di Redazione FdS
Come larve sono proprio bruttine, come farfalle un po’ meno: sono i Tricotteri o Phryganes e la loro particolarità è quella di costruirsi un fodero mobile, composto con l’aiuto di accessori esterni presenti nel loro ambiente naturale (ramoscelli, foglie, ghiaie, grani di sabbia, sedimenti, conchiglie di Planorbes e altre lumache acquatiche). Ispirato da questa loro abilità costruttiva l’artista francese Hubert Duprat (nella foto sotto) ha pensato di mettere a loro disposizione dei materiali che definire ‘singolari’ è dir poco: pagliuzze d’oro, perle, pietre preziose e semi-preziose tagliate in cabochon oppure sfaccettate (diamanti, smeraldi, rubino, zaffiri, turchesi, opali, lapislazzuli). Gli insetti diventano così gioiellieri e i loro scrigni sono veri e propri pezzi di oreficeria.
Artista concettuale partigiano di un’idea d’arte come “fatto mentale”, Hubert Duprat da circa trent’anni anni (lui di anni ne ha 57) mescola i campi, intraprende degli accostamenti inediti, associa conoscenze scientifiche, citazioni mitologiche, allusioni simboliche, riferimenti letterari, abilità molto diverse. In seno alla sua biblioteca-laboratorio, situata a mezza strada tra uno studiolo e un gabinetto da dilettante, Hubert Duprat sfoglia e consulta lavori che trattano tanto di letteratura che di archeologia, di storia, di filosofia, di ottica, di scienze naturali e ancora di storia delle tecniche.
Artista dilettante, amatore della poliedrica tradizione artistica ereditata dal Rinascimento, che non separa le differenti forme di investigazione e di curiosità, Duprat considera il mondo come un repertorio inesauribile di immagini minerali, vegetali, animali e culturali. Combinando formazione naturale e artificio, esplora ogni tipo di materiali (osso, avorio, madreperla, oro, mica, terracotta, quarzo, ciottoli, magnetite, corallo, ambra, ebano, marmo, cemento, rame, fili di lino, ecc.) più o meno preziosi, rudimentali, densi, traslucidi, stabili, ruvidi, lisci, ecc.
Proponendo una vera fusione delle arti cosiddette maggiori e minori, le sue opere crescono per contaminazioni reciproche, deviazioni incongrue, e giochi dalle corrispondenze imprevedibili. Materialmente e/o formalmente ambigue, giocano con le nostre percezioni (che siano visuali, tattili o olfattive) proponendo effetti vari di superfici con diversi assemblaggi, intarsi vari, mosaici o altre tecniche di rivestimento. Mettono in rilievo ed interrogano il processo, la dimensione antropologica ed artigianale del gesto che li ha fatti nascere, una fabbrica delegata ai migliori operai che siano larve animali o altri collaboratori, le cui pratiche provengono dalle arti applicate. Talvolta minimali e manieriste, misteriose e complesse, strane e poetiche, le opere scultoree di Hubert Duprat toccano la questione della postmodernità, della sopravvivenza, della attualizzazione e del re-impiego.
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