di Enzo Garofalo
Da ottobre 2014 a maggio 2015 la città di Napoli è stata teatro de Il Bello o il Vero, importante mostra dedicata alla scultura napoletana fra secondo Ottocento e primo Novecento. Allestita presso il Complesso Monumentale di S. Domenico Maggiore, l’esposizione ha permesso di restituire alla città, per la prima volta, opere e personalità artistiche di grande valore, al centro di una stagione originale e fervida, ma ingiustamente poco conosciuta. Il multiforme percorso espositivo, arricchito anche da innovative installazioni tecnologiche, ha avuto fra i suoi protagonisti lo scultore calabrese Francesco Jerace, molto attivo a Napoli a cavallo fra gli ultimi due secoli: proprio nella città sul Golfo l’artista ha lasciato una ricca collezione di opere, pervenute al Comune fra il 1999 e il 2001 tramite i suoi eredi ed oggi esposte presso il Museo Civico di Castel Nuovo. Sono numerose decine di sculture fra marmi, gessi e terrecotte, provenienti dalla casa-studio che Jerace ebbe a Napoli in via Crispi, a suo tempo luogo di ritrovo della più colta società cittadina.Tali opere rappresentano in realtà solo una parte di quanto rimasto della raccolta personale di uno degli scultori più apprezzati del suo tempo: un lascito confluito in varie sedi pubbliche e collezioni private. Oltre che a Napoli, numerose sue opere sono presenti e fruibili in Calabria, come racconta Angela Rubino in un suo recente articolo per Famedisud corredato delle splendide immagini fotografiche di Anna Rotundo, mentre altri lavori, anche monumentali, si trovano disseminati in varie parti d’Italia e all’estero. Proprio le opere napoletane di Jerace sono state oggetto di uno degli eventi svoltisi a San Domenico Maggiore in correlazione a Il Bello o il Vero: si tratta della mostra “Sguardi su Francesco Jerace” che ha presentato al pubblico 42 scatti del fotografo campano Silvio Russino dedicati appunto alle opere dello scultore calabrese. Di tale nucleo di immagini, una selezione di 18 scatti dallo scorso dicembre è esposta a Napoli in via permanente presso la Sala Carlo V° del Maschio Angioino, a poca distanza dalle sculture originali che li hanno ispirati.
Abbiamo incontrato Silvio Russino, per farci raccontare questa sua personale esperienza nata dall’incontro fra due forme d’arte apparentemente così lontane come la fotografia e la scultura e per mostrarvi alcuni dei lavori nei quali, a nostro avviso, la bellezza e il virtuosismo dell’arte di Jerace viene esaltata al massimo grado contribuendo con grande efficacia alla divulgazione dell’opera di un artista importante eppure così poco conosciuto. Delle opere di questo scultore che è riuscito a fondere con equilibrio gli echi della scultura classica michelangiolesca, il dinamismo dell’opera berniniana e il realismo appreso a Napoli, Russino ha scelto per i suoi scatti una serie di ritratti fra quelli custoditi a Castel Nuovo: un vero e proprio ”olimpo” di personalità che va da Giosue Carducci, a Francesco Crispi, al pittore Rubens Santoro, agli intellettuali Giuseppe Giacosa e Federigo Verdinois, al filosofo Fiorentino, e ad altre figure di spicco come gli Aselmeyer, i Meuricoffre, le nobildonne Telesio di Torritto, Livia Acton, senza dimenticare i soggetti simbolici, come la celebre Victa o la Myriam.
Laureato in Beni Culturali e fotografo per passione e professione, Silvio Russino viene da una formazione sostanzialmente autodidattica, arricchita da esperienze sul campo vissute a Milano al fianco di professionisti internazionali. Ai numerosi reportage realizzati negli ultimi anni si è più recentemente aggiunta una costante dedizione alla fotografia di beni culturali, in collaborazione con alcuni docenti dell’Università di Napoli e Salerno. Si occupa di fotografia di catalogo e di architettura ma collabora anche con un distretto specializzato della Facoltà di Ingegneria applicando la fotografia immersiva a ricostruzioni di ambienti interni ed esterni di musei e mostre temporanee. Oltre ad esporre i suoi scatti su Jerace nel corso della mostra Il Bello o il Vero, ha anche eseguito nella quasi totalità la campagna fotografica della manifestazione. In una costante ricerca di arricchimento del proprio bagaglio tecnico e creativo, ha iniziato da poco a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Napoli iscrivendosi al biennio di Fotografia come linguaggio artistico, seguendo le lezioni tenute da grandi professionisti del settore, alla ricerca di stimoli e strumenti che gli consentano di affrontare progetti sempre più complessi e maturi.
