Cancro, malattia antichissima. La scoperta in Sicilia su un cranio del V-VI sec. d.C.

Tracce del tumore sul tessuto osseo del V-VI sec. d.C.

Tracce del tumore sul tessuto osseo del V-VI sec. d.C.

di Redazione FdS

La ricerca è stata pubblicata la scorsa estate in occasione del 22° European Meeting of the Paleopathology Association, tenutosi a Zagabria, in Croazia e contiene i dati di una eccezionale scoperta a cui è pervenuto un team di studiosi per lo più facenti capo a enti scientifici siciliani. Si tratta della scoperta che il cancro è una patologia antichissima, in quanto sue evidenti tracce sono state riscontrate sui resti ossei di un individuo vissuto tra il 420 e il 540 d.C.  rinvenuti in Sicilia negli scavi archeologici avviati nel 2013 da Edoardo Tortorici (ordinario di Topografia antica, Università di Catania) e Maria Teresa Magro (Soprintendenza dei Beni culturali e ambientali di Catania) a Fiumefreddo (Catania), in contrada Pianotta di Calatabiano. Il sito è una necropoli monumentale che, analizzata al radiocarbonio (C14), è risultata risalire all’epoca romana tardo imperiale (sec. II-III d.C.), e quindi in tutta evidenza riutilizzata anche in epoca successiva.

Lo studio, che sta riguardando il sito sotto vari aspetti – archeologico, antropologico, paleopatologico, radiologico, chimico e medico – si era concentrato su otto tombe della necropoli costruite con diverse tecniche, quando nella settima è stato rinvenuto lo scheletro di un uomo di 35-40, l’analisi del cui cranio – attraverso tecniche di diagnostica per immagini (Raggi X e Tac) e di indagine istologica sulla struttura microscopica del tessuto – ha rivelato, nel seno frontale destro, la presenta di osteoma osteoide, una forma di tumore benigno delle ossa mai rilevato prima in contesto antico e, ancor oggi considerato molto raro.

La capofila del gruppo di studiosi, Elena Varotto, bioarcheologa e antropologa forense dell’UniCT, nello spiegare il valore scientifico di questa ricerca ha evidenziato come “l’analisi paleopatologica delle ricche collezioni bioarcheologiche siciliane darà un impulso fondamentale alla conoscenza delle malattie nel passato, spiegandone la loro evoluzione”. Dello stesso avviso anche Francesco Maria Galassi, medico e paleopatologo presso l’australiana Flinders University, secondo il quale quella fatta il Sicilia “è una scoperta eccezionale che arricchisce il corpus di nozioni paleo-oncologiche. A differenza di quanto si sente spesso ripetere – ha aggiunto –  il cancro è una malattia antichissima e non il prodotto esclusivo della modernità”. Lo studioso ha inoltre affermato che questo è solo l’inizio di un progetto di ampio respiro che vedrà coinvolti vari enti e ricercatori siciliani, il Sicily Paleopathology Project, che punta a ricostruire i trend evolutivi delle malattie che hanno colpito gli abitanti dell’Isola nel corso dei secoli, avvalendosi di fonti storico-artistiche, resti osteologici e mummie, dalla preistoria fino all’epoca moderna.

Oltre alla Varotto e a Galassi,  lo studio di carattere interdisciplinare ha visto coinvolti gli archeologi Edoardo Tortorici e Rodolfo Brancato, anch’essi dell’UniCT, Maria Teresa Magro, archeologa della Soprintendenza BBCC di Catania, Lorenzo Memeo, anatomopatologo dello IOM (Istituto Oncologico del Mediterraneo), Carmine Lubritto, fisico e responsabile del laboratorio di spettrometria di massa isotopica dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”. Il gruppo di ricercatori ha avuto l’ausilio dell’equipe di Radiologia della Casa di cura Santa Lucia, di Siracusa.

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