di Redazione FdS
Continuano a susseguirsi le iniziative in difesa del parco archeologico di Capo Colonna (Crotone) da giorni sotto i riflettori dopo l’infelice iniziativa della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria e del Comune di Crotone volta a ricoprire di cemento armato e cotto i resti dell’antico Foro Romano emersi di recente nei pressi del locale Santuario della Vergine. Una inevitabile scelta protettiva, secondo la Soprintendente Elisabetta Bonomi; uno scempio, secondo le centinaia di cittadini in rivolta costituitisi nel comitato #SalviamoCapocolonna, da giorni in presidio costante (anche notturno) sul luogo. Alle proposte e soprattutto alle polemiche – pro e contro – piovute da più parti nei giorni scorsi, si aggiunge ora l’iniziativa di una interpellanza parlamentare presentata da sei deputati della Repubblica (PD e Misto), documento del quale abbiamo ricevuto oggi copia e che pubblichiamo integralmente.
INTERROGAZIONE
Al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali
PREMESSO CHE:
il sito archeologico di Capo Colonna a Crotone è riconosciuto come bene di inestimabile valore storico e culturale;
in particolare il sito richiama la vicenda storica, risalente al VII secolo a.C., del santuario di Hera Lacinia e la partenza di Annibale che, da quel luogo, nel III secolo a.C., in ritirata, fece ritorno a Cartagine;
i preziosi resti archeologici oggi appaiono delimitati da una cinta muraria risalente alla prima età augustea;
al fine di valorizzare il sito si è reso necessario un piano di recupero e di protezione che, in sede di Accordo di Programma Quadro tra il Ministero dei Beni Culturali e la Regione Calabria, ha previsto il finanziamento di uno specifico progetto denominato “Ampliamento delle conoscenze della realtà archeologica di Capo Colonna e messa in sicurezza delle strutture archeologiche portate in luce”;
il soggetto attuatore del progetto risulta essere la Soprintendenza Archeologica della Calabria;
il progetto prevede i lavori per “la ristrutturazione del sagrato della chiesa: pavimentazione dell’area antistante in cotto riquadrato di lastre di materiale lapideo, previa indagine archeologica dell’area”;
altresì, è prevista la realizzazione “di opere di fruibilità e copertura a protezione dei mosaici rinvenuti nell’area dell’intervento”;
l’appalto dei lavori è stato aggiudicato con un ribasso del 30,21% sull’elenco prezzi posto a base di gara;
numerose associazioni culturali ed ambientaliste, esponenti istituzionali, forze intellettuali sono impegnate in una vigorosa protesta che denuncia il deturpamento di una delle aree più suggestive e storicamente significative del Paese dal momento che, pare, si sarebbe fatto ricorso a colate di cemento e posizionamento di reti elettrosaldate a danno dei numerosi e preziosi reperti presenti nel sito;
pare, inoltre, che lo scempio di quei luoghi sarebbe riconducibile anche alla costruzione di un megavillaggio turistico che, in località Scifo, si estende su un’area di 74mila mq proprio a ridosso del parco archeologico, in piena area marina protetta. E’ notorio che sulla circostanza la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Crotone ha aperto un fascicolo di indagine;
PER SAPERE SE:
la realizzazione dell’intervento previsto nell’APQ sia realizzato senza arrecare danno ai reperti archeologici;
quali efficaci e tempestive iniziative, inoltre, il Ministero intende assumere affinché l’intera area di interesse del sito archeologico sia tutelata, protetta ed effettivamente valorizzata e non sottoposta ad interventi che ne compromettano il valore storico, architettonico e culturale.
Vincenza Bruno Bossio
Nico Stumpo
Franco Bruno
Bruno Censore
Alfredo D’attorre
Massimo Bray
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