Dipinto di Blu. In mostra al Salinas di Palermo lo splendida testa di Ade restituita dal Getty Museum

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La Testa di Ade da Morgantina, V-IV sec. a.C. - Ph. Giuseppe Mineo

La Testa di Ade da Morgantina (Enna), V-IV sec. a.C. – Ph. Giuseppe Mineo

di Redazione FdS

Al Museo Archeologico Nazionale “A. Salinas” di Palermo, dallo scorso 11 maggio è esposta, per la prima volta in Italia, la famosa Testa di Ade proveniente da Morgantina, chiamata Barbablù a causa del colore della sua folta barba a riccioli. L’esposizione, fortemente voluta dall’Assessore Regionale ai Beni Culturali Avv. Carlo Vermiglio, è stata resa possibile – in attesa della conclusione del procedimento giudiziario e della definitiva assegnazione alla Regione Siciliana – grazie all’autorizzazione del Sostituto Procuratore di Enna Dott. Francesco Rio che ne ha disposto temporaneamente la giudiziale custodia al Direttore del Museo Salinas, Dott.ssa Francesca Spatafora. La mostra palermitana rimane aperta fino al 29 maggio 2016.

Particolarmente suggestivo e avvolgente l’allestimento curato dall’Arch. Stefano Biondo, che ricrea – all’interno di una sala appositamente predisposta – tutti gli elementi simbolici e cromatici che caratterizzano l’iconografia legata al culto del dio degli inferi.

Un momento dell'inaugurazione della mostra. Al centro la direttrice del Museo Salinas, Francesca Spatafora - Ph. Giuseppe Mineo

Un momento dell’inaugurazione della mostra. Al centro la direttrice del Museo Salinas, Francesca Spatafora – Ph. Giuseppe Mineo

Intricata e assai particolare è la storia legata a questa splendida opera della coroplastica greca. Attraverso rogatorie internazionali della Procura della Repubblica di Enna, con la collaborazione del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Nucleo di Palermo e la disponibilità del Consolato Italiano a Los Angeles e del Paul Getty Museum di Los Angeles, la testa, trafugata negli anni settanta dal sito archeologico di Morgantina, è rientrata in Italia il 29 gennaio 2016. 

Arrivata sul mercato antiquario, l’opera fu acquistata dal magnate americano Maurice Tempelsman e nel 1985 acquisita dal Paul Getty Museum di Malibù (Los Angeles). Il sospetto della provenienza da Morgantina nacque dal confronto di un ricciolo caratterizzato dal colore blu custodito nel magazzino del Museo di Aidone, pubblicato nel 2007 da Serena Raffiotta nel suo studio sulle terrecotte figurate da Morgantina, con la testa dalla folta barba blu conservata al Getty ed esaminata da Lucia Ferruzza nell’ambito della sua pubblicazione sulle terrecotte figurate del museo statunitense. A seguito dell’esito positivo della comparazione tra i due reperti, il Getty manifestò nel 2013 la volontà di restituire all’Italia l’opera.

Un momento dell'inaugurazione della mostra al Museo Salinas - Ph. Giuseppe Mineo

Un momento dell’inaugurazione della mostra al Museo Salinas – Ph. Giuseppe Mineo

La provenienza da un luogo di culto dedicato a Demetra e Kore, figure centrali della religiosità antica in Sicilia, ha permesso l’identificazione della testa con il dio dell’oltretomba. Non è escluso che la statua di Ade possa essere stata associata a quella di Persefone, ed entrambe destinate a un ambiente del santuario di San Francesco Bisconti da cui verosimilmente provengono anche i due acroliti di marmo e la cosiddetta Dea di Morgantina.

Dettaglio della barba dell'Ade di Morgantino - Ph. Sandro Garrubbo

Dettaglio della barba dell’Ade di Morgantina – Ph. Sandro Garrubbo

L’uso del colore nella Testa di Ade ha un chiaro valore simbolico: l’azzurro, infatti, con cui è resa la barba, privo di riferimenti realistici, richiama il concetto di eternità per l’assimilazione con il colore del cielo, ma ha anche riferimenti funerari, ben relazionandosi, dunque, all’immagine del dio degli inferi.

