di Kasia Burney Gargiulo
Lo scorso luglio ci siamo occupati dello sfratto intimato dal Comune di Pompei all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli titolare del Fondo Maiuri, la collezione di preziosissimi volumi, documenti e cimeli, appartenuta all’archeologo ciociaro Amedeo Maiuri – grande padre dell’archeologia campana, soprattutto pompeiana – depositata in due sale di rappresentanza del municipio vesuviano. Tempo 20 giorni, il fondo avrebbe dovuto lasciare la sua sede verso incerta destinazione. La notizia aveva suscitato scalpore ed indignazione in tutto il mondo, facendo piovere offerte di ospitalità dall’Italia e dall’estero. Ora giunge finalmente notizia del passo indietro compiuto dall’amministrazione comunale la quale annuncia che il Fondo Maiuri non verrà più spostato e che, anzi, potrebbe presto diventare un itinerario storiografico e letterario integrato con gli scavi archeologici di Pompei. Una decisione che dimostra quanto sia importante la vigilanza dell’opinione pubblica e dei media sul nostro bistrattato patrimonio culturale.
Taccuini manoscritti, volumi d’ogni epoca, testimonianze di vita e di lavoro di un uomo che ha dedicato la sua esistenza a studiare e a catalogare un’ampia parte del patrimonio archeologico del sud Italia, potrebbero dunque presto tradursi in uno strumento importante – magari attraverso l’impiego delle nuove tecnologie digitali applicate al patrimonio culturale – per far “parlare” con voce ancora più viva quelle straordinarie pietre tacitate due millenni or sono dalla furia devastatrice del Vesuvio.
Se non fosse che siamo felici per la notizia divulgata negli ultimi giorni, ci sarebbe da polemizzare ferocemente con le affermazioni del sindaco di Pompei Nando Uliano che accusa tutti di aver travisato le buone intenzioni della sua amministrazione nel disporre lo sfratto del Fondo Maiuri. Le buone intenzioni (di cui, si sa, sono lastricate le strade dell’Inferno) consistevano nella volontà di ridurre di 25000 euro gli indici di spesa per gli affitti di uffici comunali decentrati. Praticamente si era pronti a mandare a ramengo un patrimonio storico, archivistico e librario di inestimabile valore documentale, a causa di una insignificante spending review annuale di 25 000 euro! La prego sindaco…a nome di tutte le persone di buon senso…non insista nel cercare giustificazioni…non peggiori la sua posizione e sia contento di essere rinsavito appena in tempo prima di affondare definitivamente nel ridicolo.
Sui nuovi sviluppi della vicenda si è espresso anche il curatore del Fondo, il prof. Umberto Pappalardo, responsabile del Centro internazionale per gli Studi Pompeiani del Suor Orsola Benincasa. Contento per la nuova decisione ma per nulla entusiasta dell’idea comunale di trasformare il Fondo in un Museo Cittadino contiguo agli Scavi Archeologici di Pompei, si è detto più propenso alla adozione di una collaborazione tra l’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa, la Soprintendenza agli Scavi Archeologici di Pompei, Ercolano, Stabia, affinché il Fondo Amedeo Maiuri trovi una sede più appropriata all’interno della stessa Area archeologica. Il professor Pappalardo si è detto “stanco di fare le nozze coi fichi secchi” e, per la realizzazione di una proposta del genere, ha sottolineato la necessità trovare un accordo tra Ministero, Soprintendenza, Regione finalizzata ad individuare gli stanziamenti necessari. Attualmente la cura del Fondo Maiuri può contare solo su un professore e un assistente pompeianista senza portafoglio. Ecco perchè il prof. Pappalardo auspica che si creino “situazioni reali di studio sull’area archeologica” invece di continuare a sperperare denaro pubblico per eventi all’interno degli Scavi i cui costi non vengono minimamente coperti dai ricavi oltre a non garantire sviluppi culturali virtuosi per il futuro.