di Enzo Garofalo
Carmelina Colantuono, seconda di cinque fratelli, ha un legame speciale con il Molise, la sua terra. E’ un legame che le deriva dalla propria famiglia, custode di una tradizione antica di millenni, della quale lei è oggi l’erede. Parliamo della transumanza, una realtà che Carmelina ‘vive’ da anni in prima persona e che ora è impegnata a proporre alla gente comune come esperienza unica da fare direttamente sul campo almeno una volta nella vita: un modo per recuperare un intenso rapporto con la natura. I Colantuono sono praticamente rimasti gli unici in Italia a praticarla come un tempo: lungo i tratturi. Con la transumanza, le greggi o – nel caso dei Colantuono – le mandrie, migrano temporaneamente insieme ai pastori dai pascoli di montagna verso quelli delle pianure e viceversa, percorrendo gli antichissimi sentieri. Questi permettono di scendere d’inverno nelle zone dove è più facile trovare pascoli per gli animali, mentre a primavera inoltrata si torna sui monti dove l’erba è verde, proprio quando a valle tutto comincia a seccare per via del sole cocente. Le oltre 300 vacche podoliche dei Colantuono viaggiano da Frosolone (Isernia) verso il Gargano, in Puglia, dove la famiglia possiede una fattoria e 250 ettari di pascoli invernali, e il viaggio si ripete in senso contrario con l’arrivo della stagione calda. Lo scorso 21 maggio la parte primaverile del rito, quella del rientro, si è ripetuta con una carovana che – partita da San Marco in Lamis (Foggia) dopo la benedizione impartita nel Santuario di San Matteo ai cavalieri impegnati nell’impresa – si è diretta verso la piccola comunità di Acquevive (fraz. di Frosolone), un borgo di circa 200 abitanti fortemente legati alla tradizione pastorale, portata avanti nei secoli da grandi famiglie patriarcali dedite, come quella di Carmelina, all’antico rito della transumanza verso i caldi pascoli della Puglia.
Ogni volta sono circa 200 i km da percorrere a piedi lungo questi tracciati vecchi più di 2000 anni; vie che “non furono solo delle pecore o delle mucche, ma anche i percorsi del pellegrinaggio, i luoghi del conflitto tra Sanniti e Romani, dello scambio, del commercio, di un’affascinante ed umile civiltà.” A ricordarlo è il regista molisano Pierluigi Giorgio che a questa tradizione ha dedicato tanti suoi lavori da documentarista oltre ad appassionati articoli in cui da sempre denuncia il disinteresse della politica in molte delle località coinvolte da tratti dal percorso verso questi sentieri sempre più minacciati dall’asfalto e dalle colture espansive, non di rado abusive. “La nostra regione – scrive al proposito il regista – non ha grandi laghi o Dolomiti, ma possiede una risorsa unica, propria e particolare. I tratturi non esistono più in Puglia, miseri tratti restano in Abruzzo. Recuperiamo, salvaguardiamo i nostri: saranno la risorsa turistica del Molise; furono i luoghi dove scivolò la ricchezza per qualche secolo; una buona fetta della nostra identità. Riportiamola sui tratturi e con i tratturi trasformata in turismo e cultura; diamo possibilità a contadini ed artigiani di vendere i loro prodotti, non strozzandoli di tasse o altro. Incentiviamo il restauro delle vecchie masserie, non costruiamo nuove strutture; diamo sostegno e albergo agli appassionati di trekking, ai cavalieri, a coloro che amano passeggiare per giorni senza incontrare l’asfalto; suggeriamo veri itinerari, fattibili, a tutti coloro che in un ritmo lento ritrovato, cercano un’oasi di pace ove passo, pensiero e cuore possano viaggiare all’unisono…”.
