Il rinomato cedro di Calabria e l’acqua del Mediterraneo tra gli ingredienti dell’amaro premiato ai World Liqueur Awards. Il produttore: «ho pensato a un gusto che evocasse l’estate, quella sensazione di una fresca brezza in una calda serata estiva italiana»
di Redazione FdS
Quella della Calabria per i liquori si attesta ormai come una vera e propria vocazione che sta dando vita a prodotti imbattibili per qualità delle materie prime utilizzate e creatività di chi li realizza. Dopo la vittoria del Jefferson (2018) nella duplice categoria di “Miglior liquore alle erbe” e “Miglior liquore del mondo” e quella del Rupes (2020) nella categoria “Miglior Amaro del Mondo”, è ora il turno di un liquore decisamente innovativo come MZero Sea Amaro che, nato nello splendido borgo tirrenico di Diamante (Cosenza), si è aggiudicato il riconoscimento di Miglior Amaro del Mondo e Miglior Amaro Italiano, sempre ai World Liqueur Awards, la competizione internazionale che si tiene ogni anno in Inghilterra per celebrare l’eccellenza mondiale delle bevande alcoliche.
“Profilo aromatico intenso, di arancia cotta e radici vegetali. Generoso di erbe con presenza di menta e mentastro verde. Gusto complesso di zucchero caramellato, arancia, agrumi, cannella, erbe e spezie. Stessa cosa dicasi per il finale, complesso, con note di arancia amara e dolcezza in chiusura. Piacevole amarezza nel retrogusto. Molto elegante.” Questo il giudizio che la giuria dei World Liqueur Awards ha espresso dopo aver degustato l’amaro MZero creato a Diamante da Raffaele Cammarella, avvocato e imprenditore originario di Sangineto e residente a Cittadella del Capo; il primo liquore al mondo realizzato con con acqua di mare e cedro, capace di evocare al palato le calde e profumate note marine dell’estate mediterranea. Una peculiarità che gli autorevoli giudici britannici hanno apprezzato a tal punto da spingerli a scegliere il sapore agrumato e salino dell’amaro MZero come vincitore 2021 delle categorie World’s Best Bitters e Best Italian Bitter. Il produttore ne consiglia il consumo ad una temperatura di 0 C°, ottenibile ponendo la bottiglia nel congelatore e al momento dell’uso lasciandola riposare a temperatura ambiente per pochi minuti prima di servire. Altro suggerimento, quello di sorseggiarlo accompagnandolo con dello zenzero candito, che ne esalta gusto e aroma.
È interessante provare a scoprire da dove sia nata questa combinazione, apparentemente bizzarra, tra cedro e acqua di mare. Ebbene, la risposta la si trova nello stesso processo tradizionale di lavorazione del cedro in Calabria, a cui il produttore ha pensato pescando dai ricordi di famiglia legati al bisnonno Guglielmo e suo fratello Ettore, coltivatori di cedro sulla riviera tirrenica cosentina. La fase che precede la canditura dell’agrume è quella della immersione in salamoia, cioè i frutti vengono calati in botti riempite d’acqua di mare in cui rimangono a mollo per 40-60 giorni prima che si proceda alla cosiddetta sbuzzatura, ossia l’asportazione di polpa e semi che diventeranno humus per le stesse piante di cedro, seguita dalla dissalatura in acqua corrente per alcuni giorni e dalla bollitura in uno sciroppo di acqua e zucchero di canna o acqua e glucosio per ottenere infine il cedro candito. È da questo procedimento che dunque deriva il rapporto del cedro con l’acqua marina, rivisitato da Cammarella associando i due elementi nella composizione del suo liquore, al quale essi conferiscono una marcata connotazione di freschezza capace di evocare “la sensazione di una fresca brezza in una calda serata estiva italiana”
La Riviera dei Cedri, che nella fascia settentrionale del litorale tirrenico della Calabria raggruppa ben 22 comuni ed ha in Diamante e S. Maria del Cedro le due località leader nella produzione della varietà Liscia Diamante dell’agrume Citrus medica, ha dunque un nuovo prodotto di eccellenza in grado di rappresentarla nel mondo. La Riviera dei Cedri è infatti già nota per la coltura di questo agrume antichissimo le cui radici affondano nell’antichità classica e nella cultura ebraica: il cedro che cresce in quest’area è infatti considerato dagli Ebrei osservanti la cultivar più pregiata, tant’è che i rabbini giungono ogni anno da tutto il mondo a Santa Maria del Cedro in cerca del frutto perfetto (Etrog in ebraico), destinato ad essere utilizzato come offerta votiva durante il rituale ebraico di Sukkot (Festa della Capanne o dei Tabernacoli). Questo frutto così ricco di storia e di tradizioni millenarie entra ora nella composizione di una bevanda che con il suo aroma e il suo gusto unici è riuscita a sedurre anche i più sofisticati palati contemporanei. Semplice e accattivante il design delle bottiglie realizzate con vetro a impatto zero e 100% riciclabile e un’etichetta in pelle ottenuta da scarti di conceria sottratti al macero e riutilizzati in perfetto green style.
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