Cosenza: quasi al via le ricerche della tomba di Alarico e la notizia finisce sulla stampa internazionale

Heinrich Leutemann, Sepoltura di Alarico nel letto del fiume Busento, da Ridpath's Universal History, 1895

Heinrich Leutemann, Sepoltura di Alarico nel letto del fiume Busento, da Ridpath’s Universal History, 1895

di Redazione FdS

La sua ultima impresa fu il famoso Sacco di Roma del 24 agosto 410, terzo assedio della Città Eterna condotto dai suoi Visigoti: un evento che ebbe immediata risonanza in tutto l’Impero, avvertito come epocale, al punto che sant’Agostino (nel suo De civitate Dei) lo interpretò come segno della prossima fine del mondo o della punizione che Dio infliggeva alla capitale del paganesimo. E in effetti quel saccheggio segnò la fine dell’Impero romano di Occidente e l’inizio dell’Alto Medioevo in Europa. Lui è Alarico I, re dei visigoti dal 395 fino alla sua morte avvenuta nella città bruzia di Cosenza, in Calabria. Da 1605 anni essa è all’origine di un irresistibile mito, quello del luogo della sepoltura alla confluenza dei due fiumi Crati e Busento e della presenza di un enorme tesoro depredato a Roma e formato da tonnellate d’oro e d’argento e dall’inestimabile Menorah di Gerusalemme, il sacro candelabro di cui i Romani si impadronirono nel 70 d.C. in occasione del saccheggio del Secondo Tempio. Un luogo e un tesoro che in tanti hanno cercato ma nessuno ha mai trovato. E mentre Alarico è ormai da secoli cittadino onorario di Cosenza, grazie anche al mito romantico alimentato dalla poesia del tedesco August von Platen Das Grab im Busento (La tomba nel Busento), tradotta in italiano da Giosuè Carducci, ecco riaffacciarsi il desiderio di trovare una conferma storica a quella leggenda. E’ stata infatti appena diffusa, ottenendo immediatamente eco internazionale (dal Corriere della Sera al britannico The Telegraph) la notizia del prossimo avvio di scavi archeologici secondo un piano operativo che, supervisionato dal Comitato tecnico-scientifico voluto dal sindaco di Cosenza e presidente della Provincia Mario Occhiuto, punterà – carte alla mano – a ritrovare i leggendari ori dell’imperatore dei Visigoti.

Il primo cittadino di Cosenza mira infatti a realizzare un ampio progetto di rilancio per la città partendo proprio dalla discussa e mitica figura di Alarico. Un percorso intrapreso fra cultura, promozione turistica, suggestioni urbane che si trova ora a una svolta importante. Il prossimo mercoledì 21 ottobre alle 11,30, infatti, i programmati lavori verranno presentati alla stampa a Roma dallo stesso Occhiuto, presso la sala Aldo Moro della Camera dei Deputati.
 

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Calabria – Scorcio della città di Cosenza dalle sponde del fiume Crati – Ph. Valentina Blasi | CCBY-SA3.0

Riuscirà l’amministrazione cosentina dove già altri hanno fallito? Non ci dimentichiamo che nel XX secolo la storia del tesoro sepolto affascinò anche Hitler, al punto che tramite Heinrich Himmler, capo delle SS, ed un team di archeologi nazisti, ne tentò il ritrovamento. Un’operazione rimasta senza esiti come tante altre prima di essa. Ma come tutte le leggende che si incrociano con la grande storia, anche quella di Alarico è dura a morire, se non altro perchè il presunto tesoro sepolto parrebbe a dir poco incommensurabile: la tradizione parla di una decina di carri colmi di ori e argenti appartenuti alla capitale del più grande impero dell’antichità, detentrice di oggetti preziosi raccolti in oltre sette secoli di guerre e conquiste in mezzo mondo. Non inferiore sarebbe tuttavia il valore storico di un eventuale ritrovamento della mitica tomba: il saccheggio di Roma rappresentò infatti anche l’inizio del lento processo di assimilazione della cultura romana da parte di popoli del Nord considerati barbari oltre che l’avvento di una nuova fase storica per la cristianità, con un ruolo incisivo del Papato. Cavalcando quindi le fonti storiche e tutta una serie di indizi che confermerebbero la sepoltura del  tesoro di Alarico nel territorio di Cosenza, il Comune e la Provincia hanno iniziato per la prima volta un piano per la sua ricerca sistematica, avvalendosi anche delle innovazioni tecniche e scientifiche oggi disponibili.

Intanto Pietro De Leo – storico medievista dell’Università della Calabria e membro del  Comitato scientifico presieduto dal prof. Alessandro Bianchi, voluto dalla amministrazione cosentina per garantire il giusto approccio all’intera operazione – ha espresso al Corriere della Sera la necessità di procedere con cautela. Anche perchè, a suo dire, non ci sono certezze assolute sul luogo esatto di sepoltura del re dei Goti e sul fatto che un immenso tesoro sia stato inumato con lui.

Eppure la leggenda, nata dal racconto di Jordanes, storico romano del VI secolo che si è occupato dei Goti in De origine actibusque Getarum, sembra indicare dei fatti precisi: i Visigoti lasciarono Roma carichi di bottino e Alarico, passando da Capua e da Nola, si diresse verso Reggio, dove una flotta lo attendeva per conquistare l’Africa, il granaio dell’impero, per poi impadronirsi dell’Italia. Ma una tempesta disperse e affondò le navi già in parte cariche e pronte a partire. Allora Alarico lasciò la città tornando a dirigersi verso Nord. Trovandosi in Calabria, nei pressi di Cosenza, il re barbaro improvvisamente si ammalò, forse di una febbre malarica, e morì. Fu quindi seppellito con i suoi tesori e il suo cavallo nel letto del fiume Busento a Cosenza e gli schiavi, che avevano lavorato alla temporanea deviazione del corso del fiume, furono uccisi perché fosse mantenuto il segreto sul luogo della sepoltura.

Quand’anche fosse tutto vero, identificare il luogo esatto del seppellimento non è cosa semplice, anche perchè in oltre 16 secoli l’assetto dei corsi d’acqua sarà andato soggetto a mutamenti, senza trascurare – come pure è stato ipotizzato da qualcuno – che l’indicazione della sepoltura nel fiume potrebbe essere un mero depistaggio volto a mascherare il luogo autentico, probabilmente non distante dalla stessa città di Cosenza. Sarà quindi molto interessante apprendere nel dettaglio la strategia di ricerca che il Comune e la Provincia di Cosenza intendono adottare.

Di questo intento, così come di quello di dedicare ad Alarico un museo nei pressi del centro storico, il sindaco di Cosenza aveva già accennato ad agosto del 2014, quando su tali temi è stata avviata una inattesa collaborazione con Edward Luttwak, politologo, esperto di assetti militari strategici e saggista rumeno naturalizzato statunitense, attento conoscitore del trattato sui Goti del Jordanes. In quella occasione Luttwak ha fatto riferimento a tecniche militari e metodologie d’avanguardia che permetterebbero di perlustrare il terreno dove si suppone possa trovarsi sepolto Alarico: “Sono riuscito – ha annunciato lo scorso anno lo studioso – a contattare un giovane ingegnere militare che si occupa dei combattimenti a Gaza e mi ha garantito che può venire a Cosenza a presentare un piano “militare” di ricerca con costi e metodologie da avviare sulle tracce di Alarico”. Nei prossimi giorni sapremo quindi se queste annunciate collaborazioni abbiano o meno avuto un seguito nel quadro delle iniziative che l’amministrazione cosentina andrà ad illustrare.

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