di Redazione FdS
I Romani la definirono “Regina viarum” (regina delle vie) poiché con i cuoi circa 540 km collegava la capitale dell’Impero con Brindisi. La sua costruzione iniziò nel 312 a.C. per volontà di Appio Claudio, politico e letterato romano, e venne portata a compimento all’inizio del II sec. a.C. Un’opera straordinaria che oltre al tragitto in grandi basole in pietra previde anche la costruzione di ponti, viadotti, terrapieni e opere di bonifica che consentirono l’attraversamento delle aree paludose. Un’infrastruttura che, collegando la Magna Grecia con Roma, determinò un incisivo cambiamento nel paesaggio così come nell’economia dei luoghi attraversati. Il valore di questa strada e del porto di Brindisi come principale porta d’Oriente è testimoniata anche nell’opera di grandi letterati latini come Orazio e Virgilio, che propria a Brindisi morì il 21 settembre del 19 a.C. di ritorno da un viaggio in Grecia.
Considerata un “capolavoro del genio creativo umano per la lunghezza del percorso, attraverso quattro regioni – Lazio, Campania, Basilicata e Puglia – e per la particolarità della tecnica costruttiva”, la giunta comunale di Brindisi ha deliberato all’unanimità la candidatura della via Appia antica a bene Patrimonio dell’Umanità UNESCO al fine di far rientrare questa grandiosa opera ingegneristica antica nella “convezione sulla protezione del patrimonio culturale e naturale mondiale” promossa dalla Conferenza generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza, la cultura firmata a Parigi il 23 novembre 1972 e ratificata dallo stato Italiano con legge n. 184 del 6 aprile 1977. Il comune di Brindisi si è così allineato alla decisione già adottata da quello di Benevento, rispondendo all’invito del Club UNESCO ed affidando la cura del procedimento ad Antonella Grassi, responsabile dei servizi culturali e beni monumentali dell’ente locale.
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