di Kasia Burney Gargiulo
La più precisa datazione di un muro greco e il ritrovamento di un frammento ceramico a vernice nera con un’iscrizione dedicata ad Igea, dea della salute, figlia di Asclepio, dio della medicina, hanno rivelato una più remota origine del sito termale di Agnano (Napoli), uno dei più antichi d’Europa e di tutto il Mediterraneo. Che ad Agnano, nell’area delle attuali Terme, esistesse un muro greco in blocchi di tufo era cosa già nota, ma grazie all’importante scoperta avvenuta l’estate scorsa “si può affermare con certezza – spiega Marco Giglio, archeologo dell’Università “L’Orientale” di Napoli – “che quel muro di terrazzamento in blocchi di tufo è appartenuto ad un santuario dedicato alle due divinità connesse al culto delle acque salutari e che quindi il loro utilizzo a scopo terapeutico in questo luogo risale a 2500 anni fa”. A essere retrodatata anche l’origine della vasta struttura termale romana, a seguito del ritrovamento di un pavimento musivo a tessere bianche di epoca augustea, elemento inedito rispetto alle prevalenti strutture del periodo adrianeo disseminate lungo le adiacenti colline. E molte altre sorprese potrebbero riservare questo luogo se ci sarà la possibilità di proseguire gli scavi, anche perchè l’identificato santuario greco con fonte annessa potrebbe non essere la struttura termale più antica della zona. È infatti probabile che i coloni greci abbiano riscontrato un uso termale delle sorgenti flegree già da parte delle popolazioni preelleniche residenti, come i Volsci, gli Opici o i misteriosi Cimmeri a cui la leggenda attribuisce l’uso di grotte termali già in tempi preistorici.
NUOVI SCAVI DOPO OLTRE UN SECOLO
Alle Terme di Agnano si è tornati a scavare dopo oltre un secolo. Era il 1898 quando il medico ungherese Schneer, proprietario del terreno e promotore della nascita dello stabilimento termale moderno, fece alcuni saggi di scavo rinvenendo strutture di epoca romana. Seguirono subito più accurate indagini archeologiche pubblicate dal Macchioro nel 1911, ma poi più nulla. Dal 2013 è ripreso lo studio del complesso termale antico e la scorsa estate, fra giugno e luglio, si è svolta una nuova campagna di scavi che – ha spiegato l’archeologo Giglio – “sono stati curati dall’Università “L’Orientale” di Napoli in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia della Campania e le Terme di Agnano SpA, realizzando alcuni saggi di limitata estensione che hanno visto la partecipazione degli studenti dell’Ateneo, secondo la formula dello scavo scuola”.
Il complesso archeologico delle Terme di Agnano, composto da quattro distinte aree (complesso di età ellenistica, Grotta del Cane, complesso termale di età romana, ponte di età romana) è oggi in parte proprietà delle Terme e in parte del Ministero della Difesa che utilizza il proprio settore come caserma ippica. Provenienti dal frigidarium del complesso romano, presso la Day Spa delle Terme di Agnano si conservano quattro statue ritrovate nell’Ottocento prima dell’inizio degli scavi regolari: raffigurano Venere marina, Afrodite armata, Hermes con Dioniso bambino, Ganimede e facevano parte della decorazione dell’edificio antico.
Nel recente scavo, che ha permesso di retrodatare il complesso romano all’età augustea grazie al ritrovamento di un mosaico, l’attenzione si è soffermata anche sul complesso di età ellenistica costituito da un robusto muro di terrazzamento in blocchi di tufo parzialmente ricoperto dall’acqua che sgorga da una delle fonti che alimentano il complesso termale. Tale muro anche in antico era legato alla fonte, come si evince da un canale che lo attraversa. Il saggio di scavo effettuato in questo punto ha consentito una più precisa datazione dell’edificio alla metà del IV sec. a.C., mentre il ritrovamento di diversi unguentari e dei due frammenti di vernice nera con iscrizione ha permesso di ricondurre i resti ad un santuario terapeutico dedicato alla coppia Igea-Asclepio, divinità della buona salute.
AGNANO: ASCESA E DECLINO DI UN LUOGO MAGICO
La Terra, l’Acqua e il Fuoco sono gli elementi che ad Agnano si uniscono a creare uno dei fenomeni naturali più affascinanti, quello delle acque termali il cui uso a scopo terapeutico si perde nella notte dei tempi, sconfinando nella leggenda. Un uso legato non solo al benessere fisico ma anche spirituale, come testimonia il santuario dedicato a Igea e Asclepio, e come suggerisce un più diffuso culto delle acque condiviso nell’antichità da diversi Paesi: basta menzionare a tal proposito le virtù sacrali e terapeutiche riconosciute alle acque di fiumi come il Nilo o il Gange, solo per citare due esempi molto noti.
