E’ fra i 400 scienziati migliori del mondo secondo lo European Journal of Clinical Investigation. E’ il napoletano Vincenzo Di Marzo

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Image edited from photo by jepoirrier | CCBY2.0 | Nella foto piccola a destra il prof. Vincenzo Di Marzo

di Kasia Burney Gargiulo

NAPOLI – E’ già da qualche anno che va scalando le classifiche dei migliori scienziati, a partire da quella del 2012 dedicata agli scienziati italiani di maggior impatto, un censimento basato sul valore di h-index, ossia un numero che sintetizza sia la produttività che l’impatto della produzione culturale o scientifica di un ricercatore in base alle citazioni ricevute. Era la Top Italian Scientists, della Via-Academy, creata dal dott. Mauro degli Espositi (Lecturer e docente di Molecular Toxicology all’Università di Manchester), e lo vedeva al 25° posto, ben quattro posizioni più in alto dell’oncologo Umberto Veronesi e ventotto più su del fisico Carlo Rubbia. Nel 2013 lo ritroviamo ancora più in alto, al sedicesimo posto della classifica. Parliamo del biochimico napoletano Vincenzo Di Marzo. E’ notizia di oggi quella del suo ingresso fra i 400 migliori scienziati del mondo secondo la speciale classifica redatta sulla base di uno studio americano pubblicato dall’European Journal of Clinical Investigation, che propone un nuovo metodo di misurazione dell’impatto scientifico dei ricercatori. Lo studio, coordinato da John Ioannidis, professore di Medicina e direttore del Prevention Research Center della Stanford University School of Medicine, valuta le Università, gli Enti di Ricerca e i singoli ricercatori, traendone importanti conseguenze dal punto di vista dei finanziamenti e del reclutamento di nuovi docenti, nonché della selezione degli studenti più qualificati. Un modo per garantire una maggiore efficienza nella valutazione dei ricercatori, e quindi un miglioramento della meritocrazia e della gestione dei fondi della ricerca. Per calcolare l’impatto scientifico dei ricercatori, Iohannidis e colleghi sono partiti dal database Scopus, che contiene i dati identificativi di tutti gli autori di articoli scientifici dal 1996 al 2011 e hanno utilizzato anche il più recente h-index, per arrivare infine alla speciale classifica dei primi 400.

Di Marzo è il settimo degli otto scienziati italiani che figurano nella classifica: dell’intero gruppo, sei lavorano in Italia e due all’estero. Lui è fra i sei che lavorano in Italia dove svolge i ruoli di Direttore di Ricerca presso l’Istituto di Chimica Biomolecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ICB – CNR) di Pozzuoli (Napoli) e di coordinatore del Gruppo di Ricerca sugli endocannabinoidi nella regione di Napoli, oltre ad aver maturato esperienza in diversi altri centri di ricerca europei, come ad es. all’Imperial College di Londra dove ha svolto un dottorato in biochimica e in farmacologia molecolare, suoi campi di ricerca prediletti. Qui è rimasto per quattro anni seguiti da un rientro a Napoli e da una nuova trasferta a Londra e poi a Parigi, città dove si è fermato per un anno. In Francia ha iniziato a dedicarsi ad un nuovo campo di ricerca, quello sui cannabinoidi, sostanze presenti non solo nella cannabis ma anche nelle molecole umane e di diversi animali. Non a caso Di Marzo è stato fra i primi ad utilizzare il termine di endocannabinoidi proprio per indicare tali sostanze quando prodotte dalle molecole nell’uomo.

Le nuove ricerche in questo campo – importanti perchè si tratta di sostanze che possono essere di aiuto nel controllo dei sintomi di malattie neurovegetative oltre che del metabolismo e in alcune forme di tumori – lo hanno entusiasmato per cui le ha proseguite una volta rientrato in Italia indagando le possibili applicazioni dei cannabinoidi nella prevenzione medica e nella farmacologia. Un campo pionieristico che lo ha visto collaborare con Raphael Mechoulan, oggi anziano professore alla Hebrew University di Gerusalemme, più volte candidato al Nobel e primo a scoprire nei cannabinoidi il Thc, sostanza da cui è possibile ricavare prodotti chimici naturali per le diverse applicazioni mediche e farmacologiche. E’ stata poi la volta degli USA, dove si è trasferito con tutta la famiglia per otto mesi presso il Dipartimento di Farmacologia e Tossicologia del Medical College of Virginia della Virginia Commonwealth University di Richmond nelle vesti di professore associato. Con il professor George Kunos ha qui svolto ricerche sulla applicazione dei cannabinoidi nella cura dell’obesità.

