare e che chiediamo vengano destinati al recupero dell’immagine della città e al sostegno delle tante famiglie che oggi emigrano per problemi tumorali”. Da qui la richiesta di un tavolo allargato in cui discutere, oltre che della bonifica, anche della previsione per Crotone di un progetto di sviluppo sulla scia degli accordi gia’ “riconosciuti in altre Regioni”.
Momenti di tensione ci sono stati quando alcuni degli striscioni di protesta esposti dai manifestanti sono stati tagliati. Gli attivisti hanno intravisto in questo gesto il segnale di una minaccia ma si sono detti intenzionati a non mollare una lotta che lunedì 3 marzo vedrà uno dei suoi momenti centrali nella grande manifestazione di protesta per la quale gli attivisti hanno chiamato a raccolta tutti i cittadini di Crotone per convogliare l’intera città nell’impianto dell’Eni e far sentire quanto la gente avverta l’entità del dramma in atto. L’azienda dal canto suo si è detta “attenta” alla vicenda dell’impianto e alla questione della bonifica dell’area industriale, ed ha dichiarato di essere in contatto con le istituzioni e di avere “attivato tutte le procedure per risolvere al meglio la situazione”.