di Redazione FdS
Organizzata dal Comune di Castellammare di Stabia in collaborazione con la Soprintedenza per i Beni Archeologici di Pompei, si è inaugurata oggi a Castellammare di Stabia (Napoli) la mostra “Dal buio alla luce” dedicata all’antica città vesuviana di Stabiae perita sotto l’eruzione del 79 d.C. che distrusse Pompei ed Ercolano. In mostra fino al 30 settembre 2014 sono 40 splendidi reperti archeologici degli 8000 sepolti e dimenticati dal ‘97 nel magazzino dell’Antiquarium stabiano. Finalmente rivedono la luce per meravigliare i visitatori con la loro assoluta bellezza.
Affreschi, utensili domestici ed il famoso carro romano, un esemplare unico nel suo genere, hanno finalmente trovato una degna esposizione nel Palazzo Reale di Quisisana. Si tratta di tesori provenienti dalle ville romane Arianna e S Marco dell’ager stabianus, che già hanno riscosso successo internazionale nelle recenti mostre all’Hermitage di S. Pietroburgo, a Londra e negli Usa. I reperti da ammirare sono distribuiti in 7 sale e sono corredati da pannelli esplicativi di facile fruizione.
Questa mostra è anche l’occasione propizia per presentare un progetto volto a iscrivere Stabiae nel circuito comprendente le città di Pompei, Ercolano ed Oplonti e quindi a inserirla nel Patrimonio dell’Unesco quale luogo di interesse planetario. L’idea è quella di creare un macro-sito che vada dal Parco Nazionale del Vesuvio fino alla Reggia di Quisisana. Alla inaugurazione sono infatti intervenuti Massimo Osanna, Sovrintendete dell’area archeologica di Pompei e Adele Lagi, referente dell’ufficio Patrimonio mondiale dell’Unesco del MIBACT. Per Castellammare questa può essere una svolta per dare nuova vita all’area archeologica che, nella collina di Varano, custodisce testimonianza del passato glorioso di Stabiae, fermo nel tempo all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Perchè però questa aspirazione possa diventare una realtà occorrerà l’intervento degli enti locali finalizzato a creare infrastrutture idonee alla conservazione e alla gestione non solo del patrimonio artistico-culturale, ma anche del contesto naturale in cui questo patrimonio è collocato. Infatti fra i parametri dell’Unesco vi è proprio la capacità di garantire un rapporto armonico tra siti e paesaggio.
Intanto la mostra va mettere in luce un aspetto profondamente negativo della gestione condotta finora di questo patrimonio culturale: la mancata realizzazione di un museo a Castellammare con la conseguente negazione, al territorio e ai visitatori di tutto il mondo, di reperti rimasti relegati all’interno del vecchio Antiquarium ormai chiuso da 17 anni, così come il finora mancato inserimento di Stabiae nella lista dei siti Unesco appartenenti all’area vesuviana. L’Antiquarium stabiano fu aperto per volere di Libero d’Orsi, che promosse la ripresa delle esplorazioni archeologiche sulla collina di Varano nel 1950, ed è stato poi chiuso nel 1997 a causa di lavori in alcune sale di quello che comunque era destinato ad essere un contenitore museale temporaneo. Da allora si sono vanamente susseguiti vari progetti per un nuovo museo: si parlò di Villa Gabola negli anni’80, poi fu il turno della Reggia di Quisisana restaurata con 16 milioni di euro di fondi CIPE, sede che avrebbe dovuto ospitare anche una scuola di restauro. Nel 2007 altre risorse furono stanziate dalla Regione Campania per realizzare il Museo Archeologico Stabiano a Quisisana e nel 2010 è stato approvato il “Piano di utilizzo e gestione del Palazzo Reale di Quisisana” con una convenzione tra Mibact, Regione Campania, Provincia di Napoli, Città di Castellammare di Stabia, Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Il piano fu approvato dal consiglio comunale e dalla giunta regionale nel marzo 2010. Poi il silenzio e l’inerzia, per cui ad oggi gli 8000 reperti di Stabiae non hanno ancora trovato una loro collocazione, relegati come sono nell’antiquarium trasformato in deposito.
Il nuovo Soprintendente di Pompei Massimo Osanna, presente all’inaugurazione, ha manifestato la volontà di una adeguata valorizzazione del sito stabiano, attraverso una recuperata fruizione delle ville romane e la trasformazione della Reggia di Quisisana in un polo museale e culturale a vari livelli, fra cui la realizzazione di una Summer School internazionale di archeologia e restauro. Su questi obiettivi si sono detti d’accordo il sindaco Nicola Cuomo e Olimpia De Simone che ha curato insieme al Comune e alla Soprintendenza la realizzazione della mostra.
Adele Lagi, referente dell’Ufficio Unesco del Segretariato Generale, sta – come si accennava prima – curando la candidatura di Stabiae a sito Unesco muovendo dall’idea che la zona tutelata dall’Unesco debba comprendere tutti i siti vesuviani per via dei legami storici e culturali e per l’evento naturale che ne comportò la distruzione. Dalla Reggia di Portici fino a Castellammare sarà questa l’area proposta come bene da tutelare per le generazioni future.
Palazzo Reale di Quisisana, Castellammare di Stabia
Via Quisisana
Info: 081 390 0111
IL LUOGO