Intervistato varie volte nel corso degli anni, il prof. Di Marzo ha evidenziato come all’estero fare ricerca sia molto più semplice che in Italia dove ci si perde fra ostacoli burocratici altrove impensabili, il che comporta un triplice dispendio di energie a parità di risultati ottenuti. Ma alla fine i successi arrivano anche in Italia da dove Di Marzo riesce oggi a collaborare con gruppi di ricerca di Gran Bretagna, Stati Uniti e Monaco oltre che con gli altri gruppi italiani impegnati nella ricerca sui cannabinoidi a Milano, Cagliari e Roma. Durissima è la lotta per reperire fondi a causa dei drastici tagli alla ricerca, ma per fortuna – spiega Di Marzo – ci sono i finanziamenti aggiudicati tramite i bandi delle case farmaceutiche, sebbene poi per spenderli vengano frapposti mille ostacoli, anche in presenza di piccole cifre.

Cinquantenne, sposato e padre di una figlia, appassionato di fotografia nei rari momenti liberi dal lavoro, Vincenzo Di Marzo viene descritto da chi lo conosce come una persona semplice e riservata. Uno che non esibisce la miriade di riconoscimenti ottenuti, di cui non c’è traccia nel suo ufficio al CNR. Infatti pare che non si lasci affatto scomporre da premi e postazioni in classifica badando sostanzialmente ai risultati ottenuti. E di successi scientifici Il prof. Di Marzo ne ha raccolti diversi, a partire dagli oltre 450 articoli pubblicati su diverse e prestigiose riviste scientifiche internazionali, fino alla scoperta, comunicata nell’estate 2012 e pubblicata su Nature Medicine, del meccanismo molecolare in grado di bloccare la crescita del glioblastoma, la neoplasia più maligna del sistema nervoso centrale. Vincenzo Di Marzo ha coordinato il gruppo internazionale di ricerca che ha coinvolto anche scienziati del Max Delbruck Institute di Berlino e del Ludwig Maximilians University of Monaco di Baviera: una scoperta che apre nuove prospettive terapeutiche sulla base della individuazione di strategie messe in atto dalle cellule staminali nervose, tali da riuscire a proteggere il cervello delle persone più giovani dalla minaccia dei tumori.

Concludiamo questa breve presentazione del Prof. Vincenzo Di Marzo ricordando alcuni dei prestigiosi riconoscimenti conquistati sul campo: dalla presidenza della Società Internazionale di Ricerca sui Cannabinoidi, al premio Mechowlam, al riconoscimento internazionale “Luigi Tartufari” per la chimica assegnato dalla Accademia Nazionale dei Lincei. Consentiteci infine una piccola nota sull’Area di Ricerca di Pozzuoli (Napoli 3) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, presso la quale lavora il prof. Di Marzo. Essa ospita quattro istituti specializzati in diversi ambiti disciplinari: l’Istituto nazionale di ottica, l’Istituto di chimica e tecnologia dei polimeri, l’Istituto di chimica biomolecolare e l’Istituto di cibernetica “Edoardo Caianiello”. Vi operano oltre 200 ricercatori che svolgono le attività di ricerca in decine di laboratori attrezzati con le più moderne strumentazioni ed avvalendosi delle più avanzate tecnologie. Il polo è situato nell’area flegrea del comune di Pozzuoli, all’interno del Comprensorio ex Olivetti. In Campania, il Cnr conta ben 31 sedi. La città con più istituti è Napoli, seguita da Pozzuoli, Portici, Ercolano, Salerno, Fisciano, Penta di Fisciano e Avellino.

 

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