di Redazione FdS
Dopo le notizie di ieri in merito all’avvio della cementificazione dei resti del Foro Romano del II° sec. a.C. presso l’area archeologica di Capo Colonna (c.d. Progetto Spa 2.4 Capocolonna) – dinanzi all’omonimo santuario dedicato all Madonna – e alla costituzione di un presidio (anche notturno) da parte di cittadini crotonesi indignati per l’iniziativa giudicata sconsiderata, è giunta notizia delle prime reazioni delle autorità competenti.
Prima di darvene resoconto ricordiamo che il caso era stato sollevato già nel settembre 2014 dalle associazioni Gettini di Vitalba e Sette Soli (attraverso Lidia Monte e Margherita Corrado, che fra l’altro è anche archeologa) le quali, in una missiva indirizzata al ministro Dario Franceschini, alla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria, alla Soprintendente dei Beni Archeologici della Calabria Simonetta Bonomi, al sindaco di Crotone Peppino Vallone e al dirigente all’urbanistica Dominijanni, hanno sollecitato una revisione del progetto evidenziandone le criticità: in primis la “non valorizzazione“ archeologica dell’area e la sua messa in pericolo attraverso un intervento troppo invasivo. Erano poi seguiti a dicembre un’altra missiva e un comunicato stampa. Intanto a Roma i parlamentari del M5S Nicola Morra e Paolo Parentela hanno presentato un’interrogazione al ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini.
Nulla è sembrato accadere, almeno fino al recentissimo inizio dei lavori a cui ha fatto seguito l’intervento di un gruppo di cittadini, fra gente comune e attivisti del Movimento 5 Stelle, che ha deciso di presidiare l’area per impedire la prosecuzione dei lavori volti a realizzare una pavimentazione in cotto riquadrata da lastre in materiale lapideo per una estensione di 30 metri in lunghezza e 15 in larghezza. Oltre alla realizzazione della pavimentazione di quella che diventerà un’area di parcheggio, con conseguente copertura dei resti del Foro della colonia romana fondata nel 194 a.C., è stato previsto anche lo scavo meccanico mediante trivellazione delle fosse necessarie alla collocazione dei plinti in cemento armato (tre per ciascun lato corto) che dovranno ancorare al suolo la copertura, lunga circa 18 metri e larga circa 9, con cui si vorrebbero proteggere le due stanze dell’edificio delle terme romane (balneum) del I secolo a.C. decorate con pavimenti a mosaico. Di fronte a questi dati sorge il legittimo dubbio su quali potrebbero essere le conseguenze delle sollecitazioni a cui l’area, e quindi anche i reperti, verrebbero a trovarsi esposti, oltre all’evidente messa fuori gioco di qualsiasi possibilità di fruizione pubblica delle antiche vestigia così celate alla vista di chiunque.
A fermare l’indignazione dei cittadini non sono bastate le rassicurazioni di Maria Grazia Aisa, funzionaria della Soprintendenza dei Beni Archeologici della Calabria con il ruolo di direttore del Parco Archeologico di Capo Colonna, la quale sta seguendo la realizzazione dei lavori oggetto dell’accesa polemica. Costei ha infatti negato lo scempio e definito l’intervento non invasivo perché la copertura dell’area starebbe avvenendo attraverso tecniche che isolano e proteggono i reperti sottostanti. Di tutt’altro avviso risulta invece essere la ricostruzione fatta nella lettera di denuncia inoltrata lo scorso dicembre alle autorità dalle due associazioni che hanno sollevato il caso.
Da notizie trapelate oggi si è appreso anche che il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, tornato ad essere sollecitato dai parlamentari 5 Stelle e da Maria Carmela Lanzetta, Ministro degli Affari Regionali e delle Autonomie, ha contattato la dott.ssa Maria Grazia Aisa, alla quale ha chiesto spiegazioni sulla vicenda. Si è appreso inoltre che l’Ufficio del Lavoro ha multato la Soprintendenza per l’omessa segnalazione dei lavori e della cartellonistica di sicurezza del cantiere.
Il Progetto Spa 2.4 Capocolonna è stato “bocciato” anche dall’ex ministro dei Beni Culturali Massimo Bray, che in un post su Facebook si è chiesto “perché, ancora una volta, non sia prevalsa l’idea di tutela di un bene comune, rispettando la sensibilità dei cittadini”. Intanto sui social network impazza la polemica anche fra la gente comune, con la creazione diversi gruppi contrari al progetto e portavoci di aspre critiche, oltre che alla Soprintendenza regionale, soprattutto all’amministrazione comunale di Crotone. Per ora a Capo Colonna si prepara un’altra notte di presidio da parte di un nuovo gruppo di cittadini che hanno dato il cambio a quanti hanno vegliato la notte scorsa; i manifestanti intendono infatti proseguire ad oltranza nella loro protesta nell’attesa di una presa di posizione definitiva del ministro Franceschini e fino a quando non ci sarà la certezza di un blocco completo dei lavori.
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