Ad Agnano la materia viva che ribolle nel sottosuolo ci ricorda che siamo nella zona dei Campi Flegrei (dal greco flègo, che significa “brucio”, “ardo”), una vasta caldera vulcanica in stato di quiescenza ma con diverse zone soggette a un vulcanismo di tipo secondario come fumarole, bradisismo e, appunto, sorgenti termali. I Greci che, provenienti dall’isola di Eubea, qui approdarono dopo essere sbarcati sull’isola d’Ischia (Pithekoussa) nell’VIII sec. a.C., dopo aver fondato Cuma e successivamente anche Napoli, dovevano già aver conosciuto bene le risorse termali dell’area flegrea e – come testimonia il recente rinvenimento – ne fecero buon uso. Tuttavia fu solo con l’arrivo dei Romani che nell’area il termalismo raggiunse un livello senza precedenti. Quella delle terme fu una presenza destinata a durare dagli inizi della Repubblica fino a tutto il periodo imperiale, quando l’intera area costiera del Golfo di Napoli e i dintorni divennero ricercatissimi luoghi per lussuose vacanze fra ville patrizie, ville imperiali e rinomati centri termali.
Ad Agnano l’impianto romano, che risale all’età augustea-adrianea (I sec. a.C. – II° sec. d.C.), si distinse per la magnificenza dell’edificio sviluppato su sette livelli sovrapposti e largo circa trecento metri, ma anche per la grande varietà delle acque minerali e per la rara particolarità di riscaldare gli ambienti impiegando il calore naturale fuoriuscente dal fianco del Monte Spina, alla quale la struttura era addossata. Negli ambienti termali il calore veniva convogliato attraverso un sistema di condotti detto hypocaustum, poi riprodotto anche nelle terme di località che non possedevano fonti naturali di calore, come ad es. a Baia e nella stessa Roma. Ciò avvenne su idea di un imprenditore baiano, Caio Sergio Orata, che pensò di sostituire i vapori caldi naturali con quelli prodotti da fornaci.
Crollato l’Impero Romano d’Occidente, il complesso termale di Agnano, come altri edifici, fu abbandonato per poi tornare in auge, mirabilmente ampliato e restaurato nel V° sec., sotto Trasamondo re dei Vandali, diventando stavolta il più rinomato complesso termale flegreo. Successivi eventi geologici mutarono però l’assetto del territorio e la circolazione delle acque sotterranee favorendo, nell’XI sec., la nascita di un lago. Non più alimentato dalle sorgenti termali, l’antico edificio andò in rovina ma le eccezionali emissioni che fuoriuscivano dal suolo e dai fianchi della collina ai margini del Lago, furono convogliate all’interno di alcune grotte artificiali ubicate in un piccolo edificio noto col nome di “Sudatorio di Agnano” o “Stufe di S.Germano” di cui troviamo testimonianza in alcune illustrazioni del De Balneis Puteolanis di Pietro da Eboli (XII sec.) che ci mostrano il Balneum Sudatorium.
Nuove e vecchie leggende fra paganesimo e cristianesimo, storie di miracoli e di fenomeni fisico-chimici sorprendenti per l’epoca, garantirono a questo luogo – anche nel periodo di maggior declino – una seducente aura di ”magia”, almeno fino a quando non giunsero gli Aragonesi, nel XIV-XV sec., a trasferire nel lago di Agnano la macerazione della canapa e del lino già introdotta da Carlo II d’Angiò a Napoli, presso il Ponte della Maddalena. L’attività, redditizia ma nociva per la qualità dell’aria, unitamente alla presenza delle pericolose zanzare anofele, favorì il crollo di ogni attività termale, ma il luogo continuò ad essere ricercato dai viaggiatori stranieri del Grand Tour per i suoi suggestivi fenomeni vulcanici.
LE MODERNE TERME DI AGNANO
In epoca più recente (1870), le difficili condizioni ambientali del lago di Agnano portarono alla sua bonifica, mentre a fine secolo sulle locali sorgenti termale nacque un vero e proprio stabilimento, quando al medico ungherese Giuseppe Schneer – impressionato dalla ricchezza di sorgenti del luogo – venne l’idea di creare una grande stazione termale sul modello europeo che servisse a curare tutta una serie di malattie e a rilanciare la zona occidentale di Napoli. I lavori furono affidati all’architetto Giulio Ulisse Arata e all’ingegnere Gioacchino Luigi Mellucci che, per quanto il faraonico progetto sia rimasto in parte sulla carta, riuscirono comunque a realizzare un complesso di respiro internazionale che visse l’apice del suo successo soprattutto negli anni venti del Novecento, diventando un vero paradigma architettonico e organizzativo. Con l’avvento del secondo conflitto mondiale le attività subirono però una brusca battuta d’arresto perchè il complesso fu scelto come sede dei militari americani. Negli anni Sessanta le eleganti strutture liberty sono state in ampia parte demolite per dar spazio ad un complesso di nuova concezione, sebbene a ricordare l’età d’oro delle Terme sia rimasto l’ingresso monumentale che ancora oggi invita il viaggiatore ad entrare per godere delle proprietà terapeuteche delle acque di Agnano e per scoprire i segreti di questo angolo di Campania dalla storia davvero unica.
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