Da Malta un capolavoro di Mattia Preti in mostra al Museo Diocesano di Oppido Mamertina

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Mattia Preti - Santissima Trinità, 1671 - Chiesa dei Francescani, La Valletta, Malta

Mattia Preti – Santissima Trinità, 1671 – Chiesa dei Francescani, La Valletta, Malta

di Redazione FdS

Dal 4 novembre al 10 dicembre, presso il Museo Diocesano Oppido-Palmi di Oppido Mamertina (Reggio Calabria), sarà in mostra il dipinto Santissima Trinità del grande pittore calabrese del Seicento Mattia Preti. Il dipinto è un raro esempio di opera firmata del Maestro di cui nel 2013 la Calabria ha celebrato il quarto Centenario dalla nascita. L’opera viene esposta in occasione di un’altra importante ricorrenza, ossia il quarto Centenario dalla nascita di Gregorio Carafa della Spina, principe di Roccella e Gran Maestro dei Cavalieri di Malta. Progettazione, organizzazione e cura della mostra sono di Paolo Martino, direttore del Museo Diocesano, con la collaborazione di Sante Guido, Giuseppe Mantella e Stefania Russo. Determinante anche la collaborazione ell’Ambasciata di Malta in Italia, del Polo Museale della Calabria, e della Superintendence of Cultural Heritage Malta. L’inaugurazione dell’esposizione è prevista per il 4 novembre 2015 e ad essa interverranno Salvatore Patamia (Segretario Regionale Beni Culturali della Calabria) e Margherita Eichberg (Soprintendente per le Belle Arti e il paesaggio della Calabria). A introdurre l’evento sarà S.E. Mons. Francesco Milito, Vescovo della Diocesi di Oppido-Palmi.

Il dipinto di Mattia Preti raffigurante la Santissima Trinità, realizzato nel 1671 per la Chiesa dei Francescani a La Valletta (Malta), costituisce il coronamento della pala d’altare dedicata a san Luca. La tela, a terminazione ricurva, raffigura Dio Padre che sorregge il corpo morto di Cristo; entrambi sono vegliati dalla colomba dello Spirito che scende dall’alto portando la luce della Grazia. Per la cimasa dell’altare, l’artista scelse di dipingere le figure in primissimo piano, compresse in un spazio ridotto che non prevede alcun elemento di contesto ambientale, ma solo un fondo bruno. In questo modo l’attenzione è concentrata sui protagonisti: sul corpo livido del Figlio, disteso e abbandonato, e sull’imponente immagine del Padre dallo sguardo dolente.

Part. del dipinto Santissima Trinità di Mattia Preti, 1671 - Chiesa dei Francescani, Malta

Part. del dipinto Santissima Trinità di Mattia Preti, 1671 – Chiesa dei Francescani, Malta

Nel comporre l’immagine, Mattia Preti si servì di un taglio diagonale, creando un cono prospettico che enfatizza la drammaticità della scena; le braccia aperte di Dio accolgono Cristo con un gesto che è insieme la rassegnata presa d’atto degli eventi, ma anche l’affettuosa condivisione del destino del Figlio. La costruzione in tralice consente, inoltre, di modulare gli effetti della luce con il digradare dei piani verso il fondo. Il volto del Padre o il busto ignudo di Cristo appaiono così investiti da un chiarore diffuso, mentre suggestivi effetti di chiaroscuro caratterizzano la mano destra di Dio, che quasi si perde nell’ombra, o il volto di Gesù reclinato su un lato. La gamma cromatica impiegata è assai ridotta e le tinte, perfettamente armonizzate, sono modulate dal bianco all’oro, dal bruno al rosato, proprio per evitare netti contrasti e salti cromatici, privilegiando la dimensione intima e emotiva della raffigurazione. Grazie ad un attento studio compositivo e all’abilità dell’artista, la cimasa con la Santissima Trinità, lungi dall’essere un banale elemento di coronamento, appare dunque come un capolavoro assolutamente compiuto e a sé stante: una “possente meditazione sui misteri del sacrificio e redenzione di Cristo” (J.T. Spike 1999).

Gli studiosi, sulla base delle poche notizie documentali riguardanti la tela, hanno associato la realizzazione della cimasa alla pala sottostante, attribuendola al Cavalier calabrese e collocandone l’esecuzione al 1671. Le recenti operazioni di restauro hanno confermato l’autografia del dipinto sia per la rilevanza della qualità pittorica, che per l’acronimo FMP rinvenuto sulla parte retrostante della tela. La sigla – che sta per Fra’ Mattia Preti – costituisce la firma dell’artista, cavaliere dell’Ordine Gerosolimitano; rappresenta un evento assai raro nella carriera del pittore che pochissime volte contrassegnò con il proprio nome le sue opere. Le iniziali dipinte sul retro della tela sono accompagnate da un simbolo eseguito con un’unica pennellata che ricorda il “nodo di salomone” o una elaborazione grafico-decorativa del caduceo, simbolo della medicina e possibile riferimento alla figura di Luca, protagonista della pala sottostante”.

(Sante Guido – Giuseppe Mantella)

Museo Diocesano, Oppido Mamertina,
Piazza Duomo
Info: 0966.86513 – 0966.419823


 
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