di Enzo Garofalo
Continua a Bari il sold out per i concerti proposti dal BIMF – Bari International Music Festival, da 3 anni un concentrato di talenti italiani e internazionali, giovanissimi e riconosciuti, di brillanti programmi, ma soprattutto un Festival che fin da subito, grazie all’alta qualità delle esecuzioni, è riuscito a creare un interesse popolare intorno ad un genere come la musica da camera considerato di estrema nicchia, a dimostrazione del fatto che le opinioni solitamente circolanti sui presunti gusti mediocri del pubblico sono dei meri luoghi comuni infarciti di pregiudizio.
Le qualità di questo festival sono state confermate, per l’ennesima volta, dal concerto di ieri sera, il terzo della serie prevista di cinque, presentato come sempre da Stefania Gianfrancesco e tenutosi nella chiesa barocca di Santa Teresa dei Maschi, gremita al punto tale da richiedere l’aggiunta di un buon numero di posti (tutti occupati da pubblico pagante). Filo conduttore del concerto, intitolato ‘Per amore di Clara’ ed articolatosi intorno a tre composizioni di grande bellezza e complessità, è stato il rapporto privato fra tre celebri figure della storia della musica: il compositore tedesco Robert Schumann, sua moglie Clara e il loro connazionale Johannes Brahms. Le biografie ufficiali raccontano come fra i tre si fosse innescata una ambigua “corrispondenza di amorosi sensi” (Brahms all’età di vent’anni aveva messo piede in casa Schumann come allievo di Robert) i cui sviluppi più profondi non è però dato conoscere fino in fondo, se si escludono alcune lettere intercorse fra Brahms e Clara in cui si assiste ad un crescendo di intima confidenza. E’ però certo che questa figura di donna e di artista (fu pianista e compositrice) costituì per i due musicisti motivo di ispirazione per opere fra le cui note sembrano trasparire non pochi elementi di passionale trasporto.
Ha aperto la serata la Sonata per violoncello e pianoforte in fa maggiore op.99 che Brahms compose in età matura durante una vacanza nell’amata città svizzera di Thun. Un lavoro di grande serenità non privo però di venature melanconiche e nostalgiche che rievocano gli ardenti ed irrequieti sentimenti della gioventù trascorsa a contatto con gli Schumann. L’energico vigore del pezzo, inframezzato dal pensoso lirismo dello stupendo Adagio, ha avuto nel violoncello di Jonah Kim e nel pianoforte di Angelo Nasuto due eccellenti interpreti. Kim, considerato dalla critica americana il nuovo Yo-Yo Ma, ha stupito il pubblico per la straordinaria capacità di compenetrazione con la partitura, l’eccezionale controllo dello strumento, il suono nitido e profondo, il fraseggio ricco di sentimento e di luminosa intensità. Nasuto, vincitore lo scorso anno del BIMF Award, ha avuto l’opportunità, fra i giovani che hanno frequentato i corsi dell’Accademia del festival, di esibirsi on stage accanto ad un affermato collega come Kim, mostrandosi pienamente all’altezza del compito. Già vincitore assoluto di numerosi concorsi nazionali e internazionali, anche in questa particolare occasione ha mostrato ottime qualità tecniche e interpretative che lo rendono un musicista degno di attenzione.
Le Tre romanze Op. 94 per violino e pianoforte, scritte da Robert Schumann nel 1849 come regalo di Natale per la sua Clara, sono le melodie intime e malinconiche che hanno permesso al pubblico di vivere un vero momento di estasi sonora grazie all’attenta cura del suono, al fraseggio trasparente e alla seducente cantabilità messi in campo dal pianista australiano David Fung, in duo con il violino di Liya Petrova, una delle meravigliose “rivelazioni” di questa edizione del Festival. Nonostante i suoi appena 24 anni è in realtà un’artista molto affermata in Europa, una enfant prodige che calca i palcoscenici dall’età di sei anni. Personalità e carisma associate ad un magistrale controllo di tutta la gamma espressiva dei sentimenti, padronanza assoluta del vibrato e del fraseggio, sono le principali frecce al suo arco, frecce che in questo festival stanno facendo tutte quante centro.
Come pezzo finale è stato proposto il Quintetto in fa minore per pianoforte e archi, op. 34 di Johannes Brahms, vero monumento sonoro della produzione cameristica del grande maestro tedesco, scritto e rivisto sotto il diretto influsso della sua musa e amica Clara. Passione, amoroso lirismo, mistero, hanno trovato espressione in un caleidoscopio di soluzioni armoniche e melodiche che ha letteralmente ipnotizzato il pubblico. A dargli vita un ensemble di musicisti di primissimo livello che comprendeva oltre ai già citati Liya Petrova e Jonah Kim, anche il bravissimo violinista Dennis Kim, l’ottima violista Molly Carr e il valentissimo pianista Fernando Altamura, vere colonne portanti di questo festival, che in parte ritroveremo anche nel nuovo concerto del BIMF previsto per il prossimo 4 giugno (il festival chiude con il concerto del 7 giugno).