di Enzo Garofalo
Decine di occhi fosforescenti dal taglio obliquo scrutano dagli oscuri anfratti di una discarica abbandonata e incrociano gli sguardi degli esseri umani chiamati ad assistere alla magica notte dei Jellicle Cats. E quel reciproco osservarsi, fra palco e platea, altro non è che un guardarsi allo specchio, perchè in quei gatti sono riflessi vizi, virtù e destini del tutto umani: dal saggio Old Deuteronomy al diabolico Macavity, passando per Grizabella, un tempo bellissima gatta dalla vita sfrenata e frivola ed ora, ormai anziana, vagante col suo logoro mantello grigio, ripudiata da tutti, ma protagonista di uno straordinario riscatto finale sulle note della celebre Memory. La notte dei gatti è quella nella quale il vecchio Deuteronomy, lieder della tribù felina, a suggello di una indimenticabile festa al chiaro di luna, sceglierà – in una sorta di gattesco giudizio universale – il micio che passerà nel “Dolce Aldilà” per rinascere a nuova vita. A immaginare per primo il misterioso raduno dei gatti è nel 1939 il celebre scrittore T. S. Eliot nel suo The Old Possum Book of Practical Cats, una raccolta di poesie per ragazzi che il genio del compositore inglese Andrew Loyd Weber ha fedelmente trasformato in Cats, una fiaba musicale da trent’anni sulle scene dei teatri di Londra e Brodway e in quelle di tutto il mondo. Dal 10 marzo scorso il musical è approdato anche sul palco del Teatro Petruzzelli di Bari registrando praticamente il sold out per ciascuna delle sei rappresentazioni previste.
Assistere a questo spettacolo, assurto al primato di uno dei più rappresentati di tutti i tempi, con il suo straordinario mix di musica, danza, recitazione e performance acrobatiche, è un’esperienza coinvolgente da non lasciarsi sfuggire. Del resto – come ha affermato Trevor Nunn, da sempre regista della edizione londinese di Cats, “i gatti ci affascinano per ragioni molteplici, ma forse soprattutto perché – misteriosamente – ci permettono di conoscere meglio noi stessi”.
Dopo l’esordio a Londra nel 1981 nella versione prodotta da Cameron Mackintosh con la “The Really Useful Company” e l’anno dopo a Broadway, per Cats la scalata verso l’olimpo di un ineguagliabile successo non ha conosciuto freni: premio Laurence Olivier Awards in Inghilterra, 8 Tony Award negli USA, seguito da oltre 73 milioni di persone in più di 30 paesi del mondo e traduzione in quindici lingue. Una vera mania per quei gatti fieri e orgogliosi e per il mistero dei loro tre nomi, quello d’uso quotidiano spesso affibbiato dall’uomo, un secondo più dignitoso da usare in società, e infine un nome segreto e ineffabile che solo il gatto conosce ma che non rivelerà a nessuno. Tre nomi che sono simboli di altrettanti modi diversi di considerare il gatto, ora semplice animale domestico, ora creatura dotata di dignità come un uomo, ora presenza insondabile. Nella storia raccontata da Lloyd Weber e Nunn, i gatti Jellicle vivono nell’attesa di una rinascita che è in realtà ascesa ad una dimensione superiore a cui ha accesso solo chi ha attraversato il “ponte” della sofferenza ed acquistato il dono dell’umiltà, condizioni che alla fine il saggio giudice Old Deuteronomy riconoscerà nella gatta Grizabella.
La versione di Cats che dal 2013 sta calcando le scene internazionali e che ha da poco aperto in Italia il tour europeo 2016 con il sottotitolo “Let the Memory Live Again”, ha visto riunito il team creativo originario (il compositore Andrew Lloyd Webber, il regista Trevor Nunn, la regista associata e coreografa Gillian Lynne, lo scenografo e costumista John Napier) che ha introdotto alcune novità: dalla versione rap di Rum Tum Tugge a una nuova coreografia per il brano cantato The Old Gumbie Cat, a un nuovo brano interpretato da Growl Tiger (il gatto pirata) dal titolo Aria (In una tiepida notte d’estate) cantato integralmente in italiano dal bravissimo Greg Castiglioni che veste anche i panni di Bustopher Jones (il gatto gourmet che passa le sue giornate al ristorante) e di Gus (il gatto del teatro). Castiglioni, milanese di nascita ma trasferitosi a Londra all’età di 18 anni, è al suo debutto sulle scene italiane, calcate con un talento e una preparazione davvero straordinari. Degna erede della grande Elaine Paige è invece Anita Louise Combe nel ruolo bellissimo e vocalmente impervio di Grizabella, reso con una grazia e un’eleganza assolute. Dopo la reprise, quasi sul finale, del brano Memory un brivido di emozione ha attraversato tutto il teatro. Strepitosi anche il Rum Tum Tugger di Marcquelle Ward, l’Alonzo di Josh Andrews, il Mistoffelees di Shiv Rabheru e l’Old Deuteronomy di Kevin Stephen-Jones, punte di diamante di un cast dalle impeccabili qualità vocali e coreografiche, solistiche e d’insieme.
Regia e coreografie, a decenni di distanza, rimangono perfettamente in equilibrio con una musica che ‘spara’ temi memorabili uno dietro l’altro, una scenografia poeticamente caotica, surreali e coloratissimi costumi ed un eccezionale ligth design curato da David Hersey, dando vita a uno spettacolo che conserva intatta nel tempo la sua freschezza. Il pubblico non poteva non cedere le difese di fronte al ritmo trascinante della musica eseguita rigorosamente dal vivo da un ensemble situato in una camera insonorizzata sotto il palco e diretto da Tim Davis: una risposta fatta di applausi ritmati a scena aperta, soprattutto in alcuni momenti di azione coreografica in sala, scelta che insieme all’apparato luci in parte montato anche fuori scena, ha prodotto un coinvolgente effetto ‘immersivo’ che persiste per tutte le tre ore di spettacolo pronte a scivolare via leggere mentre tu vorresti che Cats non finisse mai.
A Bari ultime repliche oggi alle 15.30 e alle 20.30. Prossima e ultima tappa italiana a Bologna – Unipol Arena – dal 17 al 20 marzo.
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