Dalla Magna Grecia a Saint Louis: lo straordinario elmo del tiranno di Metaponto

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Elmo a protome di ariete da Metaponto, bronzo, VI sec. a.C. | Saint Louis Art Museum, USA

di Kasia Burney Gargiulo

Dalla magnogreca Metaponto all’americana Saint Louis (Missouri), un viaggio di sola andata. O forse no, qualora ci fossero i margini per trattare con il Sain Louis Art Museum una sua eventuale restituzione. Ma questa è materia che compete alle autorità italiane di tutela del Patrimonio Culturale. A noi invece piace accendere i riflettori su uno dei capolavori dell’arte magnogreca del periodo arcaico che ha preso la via dell’estero come tanti altri reperti italiani oggetto di scavo clandestino andati a rimpinguare le collezioni dei musei stranieri o a dar lustro alla residenza di qualche magnate in cerca di status symbol. Parliamo dello splendido elmo in bronzo e avorio con protome di ariete e paragnatidi decorate con lo stesso motivo, databile al VI sec. a.C.  e  proveniente dall’antica colonia greca di Metaponto (Matera), località in cui fu rinvenuto anche il Tripode dell’Altes Museum di Berlino, altro straordinario reperto di cui ci siamo già occupati.

Secondo la ricostruzione degli archeologi, l’opera proverrebbe da una tomba ritrovata nel 1942 durante lavori di cava nella Necropoli di Crucinia, area funeraria alle porte della città da cui sono riemerse oltre 600 tombe, delle quali diverse attribuibili alle locali élite aristocratiche. Il luogo, situato lungo uno degli assi principali che collegavano la città con il territorio circostante, si trova oggi lungo strada n. 175 per Matera a est dell’incrocio con la statale Jonica 106. La tomba, di notevoli dimensioni (2.60 x 1.15 x 1.35), da cui si ritiene provenisse l’elmo, conteneva una panoplia (armatura) quasi completa di cui al Museo Archeologico di Metaponto si conservano pochi frammenti (il resto è stato trafugato e trasferito all’estero) e di cui l’elmo costituisce l’elemento di maggior valore artistico. In base all’ipotesi avanzata dall’archeologo Antonio De Siena e condivisa da altri studiosi, potrebbe trattarsi della tomba del tiranno Archelao, promotore del primo rilevante assetto urbanistico di Metaponto ma instauratore di un regime assoluto miseramente crollato a seguito della sua uccisione per mano dei due amanti Antileon e Ipparino della cui vicenda, per molti versi simile a quella dei tirannicidi ateniesi Armodio e Aristogitone, hanno conservato memoria importanti autori dell’antichità come Aristotele e Plutarco. Due figure su cui si sono riaccesi i riflettori dopo il ritrovamento della loro presunta tomba – un complesso a quattro camere sepolcrali di cui due vuote a uso di cenotafio – a poca distanza da quelle presumibilmente attribuibili al tiranno e ad altri membri illustri del suo gruppo familiare (ghenos).

L’opera, riconosciuta dal Saint Louis Art Museum come proveniente da Metaponto, risulta approdata sul mercato antiquario nel 1949 per iniziativa di un collezionista di Basilea. Inutile dire che la Svizzera è notoriamente una delle principali aree di ricettazione e smistamento di materiali archeologici di provenienza illecita. In quello stesso anno l’oggetto è quindi passato in una collezione privata californiana dal cui proprietario lo ha acquistato il museo di Saint Louis, nel Missouri, che da allora lo detiene. Nella scheda che lo accompagna, il reperto viene descritto come un elmo che, date le dimensioni, dovette servire a scopo cerimoniale più che con una reale funzione difensiva. Del resto la stessa fattura, ottenuta martellando una singola lamina di bronzo, lo rende estremamente leggero e inadatto al campo di battaglia. La decorazione che ne caratterizza parti della superficie è stata ottenuta utilizzando una serie di tecniche di lavorazione del metallo come lo sbalzo, la punzonatura, la tracciatura, l’incisione. Tracce di interventi di restauro risultano presenti su corna, orecchie e occhi della testa di ariete che funge da cimiero. Quella dell’ariete, sottolineano gli esperti del museo, è stata una scelta idonea per la decorazione di un elmo militare perchè gli animali hanno un cranio a doppio strato che li protegge con particolare efficacia dalle lesioni. Senza dubbio si tratta di un’opera rara per complessità strutturale e ricercatezza esecutiva; una di quelle preziose testimonianze della civiltà magno-greca che sogneremmo di rivedere nel proprio luogo di origine.

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Bibliografia:
Joseph Coleman Carter, La scoperta del territorio rurale greco di Metaponto, Osanna Edizioni, Venosa 2008, 400 pp.
Antonio De Siena, Osservazioni su alcune tombe monumentali arcaiche della necropoli occidentale, in Bollettino d’Arte n. 143, gennaio-marzo 2008, pp. 4, 8 – 11 – Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
Liliana Giardino – Antonio De Siena, Metaponto, in Emanuele Greco (a cura di), “La città greca antica. Istituzioni, società e forme urbane”, Donzelli, Roma 1999, 464 pp.
Deborah Rocchietti, Aree sepolcrali a Metaponto. Corredi ed ideologia funeraria fra VI e III sec.a.C., Consiglio Regionale della Basilicata, 2002, 247 pp.

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