Carmelina Colantuono condivide questa idealità, ed ecco perché persiste nel portare avanti la tradizione di famiglia; lo fa per rispetto verso i propri avi che facevano la transumanza con circa 600 mucche, ma anche perché convinta che in questo rito risieda una parte importante dell’identità del Molise, un passato e un presente da salvaguardare. Ricorda ancora come suo nonno Felice, scomparso nel ’95, rimarcasse i sacrifici e le difficoltà che sempre più dovevano superare lui, la famiglia, e il loro “capitale” (termine usato dai pastori per definire le mandrie) per portare a compimento la transumanza; il suo dispiacere profondo nel vedere sempre più ridotti gli spazi dove camminare, con tratturi un tempo larghi almeno 60 passi ed ora, ogni nuovo anno, fagocitati da strade asfaltate e concessioni ai contadini. Ecco perché Carmelina difende strenuamente questa antica pratica dando – a chiunque ami fare un’esperienza così particolare – la possibilità di seguire per 5 giorni, a piedi o a cavallo, la carovana di mucche e pastori per condividere con loro il sole, la pioggia, i bivacchi attorno al fuoco, senza peraltro rinunciare, per chi ama stare più comodo, alla possibilità del pernottamento in agriturismo lungo il percorso. Inoltre Carmelina ha trasformato le due masserie, in Molise e in Puglia, in spazi didattici dove è possibile seguire, a costi accessibilissimi, attività come la mungitura e la trasformazione del latte in formaggi.
Durante la transumanza l’impegno della bruna 44enne non è dei più semplici: nell’ultimo percorso dalla Puglia verso il Molise (ma la cosa si ripete più meno uguale ogni anno) ha ad esempio dovuto seguire le attività di 30 addetti ai lavori che assistevano la mandria e vigilavano sugli spostamenti degli animali, coadiuvati dalle forze dell’ordine negli attraversamenti di strade rotabili e centri storici, più un buon numero di cavalieri, di amanti del trekking e anche qualche scolaresca, intervenuti, anche solo per brevi tratti, ad assistere all’antico rito. Senza contare i casi di tratturi ostruiti o improvvise necessità di soccorso agli animali. Capelli al vento e portamento da provetta cavallerizza, la si vede accompagnare la mandria al galoppo, oppure precederla in jeep – cellulare all’orecchio – nel lungo viaggio attraverso 25 comuni, tre province e due regioni, dopo aver espletato con mesi di anticipo tutte le richieste di permessi da presentare ad Anas, Forestale, carabinieri, polizia, vigili urbani, Comuni, per evitare ostacoli al procedere delle mandrie. Al termine del tragitto che dai 180 m. di altitudine porta fino ai 1300 in Molise, Carmelina è stanca ma soddisfatta del proprio lavoro se è riuscita a far sì che tutto filasse liscio. L’alternativa, decisamente triste, sarebbe quella di trasportare gli animali nei TIR, come fanno tanti altri allevatori, ma lei non se la sente di tradire la tradizione di famiglia né la libertà dei suoi animali, e così ogni anno si sobbarca questo lungo viaggio.
Quello di Carmelina è anche l’estremo tentativo di difendere un percorso lungo il quale un tempo si affacciavano ostelli, chiese e rifugi per quanti percorrevano l’antica via, e che oggi ha visto purtroppo ridurre di molto i suoi spazi vitali. Tuttavia, grazie alla sua attività e ad un importante partenariato transnazionale d’Europa – costituito dalle regioni Molise, Abruzzo, Puglia, Campania e Basilicata e da altre regioni di Spagna, Francia, Portogallo, Grecia e Svezia – si è approdati ad un progetto di candidatura delle VIE e della CIVILTÀ della TRANSUMANZA al patrimonio materiale e immateriale dell’UNESCO. Il Moligal è capofila di questo progetto il cui scopo è valorizzare e rivitalizzare le aree montane e rurali su cui insistono i tratturi e le vie verdi d’Europa; queste includono le grandi vie di collegamento, i percorsi commerciali, culturali, militari e religiosi, tutti luoghi da riscoprire per promuovere uno sviluppo sostenibile del territorio.
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INFO: Chi vuole, può vivere la faticosa ma poetica esperienza della transumanza contattando direttamente la famiglia Colantuono. La transumanza delle mucche dalla Puglia verso il Molise parte alla fine di maggio, mentre per gli altri mesi dell’anno si organizzano possibili tragitti a cavallo lungo i tratturi, ma in tal caso senza mucche (per informarvi su prezzi e prenotazioni di un percorso con pernottamento in accampamento e agriturismo è possibile chiamare Carmelina tel. 329.5485059 oppure Molise Verde tel. 0874.310171)
IL PERCORSO
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