Da Gelsomina: un magico pezzo di storia dell’ospitalità caprese

gelsomina

di Marilena D’Ambro

Un tavolo da cucina in una modesta locanda immersa in vigneti e alberi da frutta a pochi passi dal Belvedere della Migliera ad Anacapri e il chioschetto in pietra: questo fu l’inizio di Gelsomina Maresca e di suo marito Raffaele all’insegna di ricette veraci, Axel Munthe fra i primi clienti abituali. Oggi è un ristorante di grande richiamo sotto la direzione di Michele e Teresa, la continuità di una generazione votata al gusto e all’ospitalità. La “scoperta” di Villa Ceselle, l’accogliente albergo, dove sostava Alberto Moravia con Elsa Morante ed era luogo d’incontro di Mario Soldati, Norman Douglas, Curzio Malaparte, Graham Greene.

Il ponente d’estate si leva. Tutte le sere accompagna il vespro, come un fratello che unisce coloro che credono di poterne godere, i fili d’erba rispondono alla sua chiamata con un lieve fruscio. Soffia portandosi dentro altri tempi. Tempi in cui donne dai capelli neri disegnavano a piedi nudi una stradina all’ombra di Monte Solaro. Avevano panari sul capo e tra loro c’era qualche soldato del rest camp desideroso di lavare via i nefasti ricordi della guerra. Percorrevano silenziosi il selciato respirando i fiori, assaporando tra un passo e l’atro un frutto appena colto. La seconda guerra mondiale era finita, aveva ferito Capri e molti dei suoi figli. Quegli uomini e quelle donne avevano sul cuore il peso insostenibile della perdita. Con il loro scalpiccio giungevano al Belvedere della Migliera, la bellezza prepotente di quel posto riempiva loro i polmoni, lontano dalla vista ma vicine al cuore le onde del mare sembrano tutt’oggi lenire le ferite dell’anima, ma non basta. C’è bisogno di calore, vicinanza e sorrisi. Ingredienti che si possono trovare a pochi passi, “Da Gelsomina”.

Il profumo del mare trasforma le sue note in poesia, una poesia che scioglie i suoi versi solo in chi sa ascoltare e comincia a scriversi con Donna Gelsomina negli anni ’50. Su un piccolo tavolo nella cucina di una modesta locanda, immersa in vigneti e alberi da frutto, nasce l’idea, il sogno. Un chioschetto costruito pietra dopo pietra da Donna Gelsomina insieme a suo marito Raffaele, in quei tempi unico rifugio di capresi e soldati. Donna Gelsomina ama la genuinità, le sue mani preparavano pochi e semplici piatti che affondavano e affondano le proprie radici nella vera essenza caprese, quella che sa di terra e uva: panini, bibite, melanzane sott’olio e vino della casa, destinati ad estasiare i palati di uomini d’avventura, primi turisti affascinati dall’amena bellezza di Capri.

In quella cucina rustica fatta di mestoli, “cucchiare” e fornelli, Gelsomina impastava con fantasia e sapienza apprendendo i segreti della cucina tradizionale caprese da sua madre Filomena, anima del ristorante. Ricette veraci prendevano vita grazie ai prodotti del suo orto e agli animali lì allevati: pollo al mattone cotto sul calore della pietra, coniglio alla cacciatora e spaghetti alla “chiummenzana” che abbracciavano gelosamente pomodorini maturi baciati dal sole. Poi, per chi volesse assaggiare Capri in pochi bocconi c’erano, e ci sono, i ravioli capresi. Capaci di unire la forza del mare con la poesia dei prati e delle alture anacapresi.

munthe_a_capri_con_cani Lo scrittore Axel Munthe (nellafoto, a Capri con i suoi amati cani), amico e medico personale di Filomena citata nel suo libro “Storia di San Michele”, fu tra i primi a gustare quei piatti destinati a rendere famosa nel mondo la cucina caprese, in quello che fu un primo incrocio di vite tra il medico svedese e la famiglia Maresca. Axel Munthe amava la riservatezza, sedeva sotto la pergola in cannucce chiacchierando amabilmente con Filomena, sorseggiava vino rosso godendo di quell’angolo nascosto eppure così ospitale nel cuore selvaggio di Anacapri.

In un gioco di passaparola i frequentatori aumentarono e ben presto il ristorante “Da Gelsomina” fu meta prediletta anche delle famiglie anacapresi che ritrovavano in quei sapori l’accoglienza del nido domestico. Fra gli habitué del ristorante, da circa vent’anni c’è anche la coppia svedese Gunnar Adler Karlsson e sua moglie Marianna. Innamorati dell’isola, vivono in una villetta adiacente e hanno realizzato il Parco Filosofico.

