Dal mare di Crotone riemerge un’antica cava di macine per il grano. La scoperta fortuita di architetto

Le macine riemerse lungo la costa di Crotone

Le macine riemerse lungo la costa di Crotone

di Redazione FdS

Un insolito e casuale ritrovamento sul litorale di Crotone riporta alla luce tracce dell’antica lavorazione dei cereali le cui origini si perdono nell’arco dei millenni. Nel caso specifico non è dato ancora sapere a che epoca risalgano esattamente i reperti, ma è certo che presso il mare antistante il cinquecentesco Convento dei Carmelitani – in un’area posizionata un tempo fuori le mura della città, sulla via per Capo Colonna, sito celebre per i resti del santuario greco dedicato ad Hera Lacinia – è riemerso un gruppo di macine da mulino, le quali farebbero pensare all’esistenza in loco di una vera e propria cava dalla cui pietra si ricavavano questi utilissimi strumenti. A fare la curiosa scoperta, lo scorso 26 giugno nel corso di una passeggiata a mare, è stato l’architetto crotonese Marina Giulia Vincelli, la quale ha informato per iscritto la Soprintendenza di Cosenza, allegando anche del materiale fotografico. La segnalazione ha fatto seguito ad un ulteriore sopralluogo effettuato dall’architetto in compagnia di Vincenzo Fabiani, direttore del Gruppo Archeologico Krotoniate (GAK) che ha confermato l’interesse del ritrovamento.

Scorcio del Convento dei Carmelitani, XVI-XVII secolo, Crotone

Scorcio del Convento dei Carmelitani, XVI-XVII secolo, Crotone

Come riferisce Vincelli, nell’area del ritrovamento “sorge uno stabilimento balneare, abbastanza frequentato d’estate e un noto ristorante. Per effetto delle mareggiate e del moto ondoso, con la presenza della barriera frangiflutti costruita negli anni ’80, è emersa parte di una cava di macine affiorante a pelo d’acqua. La cava, – ipotizza l’architetto –, si estendeva sotto i massi della nuova barriera frangiflutti in blocchi cementiferi, ma questo si potrà meglio accertare tramite futuri sondaggi da parte della Soprintendenza.”

Che possa trattarsi di una cava e non di un deposito emerge dal fatto che – come fa notare Vincelli – le macine risultano cavate ma non del tutto estratte dal banco roccioso. Sono almeno quattro, si presentano corrose dalle mareggiate e in parte coperte dalla sabbia del fondale ma si intravedono a occhio nudo ad appena qualche centimetro sott’acqua. Su una di esse, in particolare – nota l’architetto – sono ancora visibili le incisioni superficiali sul blocco di pietra da cui doveva essere estratta.

Vincelli ha chiesto alla Soprintendenza di voler approfondire con ulteriori studi il sito, che sembra essere di interesse geologico e storico ed ha inoltre auspicato l’intervento di un funzionario della Soprintendenza per verificare lo stato dei luoghi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Rispondi

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono segnalati *

*

Torna su