Una storia fatta di coincidenze che rappresenta un momento positivo per la ricerca archeologica e una vittoria per la legalità.

La seguente clip di presentazione ideata da Giusi Garrubbo descrive l’evento attraverso una raffigurazione “carceraria”, con videocamere di sorveglianza e bianco/nero “sporco”, una trasfigurazione contemporanea del sovrano degli inferi, sorretta da musica underground:

IL MUSEO ARCHEOLOGICO “A. SALINAS”

Il Museo Archeologico Salinas di Palermo - Ph. Sandro Garrubbo

Il Museo Archeologico Salinas di Palermo – Ph. Sandro Garrubbo

Il Museo Archeologico di Palermo, già Museo Nazionale dedicato oggi ad Antonino Salinas, è la più importante e antica istituzione museale dell’Isola. Formatosi nel 1814 come Museo dell’Università e divenuto Museo nazionale nel 1860, vi confluirono, nel tempo, importantissime collezioni e materiali provenienti da vari siti, tra cui le famose metope del tempio C di Selinunte, scoperte nel 1823 dagli architetti inglesi Angell e Harris, che ne avevano tentato il trafugamento. I sovrani Borboni donarono all’Istituto diversi reperti di grande pregio provenienti da Pompei e da Torre del Greco, mentre scavi e acquisti contribuirono ad accrescere le collezioni.

Nel 1865, ad esempio, fu acquistata la prestigiosa raccolta di antichità etrusche costituita da Pietro Bonci Casuccini grazie ai ritrovamenti nei suoi terreni in territorio di Chiusi. Tra le più importanti acquisizioni ricordiamo quella della cosiddetta Pietra di Palermo, con iscrizioni geroglifiche di importanza capitale per la ricostruzione della storia egiziana. Dopo l’unità d’Italia, anche i Savoia donarono al Museo diverse opere, tra cui il magnifico ariete in bronzo da Siracusa. Ma fu soprattutto l’afflusso di reperti provenienti da scavi e acquisti effettuati in gran parte della Sicilia che determinò la rilevanza e il ruolo centrale del Museo, in particolare sotto la direzione di Antonino Salinas (1873-1914), fermamente convinto che l’Istituto dovesse illustrare la storia siciliana dalla preistoria all’età contemporanea. Gli anni del dopoguerra furono fondamentali per la storia dell’istituto che, da quel momento, divenne esclusivamente Museo Archeologico, destinando alla formazione di altre Istituzioni museali, quali Palazzo Abatellis o il Museo Pitré, le collezioni storico artistiche ed etno-antropologiche facenti parte del proprio patrimonio.

Dal 2009 il seicentesco complesso monumentale dei padri Filippini, che ospita il Museo di Palermo, è stato sottoposto a un integrale lavoro di restauro e a breve si avvieranno i lavori per il nuovo allestimento, rinnovato nelle forme e nei contenuti. Nel frattempo, tuttavia, la più antica istituzione museale pubblica della Sicilia, oltre ad organizzare mostre temporanee nei locali già resi disponibili o in altre sedi esterne, si è impegnata a dare particolare attenzione a tutti i progetti innovativi che parlano i linguaggi della contemporaneità, aprendo un dialogo con la città utile a sottolineare il legame dell’Istituto con il territorio e a veicolare l’idea di un museo accogliente ed ospitale, aperto al nuovo ma, soprattutto, orientato verso il futuro.

Museo Archeologico Nazionale “Salinas”, Palermo
Via Bara all’Olivella 24
La mostra sarà visitabile fino al 29 maggio 2016
Orari apertura: mar-dom ore 9.30-19.00
Ingresso libero
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IL LUOGO

 
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