di Kasia Burney Gargiulo
Da pochi giorni 120 parchi di tutto il mondo sono confluiti in una nuova categoria di tutela UNESCO: la rete dei Global Geoparks, che comprende anche alcuni parchi naturali del Sud Italia. Oltre al Parco Nazionale del Pollino, al Parco Naturale delle Madonie ed al Parco Geominerario della Sardegna, scopriamo in elenco anche il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Monti Alburni, una delle più straordinarie concentrazioni al mondo di meraviglie naturali, storiche, archeologiche e paesaggistiche, al punto da catturare, fin dal 1997, l’attenzione dell’UNESCO che ha inserito i suoi 181 mila ettari nella Riserva della Biosfera, mentre nel 1998 il parco è diventato Patrimonio dell’Umanità insieme ai siti archeologici di Paestum e Velia e alla Certosa di Padula. Infine nel 2010, quello del Cilento è stato il primo parco nazionale italiano a diventare Geoparco, punto di partenza per il suo più recente traguardo.
Istituito nel 1991, il Parco del Cilento ha rappresentato una grande conquista per quanti fin dagli anni ’70 si sono battuti per sottrarre il suo territorio alle speculazioni edilizie e ad un turismo di massa distruttivo. Situato nella provincia di Salerno (la sede direttiva è a Vallo della Lucania), ne occupa la parte meridionale compresa tra la piana del Sele a Nord, la Basilicata a Est e a Sud, e il mar Tirreno ad Ovest, includendo in tutto o in parte i territori di 80 Comuni. Nel suo perimetro, in un’area sviluppatasi tra la fine del Cretaceo e il Pleistocene in conseguenza delle interazioni tra la placca europea e quella africana, il parco racchiude un ricco patrimonio geologico caratterizzato da un elevato grado di diversità, fra vette montuose, vallate attraversate da grandi fiumi, grotte e promontori strapiombanti su un mare spesso costeggiato da meravigliose spiagge.
La biodiversità del parco è a dir poco ricchissima e comprensiva di specie faunistiche che qui trovano uno dei loro ultimi rifugi: fra le più interessanti si segnalano una varietà di pipistrello come il molosso di Cestoni, e poi il lupo, la lontra, la lepre appenninica, il ghiro e i cervi. Molto diffusi anche i rapaci, i rettili e gli insetti fra i quali compare la rarissima Rosalia alpina di cui ci siamo occupati anche a proposito del Parco del Pollino. Numerosissime le specie botaniche – fra cui una di interesse comunitario, la Primula di Palinuro – distribuite in 25 habitat che, ritrovandosi in areali molto diversi per clima e temperature, consentono a specie come le Betulle e l’Abete bianco di proliferare senza problemi anche in pieno Mediterraneo. Particolare la vegetazione delle rupi costiere con preziose presenze come il Giglio marino, la Statice salernitana, la Primula di Palinuro, il Garofano delle rupi, alcuni esemplari di Bassia saxicola, una pianta cespugliosa estremamente rara individuata a Palinuro e prima di allora nota solo in piccole colonie sulle isole di Ischia e Stromboli, oppure ancora alcune stazioni di un endemismo esclusivo del Cilento come la Genista cilentina Vals., scoperta nella fascia costiera tra Palinuro e Montecorice. Nelle zone più interne prevalgono fra gli altri i boschi di latifoglie decidue, le leccete, e poi cerri, roverelle, aceri, carpini neri, ornielli e castagni. Salendo invece oltre i mille metri, e superata una fascia di ontani, si entra nel regno del faggio. Uno straordinario primato botanico di questo parco è infine quello di annoverare nei suoi confini ben 254 specie di orchidee selvatiche delle 319 segnalate in tutta Europa e nel bacino del Mediterraneo.
Percorrere il territorio del Parco non è solo un’esperienza unica di contatto con la natura, ma anche un’immersione in millenni di storia testimoniati da aree archeologiche di grande valore – come quella di Paestum-Capaccio o quella di Elea-Velia-Ascea, solo per citare le principali, legate alla splendida civiltà della Magna Grecia – così come dai numerosi e bellissimi centri storici (Agropoli, Castellabate, Rocca Cilento, Vatolla, Sicignano degli Alburni, Teggiano, solo per citarne alcuni), e dai ricchi musei archeologici, paleontologici, etnografici e di arte sacra di cui il parco è costellato. Sono tutte testimonianze di un territorio che fin dai primi insediamenti umani ha costituito un crocevia di scambi e relazioni con i Popoli del mare e con quelli dell’Appennino. Già nell’Età del Bronzo l’area mostrava una sua organizzazione territoriale con ben precise direttrici delle transumanze e dei traffici che lungo i monti facevano la spola dal Tirreno allo Jonio e viceversa. Insomma il Cilento ha svolto un ruolo centrale nella complessa e variegata cultura del Mediterraneo, ponendosi quale punto di intermediazione tra Asia e Africa, tra le culture nuragiche e quelle egee, tra il mondo nordico “villanoviano”, gli Enotri e i Lucani. Il tutto per secoli e secoli, senza soluzione di continuità.
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Per maggiori informazioni: Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Monti Alburni