Russino, in occasione della grande mostra Il Bello o il Vero, lei ha esposto 42 scatti ispirati all’opera di Francesco Jerace, grande scultore calabrese delle cui opere si conserva a Napoli una delle maggiori collezioni. Cosa l’ha spinta ad accostarsi a questo artista? Ne conosceva già l’opera o si tratta di una recente scoperta?
Lavorare alla mostra Il Bello o il Vero mi ha permesso di conoscere ed osservare da vicino sculture di straordinaria bellezza, alcune delle quali mi hanno colpito per la maestria dello scultore nel rendere i dettagli e i tratti anatomici reali mentre altre per la particolarità dei soggetti. I lavori di Jerace mi hanno conquistato per la loro perfezione ed eleganza. Sculture come la Principessa di Baviera, la Nosside di Locri e la Victa mi hanno rapito per la loro forza espressiva. Ruolo fondamentale è stato anche quello dei dettagli di molte sculture, tra cui lo smerlato del bavaro di Julie Weemaels, un virtuosismo scultoreo straordinario, o le barbe di numerosi personaggi, diventati dei veri e propri soggetti nelle mie foto.
C’è chi sostiene che la scultura abbia il potere di trovare e rivelare il respiro della vita racchiuso nella materia. Cosa, a suo avviso, è in grado di aggiungere la fotografia all’opera dello scultore? O in che modo può amplificarne il messaggio?
Uno dei miei obiettivi principali è stato proprio quello di fotografare queste statue come se fossero vive. Ovvero sia nella scelta dei tagli per le inquadrature che per gli schemi di luce mi sono ispirato molto alla foto di ritratto e meno alla foto di beni d’arte. Molte persone, durante la mostra, mi hanno detto che le sculture in foto avevano acquistato uno sguardo umano e che sembravano vive, in particolare il ritratto del Medico De Martino, del Guappetiello o di Julius Aselmeyer. È stata una bellissima soddisfazione sentire questi commenti.
Il lavoro su Jerace è il suo primo approccio fotografico alla scultura oppure ha già realizzato altri lavori sullo stesso tema?
No, avevo già approcciato alla fotografia di scultura sia per cataloghi d’arte che per progetti artistici personali.
Quali sono i soggetti nei quali maggiormente si identifica il suo lavoro di fotografo?
La mia idea di fotografia d’arte è una concezione molto più legata alla fotografia di ritratto o di “moda” che alla foto d’arte tradizionale. I tagli simmetrici o le ombre molto chiuse che nascondono gran parte dei soggetti caratterizzano questo progetto. Grande fonte di ispirazione è stato sicuramente il maestro Mimmo Jodice con i suoi straordinari lavori, ma poi pian piano i soggetti hanno preso sempre maggiore identità delineando uno stile molto personale.
Ogni tipologia di soggetto affrontato impone al fotografo la soluzione di una serie di ‘problemi’ tecnici ed espressivi. Quali sono quelli posti dal dover rappresentare opere scultoree, per di più consistenti in ritratti di persone?
Sicuramente il primo “problema” da risolvere è stato quello del volume; una statua si sviluppa in tre dimensioni e questo deve rimanere evidente anche in foto che invece resta bidimensionale. L’utilizzo di un chiaro scuro marcato e dei contrasti ha restituito quella tridimensionalità dei soggetti rendendoli concreti, reali. Il volume è sinonimo di esistenza: se una cosa occupa uno spazio esiste, un esempio è la foto di Vico dove ho volutamente lasciato anche l’ombra sullo sfondo di questo “meraviglioso” profilo proprio per collocarlo in uno spazio concreto.
Per il futuro prevede altri progetti dedicati alla scultura? Se sì, su cosa orienterà il suo obiettivo?
Sicuramente la mia attenzione sulla scultura non si fermerà qui, anzi…In quest’ultimo periodo mi sta incuriosendo un mito greco in particolare, ma è ancora in una fase acerba sia per la scelta dei soggetti che per la tecnica di approccio fotografico.
Quali sono i suoi prossimi impegni artistici?
Il 13 febbraio sarò ospite a Polistena, la città di Jerace, per un evento dedicato allo scultore dove oltre a raccontare le mie foto sarà presentato anche il catalogo di questo progetto.
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