di Kasia Burney Gargiulo
In un tempo nel quale il valore delle cose risulta sempre di più commisurato al potenziale corrispettivo economico piuttosto che alle loro reali qualità intrinseche, non può non fare notizia la decisione con cui una anziana signora di Pompei (Napoli) ha rispedito al mittente la proposta di Bill Gates – magnate della Microsoft nonché l’uomo più ricco del pianeta – di acquistare l’agrumeto annesso ad una vecchia villa nobiliare e contenente alcuni monumenti funerari di epoca romana situati fuori dalle mura di Porta Stabia. “Ho rinunciato ad una enorme somma per amore di Pompei, degli Scavi e per rispetto di mio marito, che è stato dipendente degli Scavi per 40 anni. Quando si vuole bene a una persona non si può che rispettarne la volontà”: queste le parole pronunciate con fermezza da Antonietta Nunziata, 82 anni, nel raccontare la particolarissima vicenda che l’ha vista protagonista.
I casi della storia, soprattutto di quella geologicamente turbolenta dell’area vesuviana, hanno voluto che nel giardino-agrumeto della signora Antonietta – confinante con l’area degli scavi dell’antica Pompei spazzata via dalla eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. – emergessero appunto i resti di una necropoli appartenuta alla città sepolta, reperti che la proprietaria ha ceduto alla Soprintendenza di Pompei piuttosto che venderli al guru americano dei computer: “Ho fatto questa scelta perchè mio marito ci teneva molto a questo luogo. Quando se n’è andato in pensione, la sua più grande sofferenza fu causata proprio dalla necessità di abbandonare gli Scavi di Pompei ai quali la sua vita è stata legata per tantissimi anni”. Del resto – aggiunge simpaticamente la signora – “questi americani che volevano la necropoli, chi li ha mai visti prima, chi li conosce?!”
La signora in passato era stata in causa con la Soprintendenza perchè nel suo agrumeto di circa 1500 metri quadri si erano svolti degli scavi senza che fosse stato adottato un decreto di esproprio temporaneo o definitivo nè pagata alcuna forma di indennizzo. Nell’estate 2013 Antonietta era poi rientrata in possesso del giardino grazie ad una decisione del TAR che aveva dichiarato irregolare la presenza della Soprintendenza di Pompei sul suolo privato e liquidato un risarcimento danni di 151 mila euro. La Soprintendenza dal canto suo si è sempre giustificata dicendo che le procedure di esproprio erano state avviate già dal 2008 ma che erano state inesorabilmente ritardate dai continui ricorsi e dalle mancate accettazioni dell’indennità di esproprio e di occupazione fino a quel momento offerte alla proprietaria.
Avvenuta la reintegrazione della sua assistita nel possesso del luogo, l’avvocato della signora Antonietta aveva contattato Sotheby’s e un’altra casa d’aste internazionale per mettere in vendita il terreno, fermo restando che una volta raggiunto l’accordo con il potenziale acquirente privato, ci sarebbe stato comunque l’obbligo di subordinare la vendita alla prelazione dell’ente pubblico. La decisione di mettere in vendita il terreno è stata dettata dalla richiesta della Soprintendenza di attribuire alla donna la responsabilità di salvaguardare, vigilare e provvedere al restauro dei beni archeologici presenti nel terreno, impegno decisamente gravoso per Antonietta. E’ da supporre che proprio in questa fase sia pervenuta alla signora la proposta di acquisto da parte di Bill Gates. Ma ecco che con un colpo di scena, e dopo tante battaglie legali, Antonietta ha deciso praticamente di donare alla Soprintendenza l’agrumeto con i monumenti funerari: “Ho preferito ai soldi l’affetto e i sentimenti. Per questo ho donato la mia necropoli alla Soprintendenza. Non potevo vendere un pezzo di storia agli americani, mio marito non avrebbe voluto”.