di Redazione FdS
Dopo il suggestivo cammino della Trasversale che attraversa la Sicilia sulle orme dei suoi antichi abitanti, andiamo a scoprire l’altro straordinario tragitto ridisegnato in Sardegna dall’associazione Cammino 100 Torri prendendo come punti di riferimento le antiche torri costiere. L’omonimo percorso consente infatti di effettuare l’intero periplo dell’isola sfruttando i sentieri migliori e più facilmente fruibili interposti fra le varie torri lungo la costa, senza interferire con proprietà private o altri luoghi poco adatti al passaggio o al godimento delle bellezze del territorio, la cui scoperta è l’obiettivo fondamentale dell’iniziativa. Un cammino unico al mondo percorribile a piedi per 1284 km per lo più attraverso spiagge e sentieri (meno del 10% è su asfalto), articolato in 8 Vie dalle diverse specificità paesaggistiche che toccano 60 aree naturalistiche, 90 siti archeologici, 500 chiese campestri, oltre 100 nuraghi e ben 108 torri costiere affacciate sugli scorci più suggestivi dell’isola.
L’idea è nata nel 2013 dall’iniziativa di un gruppo di appassionati di turismo lento, che hanno progettato l’itinerario nei minimi dettagli dopo aver effettuato ricerche storiche, individuato i luoghi di pernottamento, censito le fontane ed ultimato il tracciamento gps. Il primo percorso è stato sperimentato nel territorio di Muravera, nel cagliaritano, tra la Torre Salinas e la Torre dei Dieci Cavalli, e visto l’esito entusiasmante il progetto è stato presto esteso all’intera isola, seguendo sempre il criterio di non allontanarsi più di 2 km dalla costa. A ispirare il gruppo è stato lo studio sulle difese costiere dell’isola effettuato nel 1572 dal capitano Marco Antonio Camos, di Iglesias, il quale fu incaricato dal sovrano di passare in rassegna l’isola al fine di stilare una relazione sullo stato delle difese, oltre a indicare i siti d’importanza strategica da difendere con la costruzione di nuove torri di avvistamento.
Camos fu talmente minuzioso da segnalare persino i siti da cui trarre i materiali per la loro costruzione, il numero dei soldati da assegnare a ogni torre e la spettanza delle spese per il loro approvvigionamento. A quel tempo in Sardegna – come scrive Daniele Vacca del CNR, in un suo studio sulle torri costiere sarde – se si escludono le città costiere fortificate, come Cagliari, Iglesias, Bosa, Oristano, Alghero, Sassari e Castellaragonese, le torri litoranee erano pochissime, realizzate in parte nel periodo catalano-aragonese, in parte nella prima metà del Cinquecento. Pertanto, entro il 1620 furono realizzate altre 80 torri gestite dall’ufficio della Administraciόn del Real, seguendo le cui indicazioni è appunto nato il cammino formato da otto Vie, da percorrere in solitaria o in gruppo, parzialmente o per intero, ma nel secondo caso il viaggio, articolato in 70 tappe, dura circa quarantacinque giorni. Ciascuna delle 8 Vie ha il suo specifico punto di partenza: Cagliari, Villasimius, Tertenia, Olbia, Castelsardo, Alghero, Marceddì, Portoscuso.
Si può godere del meraviglioso mare sardo e dell’immediato entroterra costiero affrontando l’impegnativo viaggio sia in senso orario che antiorario, dato che a variare sono solo i venti dominanti e la posizione del sole, e attraversando pur sempre spiagge, foreste e stagni, paesaggi pianeggianti e ripidi pendii, oltre naturalmente a incrociare le 108 torri di riferimento. Una prova fisica non indifferente ma anche un’esperienza unica della mente al cospetto di una natura ancora dominante e di un patrimonio culturale che racconta le mille età di una terra magica come la Sardegna.
Il progetto – come spiega Nicola Melis, ingegnere 36enne, presidente dell’associazione nonché curatore dell’apposita “Guida al Cammino 100 Torri” pubblicata di recente (in versione cartacea e digitale) e contenente la minuziosa descrizione dell’intero percorso (compresi i profili altimetrici di ciascuna tappa; i tipo di fondo; le strutture ricettive; le fontanelle; i bar e i chioschi; le chiese campestri; i presidi sanitari) – sta avendo riscontri in crescita significativa anche presso i visitatori stranieri, con 200 presenze in questo 2019 e l’obiettivo di arrivare ad almeno mille l’anno. Nella guida l’itinerario è presentato in senso antiorario, con partenza da Cagliari. Certo il percorso non è dei più semplici, ma con un buon allenamento – aggiunge Melis – i suoi dislivelli (nella zona di Baunei si arriva a un massimo di 800 metri di altezza) sono affrontabili da persone di ogni età.
Intanto il prossimo step sarà quello di chiedere il riconoscimento alla Regione con la prospettiva di riuscire a fare una serie di necessari interventi sulla segnaletica dell’itinerario e sulle sue generali condizioni di fruibilità. Interventi tanto più necessari quanto più i dati numerici descrivono i cammini come una risorsa e il turismo lento come una importante fonte di economia oltre che uno strumento contro lo spopolamento di certe aree: dati ufficiali spagnoli attinenti al celebre Cammino di Santiago di Compostela, descrivono infatti il ”pellegrino” come fonte di un impatto economico pari a più di due visitatori comuni, con incidenza positiva su produzione e occupazione, oltre a rivelarsi un buon antidoto contro lo spopolamento di zone decentrate e remote, spesso coinvolte in questi itinerari; luoghi dove un tale genere di flusso turistico – composto per lo più da persone di età media compresa tra i 45 e i 60 anni, in prevalenza donne, di cultura medio-alta, appassionate di trekking, interessate ai territori, al cibo e alle culture locali – rende necessari strutture e servizi, richiesti soprattutto tra aprile e settembre, periodo maggiormente privilegiato dai camminatori.
© RIPRODUZIONE RISERVATA