di Kasia Burney Gargiulo
E’ determinata più che mai a raggiungere il suo obiettivo, agognato coronamento di un sogno coltivato fin da ragazza. Il sogno, ormai vicino a diventare realtà, di Diana Kennedy, fumettista tedesca da anni residente in Francia e protagonista di una bizzarra avventura che dal paese d’Oltralpe la sta portando nel profondo sud dell’Italia, per la precisione a Maglie (Lecce), nella Puglia salentina. Di bizzarro c’è che l’artista cinquantenne, partita il 17 aprile scorso dal sud della Francia, sta viaggiando a piedi, accompagnata dal suo mulo Gamin, in quello che lei definisce “il mio cammino di Compostela”, un pellegrinaggio laico che ha una meta ben precisa: raggiungere il paese natale di Aldo Moro, il politico italiano barbaramente ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978. Diana e Gamin hanno già raggiunto Torrita Tiberina, in provincia di Roma, dove si trova la tomba di Aldo Moro, mentre il suo arrivo in Puglia è previsto per la fine di ottobre o gli inizi di novembre.
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La storia di questo viaggio con tutti i suoi protagonisti, a cui si aggiungerà anche la figura dell’indimenticato presidente americano J. F. Kennedy, farà parte del contenuto di un libro che Diana ha in mente di pubblicare. Ma perchè proprio Aldo Moro? La ragione – spiega Diana – risiede nel fatto che la morte dello statista democristiano la colpì terribilmente quando era appena dodicenne e da allora la sua figura ha assunto per lei un significato talmente profondo e personale da comparire in diversi suoi libri di successo dedicati ai fumetti. Famosa in Germania, Francia e Inghilterra, Diana è praticamente sconosciuta in Italia, patria del suo idolo Aldo Moro, ma dopo questa impresa c’è da scommettere che la popolarità le pioverà addosso, come del resto sta già accadendo.
“Questo leader politico italiano, rapito, assassinato dalle Brigate Rosse nel 1978 – ha dichiarato Diana – ha segnato la mia infanzia e gioca un ruolo importante nel mio lavoro artistico e nella mia vita spirituale. Un pellegrinaggio per lui è una vera vocazione del cuore. Il mio percorso ha previsto una fermata nel villaggio di Torrida, vicino Roma, dove Moro riposa, e terminerà a Maglie, suo luogo di nascita…”
L’dea del viaggio – racconta l’artista – ha cominciato ad assumere una forma concreta due anni fa quando, decisa più che mai a visitare di persona i luoghi dove ha vissuto Aldo Moro, ha imparato la lingua italiana, si è procurata l’asinello ed ha pianificato nei dettagli il lungo percorso. Nei diversi luoghi di sosta programmati, chiedendo ospitalità nei pressi di di abitazioni e casolari, Diana smonta ogni mattina all’alba la sua piccola tenda, carica il bagaglio sul dorso dell’asino e riprende il cammino, fatto di tratte di una ventina di chilometri l’una, lungo traiettorie lontane dal traffico automobilistico. Come una viaggiatrice d’altri tempi durante il percorso Diana non manca di prendere appunti e di tracciare disegni che riproducono i protagonisti del suo prossimo libro. Inoltre fa piccoli resoconti del suo viaggio sul proprio profilo Facebook che, non a caso, ha per copertina un suo disegno con il volto di Aldo Moro.
Tornando a parlare dello statista pugliese e delle motivazioni del suo viaggio, aggiunge: “Aldo Moro ha fatto parte della mia infanzia. Erano gli anni del terrorismo, anche in Germania. Avevo un’età in cui gli occhi si aprono al mondo e certe cose mi facevano paura. Il suo rapimento fu un colpo anche per me: dappertutto c’erano le foto del suo sequestro. Quando fu trovato morto rimasi senza parole davanti la prima pagina del giornale…Di lui – spiega – mi ha sempre affascinato il suo sguardo alternativo sulle cose, il suo essere mite ma insieme forte. Ho sentito il bisogno di visitare la sua tomba, conoscere il suo paese e il suo popolo. Ma per farlo non potevo venire in macchina, volevo una “total immersion”. Così ho iniziato a studiare italiano e ho comprato Gamin. Finora è andato tutto bene, anche perchè l’ospitalità in Italia è di un altro livello: spesso mi sento ricevuta come una regina”.