Ogni avventore che decideva di sedersi a quei tavoli con il vento tra i capelli e il mare negli occhi, oggi come ieri veniva accolto come un membro della famiglia Maresca, che nel corso degli anni ha visto crescere il proprio ristorante, gestisce l’attività imprenditoriale da tre generazioni con l’umiltà e l’entusiasmo di sempre. Il ristorante “Da Gelsomina” passa man mano sotto la direzione di Michele Maresca e di sua moglie Teresa mentre si affacciano fra i tavoli per le loro prime esperienze i fratelli Gelsomina e Raffaele Maresca che amano quel luogo con la stessa intensità con cui si ama la propria casa.

Era il 1990, la voglia di osare è ancora tanta, è tempo di ampliare quel sogno cominciato quaranta anni prima. L’impegno e la forza di volontà premiano ancora una volta la famiglia Maresca, che in una calda sera estiva, l’8 luglio, inaugura la piscina invitando le famiglie capresi. Quella stessa sera avrebbero trasmesso la finale dei Mondiali di calcio di Italia ’90. Dalle finestre spalancate la voce del cronista sportivo teneva tutti incollati davanti alla tv e il ristorante Da Gelsominadivenne, come consuetudine, luogo di condivisione per tutti i capresi, raccolti lì come in una sola grande famiglia davanti ad una vecchia televisione a tubo catodico. La sfida tra Germania e Argentina si rifletteva nelle acque limpide della piscina appena inaugurata, che da quel giorno diventerà il suo simbolo per eccellenza.

Nel 2010 apre Villa Ceselle. Michele Maresca realizza un desiderio coltivato per dieci lunghi anni. Nel 2000 la acquista per iniziarne la ristrutturazione, riportando l’antica villa ai fasti di un tempo. Dimora storica del sindaco di Anacapri Antonino Mazzarella e della governante danese Asta Sondergaard, futura moglie dell’ex primo cittadino. Negli anni ’50 decisero di aprire le porte della loro casa a turisti e ospiti illustri, trasformando la villa in un albergo. Asta ne gestirà le sorti fino alla sua morte avvenuta nel 1984. Villa Ceselle ha alle spalle una lunga storia di vita anacaprese. Non era raro scorgere lo sguardo serio e un po’ annoiato di Alberto Moravia seduto fuori al terrazzo, intento ad osservare il verde panorama anacaprese insieme alla sua compagna di allora, la scrittrice Elsa Morante. Meta di intellettuali, Villa Ceselle divenne luogo prescelto di salotti letterari, punto di riferimento e testimone di importanti pagine della cultura internazionale. Proprio lì, in quella rustica dimora persa nel verde, ma sempre presente nel cuore di chi ha avuto l’occasione di sostarvi, si recavano Graham Greene, Norman Douglas, Mario Soldati, Curzio Malaparte e Axel Munthe. Oggi Villa Ceselle è un accogliente albergo nuovamente capace di comunicare ai visitatori il vigore di un tempo e lo spirito di quegli anni, il sole risplende ancora attraverso le enormi finestrate, i suoi raggi riscaldano ancora le foglie della vecchia palma in giardino.

Tre i simboli sopra il cancello d’ingresso, tra i quali spicca la cornucopia simbolo di abbondanza, oggi la direzione di Villa Ceselle è affidata alla figlia di Michele Maresca, Gelsomina, che insieme a suo fratello Raffaele rappresenta il futuro delle due attività familiari. I fratelli Maresca hanno Anacapri nel cuore, sin dalla più tenera età, insieme alla madre e alla zia hanno vissuto la propria infanzia presso un’altra storica casa anacaprese, Villa Materita, di cui ne erano custodi, un tempo ancora intatta e dimora di Axel Munthe.

Proprio in quegli anni, fatti di gioia e spensieratezza, i due fratelli passeggiavano spesso lungo il viale che costeggia il cancello di Villa Ceselle, Gelsomina intravedeva quella palma che tra i fruscii del vento sembrava già ammiccare a colei che sarebbe diventata un giorno sua custode. Oggi sostare “Da Gelsomina” e a Villa Ceselle significa non solo ripercorrere pagine di storia caprese, assaporando la bellezza in un sol boccone, ma trovare quel calore tipico delle mura domestiche.

FdS – Courtesy of L’ISOLA

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