di Kasia Burney Gargiulo
Rinomata per le sue bellezze architettoniche d’epoca medievale e barocca ed annoverata fra i Borghi Autentici d’Italia, la città salentina di Galàtone (Lecce) è la patria di un prezioso eucologio del XII secolo di cui si erano perse le tracce dal 1917. Si tratta di un libro della Chiesa greca che raccoglie le tre grandi liturgie di s. Basilio, s. Giovanni Crisostomo e della Madonna, le acolutie (ossia i formulari delle ore canoniche) e una serie di preghiere. Fra i vari riti contemplati al suo interno anche quelli del fidanzamento e del matrimonio. Il testo è integrato da bei disegni che compaiono nell’intestazione e sui margini. La presenza di un manoscritto del genere non sorprende in una città le cui origini si fanno risalire al periodo greco-bizantino e in cui è stata in uso per secoli la lingua greca così come la religione greco-ortodossa.
Questo manoscritto, catalogato come Codice di Galatone 1, era custodito presso l’Archivio Storico della Colleggiata di Maria SS. Assunta a Galàtone quando in piena Grande Guerra sembrava fosse andato perduto per sempre. Nel 2015 però, Stefano Parenti, bizantinista al Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma, ha annunciato di averlo ritrovato nella “David M. Rubenstein” Rare Books & Manuscript Library presso la Duke University di Durham, nel North Carolina (USA), e identificato nel manoscritto greco 19 nel quale lo studioso ha riscontrato sorprendenti coincidenze con quanto già noto del codice salentino. Rivelatrici sono state in particolare alcune preghiere e la loro posizione all’interno del manoscritto: si tratta di una cospicua raccolta (ff. 191-213) di preghiere ‘dietro l’ambone’ (ὀπισθάμβωνοι), un tipo di repertorio che – scrive Parenti – è raro negli eucologi del Salento, ragion per cui sono noti da tempo quelli che lo contengono, fra i quali appunto l’eucologio di Galàtone scomparso nel 1917, che lo riportava proprio nei ff. 191-213 come segnalato in una descrizione pubblicata nel 1888 da Ermanno Aar. Unica discrepanza le dimensioni del codice, leggermente ridimensionato a seguito di una nuova rilegatura, così come posteriore alla sparizione è il distacco dal codice originario di un bifoglio di guardia, sempre di contenuto eucologico, che oggi porta la segnatura Ms. Gr. 20. Gli esiti della ricerca di Parenti sono stati pubblicati sulla rivista Segno e Testo della Fondazione Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo di Spoleto e dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale. Lo studio di Parenti sul manoscritto ha rivelato alcuni elementi inediti che comporteranno inevitabilmente la revisione di aspetti della liturgia greca che si credevano noti, fra cui la datazione di una certa tipologia di preghiera che dovrà essere anticipata.
Secondo la ricostruzione di Parenti, il manoscritto sarebbe approdato negli USA dopo il 1917 (in quell’anno era ancora in sede) e prima del 1940, anno di pubblicazione di un Census dei manoscritti del Medioevo e del Rinascimento conservati negli Stati Uniti e in Canada che lo menziona. Alla biblioteca della Duke University sarebbe arrivato dopo essere transitato per la biblioteca di Acton Griscom a High Point nel New Jersey, la cui chiusura a metà del ‘900 determinò la vendita dei rispettivi fondi librari sul mercato antiquario. Fu infatti una libreria antiquaria a venderlo alla Duke University nell’estate 1953 per 275 dollari, un acquisto reso noto nel corso dello stesso anno sulle pagine del bollettino Library Notes della Duke University, senza tuttavia menzionare il precedente passaggio nella collezione di Acton Griscom. Una scheda descrittiva approntata dal personale della biblioteca riconduceva l’origine del manoscritto all’Italia meridionale e ne attribuiva la grafia ai copisti salentini Augustio e Andrea da Brindisi, già noti per altri codici custoditi a Firenze, Milano e Londra.
Quello dal Salento agli USA rimane un viaggio dai contorni ancora oscuri, ma senz’altro agevolato da una totale mancanza di vigilanza da parte di chi avrebbe dovuto prendersi cura di questo prezioso bene culturale. Ora non resta che auspicare un rientro in Salento dell’antico testo liturgico, data la sua ‘migrazione’ di dubbia legittimità; rientro per il quale la Curia Vescovile di Nardò-Gallipoli ha dichiarato il proprio impegno, grazie anche al sostegno del comune di Galàtone.
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Bibliografia:
Stefano Parenti, Dal Salento al North Carolina: ritrovato l’eucologio di Galàtone (Durham, Duke University Library, Ms. Gr. 19 e 20, in Segno e Testo (pp. 327-329), n. 12/2014, Fondazione Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo di Spoleto e dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, Spoleto, 2015